Attacco alla speranza dell'India
Motivazioni e implicazioni della strage di Mumbai
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Pagina pubblicata il 30 novembre 2008
Indice
Attacco alla speranza dell'India
Il mondo intero è stato scosso dall'efferata azione terroristica
compiuta il 26 novembre a Mumbai, capitale economica dell'India. Per
molti motivi chi scrive si sente personalmente colpito da questo
crimine terribile. Non si tratta soltanto della partecipazione al
dolore di chi ha subito ferite e perdite in questo evento orribile, ma
di un personale coinvolgimento dovuto al molteplice legame che mi
unisce al popolo indiano.
L'India sta conoscendo un periodo di crescita economica forte e sta
assumendo un peso sempre maggiore nel mondo anche dal punto di vista
politico. Sarebbe meglio dire che l'India sta tornando ad assumere il
ruolo che storicamente le tocca come una delle grandi nazioni e
civiltà del mondo, dopo che per alcuni secoli è stata
umiliata e sottoposta al predominio delle cosiddette nazioni
occidentali (cioè essenzialmente gli europei). Come è
sempre stata sua caratteristica, l'India ha saputo assorbire e
metabolizzare il contributo degli ultimi invasori, gli inglesi,
integrandolo nella sua plurimillenaria civiltà tanto da
diventare oggi, a mio modesto parere, la principale speranza di
sviluppo civile per il mondo.
La libertà di opinione e di stampa, il suffragio universale, il
concetto dei diritti umani enunciati nella Carta delle Nazioni Unite,
tanto per citare alcuni dei punti chiave di quel concetto di democrazia
troppo spesso deformato e stiracchiato, sono stati assunti dal popolo
indiano come parte della propria civiltà. Il fatto che una
nazione dotata di questi valori stia riprendendo il posto che le tocca
nel mondo come grande potenza è estremamente positivo per
l'umanità intera.
Viceversa è preoccupante il peso crescente della Cina, il cui
regime si basa su un'ideologia autoritaria che nega il valore della
democrazia. La base ideologica dello sviluppo cinese non è
più, infatti, il marxismo, che almeno propugna l'uguaglianza, ma
un autoritarismo che deriva dalla sintesi del confucianesimo con i
principi del capitalismo liberista "neoconservatore", con connotati che
possiamo definire addirittura fascisti. Infatti la partecipazione delle
componenti sociali al regime cinese è concepita in termini di
categorie organizzate - sostanzialmente le corporazioni, esattamente
come nel fascismo mussoliniano. La libertà di opinione e di
espressione è negata con ferocia; lo stato di diritto non
esiste, perché le autorità del regime si pongono al di
sopra delle leggi da esse stesse promulgate, come in ogni regime
assoluto.
Questa differenza profonda e sostanziale tra India e Cina rende la
crescita dell'India meno impetuosa, appunto perché in India
è possibile (non che sia sempre facile, ma possibile) a tutti
far ascoltare la propria voce. La stampa indiana si distingue
per libertà di linguaggio nei confronti della politica, ad un
livello simile a quello britannico e nettamente superiore a quello
italiano. Certo la corruzione è diffusa e le classi più
misere vivono in condizioni deprecabili, tuttavia gli aspetti negativi
dell'India sono trattati dai suoi media, anche gli strati più
deboli della popolazione partecipano in massa alla vita democratica del
paese e grazie alla tradizione gandhiana riescono ad organizzarsi in
movimenti in difesa dei propri diritti.
Per questo le forze oscure che mirano ad una svolta autoritaria, direi
tranquillamente fascista, nel mondo intero vogliono colpire l'India per
impedire ad uno stato, che ha le sue radici nella Magna Charta ed in
Gandhi oltre che in una tradizione millenaria, di assumere un peso
adeguato nel mondo, ostacolando i loro
disegni.
Il terrorismo islamista è una delle principali armi nelle loro
mani, ben al di là della consapevolezza di coloro che compiono
materialmente le azioni di sangue. Questi sono giovani imbevuti di odio
fanatico ed incapaci di comprendere le reali implicazioni di quello che
fanno.
Dobbiamo cercare di comprendere meglio i retroscena di questa
situazione. Prima di addentrarci nell'analisi, voglio però
esprimere non soltanto la solidarietà all'India ed a tutte le
vittime, ma l'auspicio che il popolo indiano sappia trarre dalla sua
formidabile civiltà, che ha integrato in millenni contributi di
ogni tipo in una sintesi unica, assumendo gli ideali di libertà
e democrazia dell'occidente fino ad usarli in sintesi con i propri per
liberarsi politicamente dall'occidente stesso, la forza per resistere a
questi ignobili attacchi e proseguire nella sua crescita civile,
politica ed economica.
L'India può essere un faro della civiltà del XXI secolo,
mi auguro sinceramente che lo diventi!
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La base operativa del terrore è in
Pakistan
L'India si trova oggi ad essere in una posizione cruciale da molti
punti di vista. In primo luogo, è coinvolta direttamente (per
via della contesa sul Kashmir), e indirettamente come paese confinante,
nella crisi del'Asia centrale che coinvolge l'Afghanistan, il
Pakistan ed in aggiunta le
repubbliche ex sovietiche situate immediatamente a nord. Oggi
l'Afghanistan è un'area di conflitto più che uno stato:
il governo di Kabul non ha il controllo del territorio e si sostiene
unicamente con l'aiuto delle forze militari occidentali, costantemente
impegnate contro i cosiddetti "taliban" - sarebbe meglio dire contro
forze insurrezionali e financo criminali di varia natura. Ma tutti
ormai riconoscono che il baricentro della crisi è in Pakistan.
Tutte le informazioni disponibili pubblicamente indicano nel Pakisan la
sede centrale dei movimenti terroristici di stampo islamista che
operano a livello mondiale. L'unico superstite del commando
terroristico che ha colpito a Mumbai è un pakistano, e
probabilmente tutta l'operazione è stata concepita ed
organizzata in Pakistan. Il messaggio di rivendicazione a nome dei
"mujaheddin del Deccan" è arrivato dal Pakistan. Anche i membri
non pakistani del gruppo terroristico si erano addestrati in Pakistan,
a cura del movimento Lashkar-e-Taiba, nota sigla terroristica di
matrice islamista, coinvolta da molto tempo in azioni contro l'India
collegate al conflitto in Kashmir. Interessante questo articolo del Times
of India.
I leader superstiti del regime talebano dell'Afghanistan sono quasi
certamente in Pakistan.
Tant'è vero che le forze americane ormai hanno esteso ai
territori pakistani di confine le loro azioni contro la guerriglia
"talebana". Quanto ad al-Qa'ida ed Osama bin Laden, ne abbiamo parlato in altra sede. E' comunque utile
ricordare che al Qa'ida è di fatto l'organizzazione creata negli
anni 1980 da ISI (servizio segreto pakistano) e servizi americani per
combattere i russi in Afghanistan.
Dopo l'assassinio di Benazir Bhutto, il suo vedovo è stato
eletto presidente. Si tratta di un personaggio molto discusso, al punto
che alcuni ritengono che abbia organizzato lui l'assassinio di sua
moglie. Il Pakistan è una potenza nucleare con un regime
instabile, forse addirittura incapace di controllare le proprie forze
armate ed i propri
servizi segreti.
A questo punto perché preoccuparsi dell'Iran e del suo possibile
armamento nucleare, quando c'è già un paese islamico
dotato di armamento nucleare e sede di movimenti terroristici
ambiguamente collegati col regime? E' evidente anche ai bambini di
Islamabad e di Delhi che i movimenti terroristici sono da anni
utilizzati dai servizi segreti pakistani in funzione antiindiana! E'
possibile che l'attuale governo pakistano non intenda più
servirsi del terrorismo, ma sicuramente l'ISI, il potente servizio
segreto, ospita al suo interno e probabilmente anche ai vertici
elementi e gruppi organizzati strettamente legati ai movimenti armati
islamisti.
La guerra in Afghanistan non potrà concluderi finché il
Pakistan rifornirà di uomini e mezzi i movimenti islamisti ed
offrirà loro un rifugio contro le forze della coalizione
internazionale. Il ritiro delle forze internazionali oggi non è
desiderabile, perché causerebbe il ritorno al potere dei
"talebani" - sostenuti dal Pakistan! Dicendo "il Pakistan" intendiamo
qui il territorio e alcune forze che vi operano, non necessariamente il
suo governo. Perché la terribile realtà è che il
Pakistan si sta avviando alla condizione di "stato fallito", uno stato
che non controlla il proprio territorio e quindi viene meno alla
definizione stessa di stato. Ci stiamo avviando ad avere uno stato
fallito dotato di bombe atomiche, dunque. D'altra parte nessuno
può pensare di prendere il controllo del Pakistan militarmente,
i disastri dell'Iraq e dell'Afghanistan non sono nulla in confronto con
quello che potrebbe accadere in questo paese.
I terroristi che hanno le loro basi in Pakistan sono ovviamente pronti
ad operare contro chiunque li minacci. Ma se il Pakistan è il
centro operativo, dobbiamo pensare che sia anche il centro direttivo di
queste forze?
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Dov'è il centro di comando?
Forse dovremmo prima chiederci: esiste un centro di comando del terrore
islamista? La risposta non è alla portata di noi comuni mortali.
Il "complottista" naturalmente ne sarà certo: il centro di
comando c'è ed è unico, come vuole la teoria del Grande
Complotto. Attualmente la teoria gran-complottista in maggior voga
è quella che indica in al-Qa'ida l'organizzazione centrale ed in
Osama bin Laden e nel suo vice al-Zawahiri i vertici della struttura
del terrorismo, contro cui l'America di Bush è in guerra. Questa
è un'affermazione che suonerà strana a chi pensa che
complottisti siano altri, ma ho spiegato in un
lungo saggio come funzionano le teorie del complotto ed a che cosa
servono. Le più importanti sono create da governi o movimenti
politici per giustificare conflitti o azioni repressive - nel nostro
caso è del tutto evidente che si tratta di una teoria creata dai
"neocon" americani, e dal governo Bush che ne è l'espressione,
per giustificare azioni militari unilaterali nel mondo, come
l'invasione di Iraq e Afghanistan.
Gli eventi di questi giorni mostrano che le azioni militari compiute
negli ultimi anni non hanno ridotto ma anzi hanno accresciuto la
conflittualità e quindi il rischio di azioni terroristiche nel
mondo intero. Del resto è cosa certa che l'Iraq di
Saddam Hussein non aveva armi di distruzione di massa e non aveva
organizzato alcun tipo di azione terroristica all'estero. Le colpe
imputabili all'ex presidente iracheno, poi giustiziato (o no? - alcuni
pensano che sia stato giustiziato uno dei suoi sosia), erano molte e
gravi, ma non comprendevano l'organizzazione di atti terroristici in
Occidente. Quanto alle armi di distruzione di massa, l'atomica non
c'era proprio ed i gas glieli aveva forniti l'Occidente per farglieli
usare contro l'Iran - ma dopo la sconfitta nella prima guerra del Golfo
erano stati eliminati, come la commissione ONU aveva riscontrato e le
stesse forze americane hanno potuto appurare dopo aver invaso l'Iraq.
Dunque l'invasione dell'Iraq è stata non solo inutile ma dannosa
per la lotta all'estremismo islamista, perché ha aperto a questi
movimenti un paese dal quale prima erano esclusi.
L'ex ministro inglese Robert Cook ha dato la spiegazione più
chiara e plausibile, oltre che autorevole, sulle origini di al-Qa'ida,
vedere la nota già citata.
Peraltro non si trovano azioni importanti che si possano ricondurre con
certezza a tale organizzazione: perfino nel caso dell'11 settembre 2001
non c'è alcuna prova giuridicamente utilizzabile che al-Qa'ida
fosse coinvolta, tanto che Osama bin Laden è ricercato dall'FBI
per molti delitti ma non per gli attacchi terroristici più
importanti del secolo.
I dati che possiamo ricavare sugli eventi del 26 novembre 2008 a Mumbai
riportano a Lashkar-e-Taiba, un'organizzazione terroristica pakistana
che da tempo opera contro l'India. Molti pensano ed almeno in India
scrivono anche sui giornali a grande diffusione che Lashkar-e-Taiba
gode del supporto del servizio segreto pakistano, l'ISI. Abbiamo visto
che l'ISI ha contribuito in modo sostanziale alla creazione di
al-Qa'ida. E' curioso poi che l'11 settembre 2001 il capo dell'ISI si
trovasse a Washington... Ma nessuno pensa che l'ex presidente pakistano
Musharraf o i suoi predecessori volessero restaurare il califfato o
conquistare il mondo. Per conto di chi agiva e agisce l'ISI? Negli anni
Ottanta cooperava con gli Stati Uniti in funzione antisovietica, questo
è certo. E' anche noto che l'estremismo nelle scuole islamiche
è sostenuto in tutto il mondo mussulmano dall'Arabia Saudita.
L'Islam afghano era di tradizione Sufi, mistico e pacifico, prima che
arrivassero i predicatori estremisti.
Insomma per capire qualcosa del terrorismo islamista dovremmo indagare
prima di tutto sull'ISI e sui suoi legami con altri servizi segreti. E
sui movimenti estremisti islamici del Pakistan con i loro legami
internazionali. Altro che inseguire il mullah Omar che fugge in
motocicletta per le montagne dell'Afghanistan o Osama bin Laden
nascosto nelle grotte ad alta quota - dalle quali non si è
più fatto vivo da tempo. Del resto i filmati che si asserisce lo
ritraggano ad un'analisi neanche tanto attenta mostrano incongruenze
assurde: non solo barbe che cambiano foggia e lunghezza, ma
ringiovanimenti, addirittura un naso di forma variabile, a volte lungo
a volte corto, a volte largo a volte stretto...
Il famoso giornalista ed europarlamentare Giulietto Chiesa ha reso
pubblico (vedere il film Zero ed
il suo sito) un fatto agghiacciante: i parlamentari europei della
Comissione Sicurezza e Difesa hanno potuto assistere ad una
presentazione del Center for Strategic Studies di Washington sui rischi
del terrorismo nucleare in cui si parlava di un ipotetico attacco a
Bruxelles, che si concludeva con un filmato in cui compariva
personalmente Osama bin Laden che si attribuiva l'attentato! Come disse
un parlamentare europeo presente alla presentazione, era stato
dimostrato in modo inequivocabile che il CSS (o chiunque altro)
può manipolare bin Laden come vuole! Esiste dunque la prova
che i filmati di bin Laden e suoi compari vari possono essere tutti
artefatti, e conosciamo almeno una organizzazione in grado di produrli
(il CSS di Washington), mentre non c'è alcun elemento positivo
sulla loro autenticità. Ergo...
Chi dunque ha voluto compiere, tramite un'organizzazione pakistana, un
attentato di risonanza mondiale rivolto contro l'India? A mio avviso i
nemici della democrazia che operano nel mondo intero per indirizzarlo
verso un neofascismo globale, fatto di militarismo, restrizione della
libertà personale, privatizzazione delle risorse,
corporativizzazione della società, mirato alla gestione
autoritaria della crisi generale delle risorse a cui stiamo andando
incontro. La Cina è un buon modello di sviluppo di questo tipo,
l'India no perché la sua democrazia, pur con tutti i suoi
difetti, è ancora viva.
Come sarà l'America di Obama? Riuscirà il primo
presidente afroamericano ad invertire la tendenza globale verso
l'autoritarismo oppure dovrà adeguarsi ad essa - o caderne
vittima? Questa domanda ci riguarda tutti e non può lasciarci
tranquilli.
Alberto Cavallo
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