IL NUOVO MEDIOEVO - Quarta parte
La rinascita dell'ideale americano - che però delude -
Populismo oggi e teocrazia
domani in Italia?
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Nota introduttiva
Questa serie si ripropone ogni quattro anni, tipicamente subito dopo
le elezioni americane. Il ritardo di quest'anno è dovuto agli
impegni dell'autore, non alla mancanza di spunti. Il Medioevo italiano
avanza, mentre in America sembra che retroceda o almeno rallenti.
L'evoluzione della situazione negli ultimi mesi mi ha però
costretto ad aggiungere una nuova introduzione che è in buona
misura una ritrattazione del primo capitolo: Obama sta deludendo!
Alberto Cavallo, ottobre 2009 - modificato il 28 febbraio 2010
Indice
All'indice generale
Speranze deluse - introduzione aggiunta il 28 febbraio 2010
Dopo un anno di amministrazione Obama, è ormai opinione generale
che una presidenza nata nel segno della speranza per una rinascita
degli Stati Uniti come nazione guida della democrazia si sta avviando
verso una sconcertante mediocrità, che più ancora di
Clinton ricorda a chi Johnson, a chi Carter, se non è
semplicemente Clinton III.
In politica, specialmente nellapolitica di oggi, l'immagine è
molto - ma se diventa tutto ciò che esiste, in breve tempo nasce
la delusione. Viviamo in tempi di scetticismo generale, anzi di
cinismo, e il presidente Obama si sta alacremente avviando ad essere la
peggior delusione possibile.
In politica estera la sua amministrazione unisce una retorica
eccellente a risultati concreti disastrosi. Di tutte le promesse
nessuna è stata mantenuta finora, e quelle rimaste fanno maggior
danno persistendo che se fossero ritirate una volta per tutte.
Guantanamo non è ancora chiusa. E' possibile che non si capisca
l'importanza simbolica della sua chiusura? L'America di Bush si era
completamente screditata dimostrando di essere propensa ad arresti e
detenzioni illegali e perfino al'uso della tortura, tanto quanto le
peggiori dittature. Di questo avevo parlato nel 2004 intitolando un
articolo "la bancarotta morale dell'Occidente".
L'amministrazione Obama non ha il coraggio di tagliare i ponti con
questo passato chiudendo le strutture di detenzione illegale e tortura,
l'American Gulag come lo aveva chiamato Amnesty
International. Di fronte agli esperti di sicurezza che non
vogliono mettere in libertà potenziali terroristi non si fa
nulla per ripristinare il principio di legalità che sarebbe
l'unica giustificazione della pretesa americana di intromettersi negli
affari di casa delle nazioni autoritarie - ricordate il Kosovo?
L'intervento a proposito del conflitto Israele-Palestina è stato
disastroso, al punto di minare la credibilità americana nei
confronti di tutte le parti coinvolte. Dopo la sublime retorica del
discorso in Egitto si cade su un punto cruciale: prima si dice ad
Israele di fermare gli insediamenti, poi quando Israele non lo fa si
lascia correre... Ora almeno è chiaro che Israele, Egitto, Siria
e le fazioni palestinesi devono muoversi per i fatti loro, per la pace
o per la guerra, dagli Stati Uniti arriveranno solo belle parole.
In Iraq l'unico vero punto fermo è che il ritiro delle truppe
è fissato - mentre la situazione resta difficile e confusa. Nel
bene o nel male, è probabilmente preferibile che si lasci l'Iraq
agli iracheni, dopo averlo distrutto a fin di bene... Sembra che
l'unica differenza tra Obama e Bush sia l'assenza dell'intenzione di
mantenere una presenza militare a lungo termine nel paese, ma neanche
questo è certo.
In Afghanistan le cose vanno malissimo e la risposta è di
tipo... iracheno alla Bush: il famoso "surge", cioè l'incremento
delle truppe in campo, a cui dovrebbe far seguito il ritiro. Ma
l'Afghanistan non è l'Iraq, qualcuno dovrebbe documentarsi su
come l'America si inguaiò completamente in Vietnam trattando
quel paese col metodo adottato in precedenza nelle Filippine, dove
aveva funzionato. Dichiarare fin d'ora di volersi ritirare da un paese
che è SEMPRE riuscito ad espellere gli invasori dopo anni di
lotta equivale ad una dichiarazione immediata di resa. In Iraq il
territorio è in prevalenza pianeggiante e la popolazione
è concentrata nelle città, in Afghanistan il territorio
è montagnoso con comunicazioni difficilissime e la popolazione
è dispersa in piccoli villaggi - in Vietnam gli americani ad un
certo punto costrinsero la popolazione rurale a concentrarsi in centri
più grandi per poterla "proteggere". Lo faranno anche in
Afghanistan? Quando si svilupperà il concetto che il centro
dell'estremismo islamico è in Pakistan ed in particolare
coincide con l'ISI, i servizi segreti pakistani? La CIA lo sa bene,
dato che con l'ISI crearono al-Qa'ida per combattere i russi in
Afghanistan! Di un cambiamento di rotta non c'è traccia nella
politica obamiana.
In politica interna i consensi si stanno perdendo, la riforma sanitaria
incontra una feroce opposizione, l'economia cresce di nuovo ma
fittiziamente, l'occupazione resta stagnante.
Su un tema che ci sta a cuore, quello dello sviluppo dello spazio
extraterrestre, l'amministrazione Obama ha fatto una cosa giusta
sopprimendo il ridicolo programma Constellation per tornare sulla Luna
rifacendo l'Apollo mezzo secolo dopo, ma non ha dato nessun indirizzo
concreto di sviluppo tramite il settore privato, al di là della
retorica. Siamo in attesa di una visione al di là delle belle
parole. Per ora sembra semplicemente che si sia lasciato lo spazio a
russi e cinesi...
Sostanzialmente Obama sembra un eccezionale campione di retorica che ci
ha incantati tutti - ma alla prova dei fatti si sta rivelando
inconsistente. Molti bei principi e nulla di concreto. E' come se
avesse vinto Hillary Clinton, che non per nulla è il numero 2
come segretario di Stato. Abbiamo la terza amministrazione Clinton,
senza il periodo favorevole per l'economia visto dalle precedenti. E a
noi italiani Obama potrebbe ricordare un nostro campioncino di retorica
del nulla, Walter Veltroni, il creatore del ma-anchismo: noi
siamo per X, ma anche per Y... In breve tempo sta scontentando
tutti!
28 febbraio 2010
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Il Nobel per la pace a Obama e la rinascita
dell'ideale americano
In questo caldo ottobre 2009 il Comitato per il premio Nobel di Oslo ha
stupito il mondo e lo stesso interessato conferendo il premio Nobel per
la pace al presidente americano Barack Obama. Come ha detto lui stesso,
non è un premio a quanto fatto quanto un incoraggiamento a
procedere secondo le intenzioni dichiarate. Non c'è dubbio che
Obama oggi vuol dire speranza - una speranza che può realizzarsi
oppune no.
Le note in corsivo sono quelle del pessimista...
Ricordiamo infatti come l'inverno 2008-2009 è stato segnato da
due eventi storici: la
più grande crisi economica dalla Seconda Guerra Mondiale e
l'elezione del primo presidente degli Stati Uniti di origine africana -
ma questo è un dettaglio, ciò che importa veramente
è che abbiamo un presidente che proviene da una generazione
molto più giovane e sta rivoluzionando la politica americana,
rivoltandola come un guanto.
Continuo a documentarmi sulla politica internazionale ed a farmi
opinioni su che cosa si dovrebbe fare. Ed ora c'è un presidente
americano che spesso fa
esattamente quello che modestamente pensavo anch'io si dovesse fare.
Dunque non ero matto quando mi pronunciavo contro le scelte
dell'amministrazione Bush.
Peccato che i fatti stiano sistematicamente smentendo i bei discorsi.
Ormai è scontato per tutti - perfino per l'ex presidente Bush
che l'ha dichiarato pubblicamente - che la guerra in Iraq è
stata disastrosa. Gli USA si ritireranno, e nessuno pensa che si debba
fare il contrario.
Però si tratta quasi di una fuga alla vietnamita...
La prigione di Guantanamo, il gulag americano, verrà chiusa. Si
è anche scoperto che molti
prigionieri erano poveretti consegnati agli americani da capi afghani
disonesti per ottenere denaro e favori.
Ma non è ancora chiusa!
C'è stato un netto riavvicinamento con la Russia, che ha
ribaltato la politica da post-guerra fredda dell'amministrazione Bush.
E' vero che Putin sta creando un
regime autoritario, ma abbiamo bisogno della Russia per bilanciare
l'ascesa cinese. Recentemente è stato deciso un sostanziale
ridimensionamento del sistema difensivo antimissile che la precedente
amministrazione americana voleva installare nell'Europa orientale, con
grande preoccupazione della Russia che lo considerava rivolto contro se
stessa (non si vede infatti come un sistema antimissile piazzato sul Baltico
possa proteggere l'Europa da missili iraniani, come si
affermava). Questo riavvicinamento è estremamente importante per
la stabilizzazione della situazione politica mondiale.
Ed i russi ora si sentono forti, avendo avuto una concessione in
cambio di nulla, ma nello stesso tempo sconcertati dall'assenza di una
qualsiasi strategia americana nelle aree di crisi.
C'è poi l'apertura verso l'Iran, una mossa che in molti
giudicavano la migliore possibile (si veda l'articolo di Bijan
Zarmandili su Limes 6/2008). Il popolo iraniano è filoamericano,
non importa la retorica di Ahmadi-Nejad - Obama si è rivolto
direttamente al popolo iraniano dichiarando la sua amicizia. L'Iran
può essere un alleato prezioso nello scenario centroasiatico, i
suoi interessi non sono in conflitto con quelli americani (ed europei).
Perfino in Israele l'hanno capito.
Peccato che ora non si sappia che fare di fronte alla crisi interna
del regime iraniano, e sulla questione dell'atomica iraniana si sia
tornati ai puri esercizi retorici.
La situazione dell'Afghanistan è estremamente grave e la
condotta degli Stati Uniti e della NATO è stata finora
severamente criticabile. Però oggi non è possibile
ritirarsi senza lasciare campo aperto all'estremismo islamico in tutta
l'Asia. L'amministrazione Obama la pensa
così, manterrà ed anzi rafforzerà la presenza
militare facendo però pressioni serie sul Pakistan e cercando di
introdurre una vera politica di ricostruzione del paese.
Ma si dichiara anche di volersi ritirare, incoraggiando gli insorti,
e si continua a puntare sullo screditato e corrotto presidente Karzai,
mentre verso il Pakistan continua la politica ambigua degli aiuti
accompagnati da avvertimenti, quando è chiaro che l'ISI ed i
militari pakistani continuano nella loro strategia di appoggio
all'estremismo islamico.
Su al-Qa'ida la questione non è semplice. Sappiamo che
l'esistenza di un movimento capeggiato da Osama bin Laden a cui si
riconducono tutti gli episodi terroristici del mondo, in quanto tale,
è una
bufala. Obama però continua a citare al-Qa'ida come minaccia
reale. Il fatto è che non potrebbe esporsi screditando tutti i
governi americani precedenti, in fondo al-Qa'ida fu creata sotto Carter
in funzione antisovietica e utilizzata da Clinton nei Balcani... e gli
avversari politici gli salterebbero addosso accusandolo di essere
"amico dei terroristi" se sottolineasse anche solo una parte della
verità (non dico svelasse perché molti fatti sono di
dominio pubblico, anche se ignoti alla maggioranza della popolazione).
Di fatto il sistema che include terroristi, servizi segreti pakistani e
sauditi e frazioni degli stessi servizi americani non è
più un alleato dell'amministrazione americana ma un suo nemico.
Si passa dalla paradossale "guerra al terrorismo" ad una politica volta
a ridurre realmente il ricorso a tale arma.
Ed infatti dove la questione è calda, vale a dire in Pakistan
ed ora anche in Yemen, non si sta facendo chiarezza.
La situazione interna degli USA è molto difficile per via della
crisi economica. Se consideriamo che i maggiori esperti di economia non
sono stati capaci di prevedere e prevenire questa situazione,
francamente risulta difficile fare previsioni per tutti noi che esperti
non siamo. Non sono abbastaza documentato per giudicare il versante
bancario. Su quello dell'industria dell'auto mi fa piacere che abbiano
defenestrato Wagoner dalla General Motors e che l'industria
automobilistica per ottenere gli aiuti debba impegnarsi a produrre
vetture più piccole e meno inquinanti. E c'è ora
l'accordo Fiat-Chrysler, fortemente voluto dall'amministrazione Obama,
che potrebbe salvare entrambe.
L'economia americana ancora langue, la situazione resta critica.
Questa crisi economica può darci un mondo migliore, anche se sta
costando parecchio - ma sempre meno di una guerra!
Certo, confrontando l'America con l'Italia, provo almeno sollievo per
un fatto: se qui continuerà ad andare sempre peggio, possiamo di
nuovo cercare la libertà in America, come i nostri nonni e
bisnonni.
Insomma, quando credevamo che l'America fosse su una strada che
conduceva all'autoritarismo parafascista, la sua anima libera è
riemersa. Molti non volevano credere che il Partito Democratico potesse
vincere le elezioni con un candidato afroamericano - ed invece
c'è riuscito. Per me personalmente è molto più
significativo il fatto che Barack Obama è nato poco meno di un
mese dopo di me. Ha visto il mondo che ho visto io, anche se da luoghi
e situazioni diverse: avevamo 8 anni quando Neil Armstrong pose piede
sulla Luna, 28 quando cadde il muro di Berlino.
Ed ora la Luna torna molto lontana, con un programma spaziale allo
sbando.
Non voglio farlo pesare troppo, è un fatto personale, ma il
fattore generazionale conta. Obama usa il computer di persona -
preferisce il Macintosh.
A volte sembra un sogno. Se anche ci sveglieremo nella solità
realtà schifosa, sarà stato un bel sogno.
Ci stiamo svegliando, pare.
Giustamente su Limes 6/2008 (Progetto Obama) hanno pubblicato una
poesia di James Langston Hughes: Let America Be America Again. Scritta
da un afroamericano quando ancora c'era la segregazione razziale,
dà il senso del sogno americano visto da chi era ancora oppresso
ma lo percepiva chiaramente e ne traeva la forza per lottare per la
propria libertà e dignità. Non è bastato, non
poteva bastare un Bush qualsiasi per spegnerlo.
Ma sembra che non basti un Obama per riaccenderlo.
Citando tre versi:
O, let America be America again -
The land that never has been yet -
And yet must be - the land where every man is free.
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Lo stato di diritto ed il diritto
berlusconiano
Il 7 ottobre 2009 la Corte costituzionale ha annullato la legge
chiamata "lodo Alfano", con cui si stabiliva la sospensione dei
procedimenti giudiziari verso il presidente del consiglio e altre
personalità dello Stato per la durata delle loro cariche.
La sentenza ineccepibilmente fa riferimento all'articolo 3, in base al
quale tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, ed al 138, in
quanto per eccepire all'articolo 3 si sarebbe dovuta emettere una legge
costituzionale e non una legge ordinaria. L'immunità delle alte
cariche dello Stato dovrebbe essere stabilita nella Costituzione
stessa, altrimenti vale la regola generale.
Al di là delle posizioni di parte, questo è puramente e
semplicemente giusto. La democrazia non si può scindere
dallo stato di diritto, senza il quale diventa demagogia populista.
Alla base dello stato di diritto c'è la soggezione alla
legge di tutti i cittadini, inclusi coloro che ricoprono cariche
importanti nello Stato.
Nella monarchia britannica la soggezione del re stesso alla legge
risale al Medioevo. Durante l'unico periodo repubblicano della storia
inglese, fu chiesto più volte al Lord Protettore Oliver Cromwell
di assumere il regno, perché in tal modo sarebbe stato
sottoposto alle norme dello Stato inglese, invece di essere
un'autorità incontrollata al di sopra di ogni legge.
Ora, secondo il presidente Berlusconi aver avuto la maggioranza
alle elezioni pone un cittadino al di sopra della legge svincolandolo
da qualsiasi indagine sulla sua condotta. Questa tesi
è assolutamente inaccettabile e contraria ai
più elementari concetti e principi che stanno alla base di
qualsiasi costituzione democratica. Il capo che dispone di ogni
potere per mandato diretto del popolo è un dittatore populista,
non un presidente democratico.
Per il solo fatto di nutrire queste convinzioni Silvio
Berlusconi è moralmente inadatto a ricoprire cariche pubbliche
di qualunque genere, tanto meno a capeggiare il governo. Anche se
è riuscito a rendere le sue imprese sessuali più famose
di
quelle di Bill Clinton, questo fatto non ha rilevanza, ne ha molta
invece che sia
imputato in vari processi, non abbia alcun rispetto né dei
giudici né delle altre cariche dello stato e sia convinto di
essere al di sopra di ogni legge soltanto perché ha avuto molti
voti alle elezioni.
E' del tutto evidente il tentativo di instaurare un regime orwelliano
all'italiana, a partire dal nome del partito del premier - "Popolo
delle libertà" - dove ogni parola è stravolta nel suo
significato come nella "neolingua" di 1984. Il "popolo",
che non sono loro, viene infatti privato di ogni "libertà"
autentica a favore della "libertà" dei governanti di fare tutto
quello che vogliono ritenendosi superiori a qualsiasi legge e regola.
Tutto questo è stato reso possibile da un'opposizione
ridicolmente e vergognosamente incapace di fare alcunché di
utile per fermare Berlusconi ed i suoi. Ciò che occorre
urgentemente per l'Italia è la ricostruzione dell'opposizione,
che deve essere capace di governare e non deve riconsegnare il potere a
Berlusconi per propria manifesta incapacità, come è
già accaduto due volte.
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L'instaurazione della teocrazia in Italia
Mentre Berlusconi cerca di smantellare le basi stesse della democrazia
per sostituirla col populismo, la gerarchia ecclesiastica cerca di
approfittarne per
introdurre una riforma teocratica.
Può riuscirci, perché l'esito di altri cinque anni di
berlusconismo può essere il crollo dello stato di diritto e
l'invocazione di una nuova fondazione dello stato su basi che diano
sicurezza - niente di meglio della religione può fornirle!
Se ricordiamo le vicende di Eluana Englaro e del testamento biologico,
ma prima quelle della legge sulla fecondaizone assistita ed i costanti
attacchi del Papa sul divorzio, è evidente il tentativo di
adottare, in sostituzione della vecchia
costituzione della Repubblica Italiana, una versione appena
lievemente
corretta della costituzione della Repubblica Islamica dell'Iran. La
principale correzione consiste nella sostituzione dell'aggettivo
"islamica" con "cattolica".
Al di sopra del Parlamento e del Governo, infatti, sta cercando di
insediarsi
un organo di controllo permanente a carattere religioso: in Iran
è il Consiglio dei Guardiani, presieduto dalla Guida (Rahbar),
mentre in Italia è la Conferenza Episcopale Italiana. Qualunque
provvedimento del governo e qualunque legge o progetto di legge sono
sottoposti al giudizio di questo supremo organo di controllo, che ne
verifica la compatibilità con i dettami della gerarchia
religiosa. Una lieve differenza è che in Italia la suprema
autorità religiosa interviene direttamente a sostegno
dell'organo di controllo, mentre nel mondo sciita permane una
distinzione tra la Guida del Consiglio e il Grande Ayatollah.
Le aspirazioni del presidente del consiglio possono portare ad
allineare maggiormente la
costituzione italiana con quella iraniana anche su un altro punto:
l'adozione dell'assetto
presidenziale per la parte laica della repubblica. Possiamo anche
prevedere il potere di veto religioso sui candidati alle elezioni, che
obbligatoriamente dovranno dimostrare di essere "buoni cattolici", come
in Iran devono obbligatoriamente essere "buoni mussulmani".
Naturalmente per un politico essere un "buon cattolico" vuol dire
essere sempre disponibile a contribuire ad una legislazione che
recepisca i dettami dell'autorità religiosa. Pluridivorziati,
frequentatori
di prostitute, corrotti, mentitori, mafiosi saranno
amorevolmente perdonati per i loro peccati, purché
nell'esercizio delle loro funzioni politiche obbediscano
all'episcopato. Certo Gesù venne per i peccatori e li
frequentava, ma non per metterli al governo, per di più in
assenza di qualsiasi pentimento!
Possiamo dunque osservare che il Nuovo Medioevo procede in Italia senza
intoppi, a differenza di quanto accade negli Stati Uniti, dove è
stato eletto presidente un esponente dell'Età Moderna. Non sono
mancate le proteste dell'autorità religiosa per le innumerevoli
decisioni del presidente americano risultate in palese contrasto col
magistero della Chiesa, come la liberalizzazione della ricerca sulle
cellule staminali embrionali e la concessione del sostegno alle
organizzazioni che occupandosi di controllo delle nascite non escludono
del tutto l'aborto.
In Italia si sta ora affermando il principio che il corpo umano non
appartiene all'individuo bensì alla Chiesa, come rappresentante
sulla terra di Dio che in fin dei conti ha creato tutto e quindi ne
detiene la proprietà.
Questa è ironia soltanto in parte. Di fatto è ormai
prassi che qualunque decisione politica sia vagliata pubblicamente
dall'autorità religiosa e che il mondo politico, in modo
trasversale agli schieramenti, consideri queste posizioni come
determinanti.
Il caso del testamento biologico è esemplare: si sta
stabilendo che la volontà manifestata in precedenza dal diretto
interessato non ha rilevanza in merito alle cure da somministrargli in
caso di incoscienza. Questo viola i diritti dell'uomo in modo profondo:
non stiamo infatti parlando di chi chiede l'assistenza al suicidio, ma
dell'eventuale omissione di trattamenti sanitari. Si sta cercando di
far passare l'idea che la nutrizione artificiale possa essere imposta
dalla legge, quando si tratta di un trattamento sanitario invasivo e
non di una normale cura. La medicina oggi è in grado di tenere
in vita un corpo umano in condizioni estreme, ma nella deontologia
medica è diritto del paziente stesso o, se non è in grado
di pronunciarsi, dei suoi più stretti congiunti accettare o no
una cura.
Principio fondamentale della Chiesa cattolica sembra essere che il
corpo del paziente non gli appartiene. E' il caso di dire chiaro e
forte che questo principio non
è valido. Peraltro non lo si trova neppure nei testi sacri...
Eppure i politici sia di destra sia di sinistra si piegano a queste
pretese che, a mio parere, non sono neppure cristiane. Abbiamo visto sbandierare
la
scomunica ai medici che hanno praticato, in Brasile, l'aborto su una
bambina di 9 anni resa incinta in seguito ad una violenza. E' del
tutto evidente che la gravidanza avrebbe avuto come esito la rovina
fisica e mentale della piccola, se non la sua stessa morte. Di fronte a
questo non possiamo che prendere atto del regresso medievale della
Chiesa cattolica. A quando il ritorno dei roghi degli eretici?
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