LA TRAGEDIA E' APPENA COMINCIATA



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Pagina pubblicata il 12 aprile 2003.

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Alla pagina indice sulla politica internazionale

La guerra è finita?

La guerra di invasione dell'Iraq, cominciata il 20 marzo scorso, con la conquista di Baghdad è giunta pochi giorni fa ad un punto di svolta. Secondo i media ufficiali la guerra è sostanzialmente finita, anche se i governi di USA e UK sono molto prudenti a questo proposito. Abbiamo visto una statua di Saddam Hussein abbattuta dagli americani davanti ad alcune centinaia di iracheni, a simboleggiare il crollo del regime. Sì, questa è la realtà: di gente ce n'era poca, ed il lavoro l'hanno fatto gli americani, legando la statua con una catena ad un carro ricupero che l'ha poi abbattuta trascinandola in basso. Provate a guardare le immagini della televisione con senso critico, magari azzerando l'audio, e vi accorgerete di queste cose. Certo il commentatore televisivo sta annunciando il fatidico arrivo della democrazia in Iraq, paragona la caduta del suo regime a quelle dei regimi comunisti dell'Europa orientale, parla di folla festante, ma la sostanza è molto diversa. Quello che è accaduto in Iraq potrebbe, per fare un esempio di altro segno, essere paragonato a tante conquiste coloniali: cade la statua dell'imperatore indigeno, e gli europei, o gli americani, instaurano il loro regime "civilizzatore". In realtà si sta concludendo un episodio, che è solo il primo di una nuova fase della tragica storia della Mesopotamia.

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Siamo soltanto all'inizio

Nel secondo paragrafo dell'articolo del 6 marzo scrissi che il dopoguerra sarebbe stato peggiore della guerra stessa. Confermo quest'opinione: gli eventi di questi giorni mostrano una realtà tragica, che del resto l'ONU e Amnesty International avevano predetto nei particolari.

Le principali città dell'Iraq sono prive di acqua potabile, energia elettrica, e naturalmente ordine pubblico. Le forze di invasione angloamericane stanno sfuggendo ad un loro dovere primario: garantire l'ordine dopo aver abbattuto lo stato iracheno. Non si tratta ora soltanto di contare i morti ed i feriti causati direttamente dalle azioni belliche: molti di più saranno i morti ed in generale molto maggio ri saranno le sofferenze causate indirettamente, per la mancanza totale dei mezzi minimi di sussistenza necessari per la popolazione dell'Iraq. Chi ha scelto la guerra ha condannato a morte centinaia di migliaia di persone: tutti coloro che non saranno abbastanza forti e fortunati da sopravvivere alle privazioni. Si parla, ad esempio, di inviare medici, che non servono. In Iraq ce ne sono molti e molto competenti: mancano invece i medicinali, le attrezzature, le minime risorse necessarie per prestare qualche cura ai feriti ed ai malati. Città di molti milioni di abitanti sono prive di acqua potabile, il che porterà ad epidemie, per affrontare le quali mancano assolutamente i mezzi. Chi è già malato, anziano, debole è destinato a perire.

I signori Bush e Blair hanno deliberatamente condannato a morte centinaia di migliaia di persone deboli ed indifese, mentre probabilmente risparmieranno Saddam Hussein, che ci hanno dipinto come un mostro. Dov'è, infatti, il tiranno? E' scomparso come bin Laden ed il mullah Omar?

Già cominciano ad emergere le rivalità che il regime teneva sotto controllo (vedere ancora l'articolo precedente). Gli sciiti rifiutano di collaborare con gli angloamericani, com'è naturale che sia, dato che il principale stato sciita, l'Iran, è il prossimo nella lista degli obiettivi di USA e UK. La lontana prospettiva di un'entità politica curda nel nord dell'Iraq sta già togliendo il sonno al governo turco, rendendo tesi e difficili i rapporti tra Bush ed uno dei suoi principali alleati. La prospettiva della guerra infinita di cui parla Giulietto Chiesa nel suo libro (vedere bibliografia) è sempre più chiara.

E' dunque evidente che occorre mobilitarsi ora più che mai contro l'uso indiscriminato della guerra per motivi umanitari (Kosovo), per combattere il terrorismo (Afghanistan), per liberare dai tiranni (Iraq),  e poi ancora e ancora...

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Le "sottili" menzogne dei media

Mai come ora si ricontra che il sistema dei grandi media non ha più granché di libero e di democratico. E' un coro di argomentazioni a senso unico, di artifici anche piuttosto grezzi per influenzare l'opinione di chi ascolta o legge. La scena dell'abbattimento della statua di Saddam è un buon esempio: è stata evidentemente creata per la televisione. La folla degli iracheni non sta accogliendo gli angloamericani con gioia, le strade sono piene soltanto di saccheggiatori. Il linguaggio usato dai media è esso stesso propaganda: gli angloamericani sono chiamati in genere "gli Alleati", come se fossimo nella Seconda Guerra Mondiale. Non è per nulla casuale, anzi si cerca costantemente di imporre il parallelo della "liberazione" dell'Iraq con quella dell'Italia nel 1945. Inutile dire che non c'è parallelo alcuno. Allora l'Italia era complice dell'aggressione nazista al mondo e fu travolta dalla catastrofe dell'Asse; gli angloamericani ci liberarono dai fascisti, i cui epigoni oggi sono al governo e cercano costantemente di rivalutare il regime di allora e denigrare la Resistenza, parlando ad esempio della necessità di revisionare il contenuto dei libri di storia per le scuole. Tra italiani e americani c'era una simpatia reciproca ovvia, dovuta anche alla massiccia presenza di nostri emigrati nella società e nelle forze armate degli USA. Per qualunque arabo, un esercito di americani o di europei ricorda soltanto gli eserciti coloniali che inflissero loro sofferenze inenarrabili tra l'Ottocento ed il primo Novecento, senza far retorica sulle Crociate. E altro non è, in realtà, l'esercito invasore di oggi: una forza armata inviata ad impadronirsi del paese che dispone delle seconde riserve petrolifere del mondo.

Ci raccontano costantemente quanto erano lussuosi i palazzi di Saddam. Ma Bush vive in una capanna? E Saddam era sanguinario, spietato... Ma gli squadroni della morte dei tiranni del Sudamerica sono stati tutti addestrati negli USA! C'erano celle sotterranee dove rinchiudevano gli oppositori ... Ma Guantanamo che cos'è? Se si accoglie il principio dell'uso anche preventivo della violenza, si diventa progressivamente uguali al peggiore dei tiranni. La Repubblica americana si sta rapidamente trasformando in Impero.

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Un paio di confutazioni (ma sono necessarie?)

I media stanno cercando di controbattere il movimento per la pace con argomenti ignobili: la guerra è finita, quindi non c'è più bisogno di manifestare, i pacifisti sarebbero spiazzati; inoltre gli americani hanno vinto, quindi avevano ragione.

Devo portare degli argomenti per affermare che la guerra non è finita, come non è finita in in Afghanistan,  dove si combatte ancora ed anche i nostri alpini combattono, come in Jugoslavia, dove intere regioni sono tenute in uno stato di calma apparente con la presenza di massicce forze militari straniere, come in cento altri luoghi del mondo dove si combatte senza che neppure i media ce ne diano notizia?

E questa guerra è stata di gran lunga la più vergognosamente ingiusta ed ingiustificabile di tutte quelle degli ultimi anni. Io stesso non sono un pacifista assoluto, ed ho presentato le mie considerazioni etiche sulla guerra in un contesto filosofico; ma in questo caso non c'era la benché minima traccia di una motivazione valida per combattere. Perché la guerra è stata fatta contro il parere della maggioranza del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (non contro il veto di Francia e Russia, ma proprio contro la maggioranza!); perché l'Iraq da anni era sotto embargo e sotto bombardamento(1) e non era una minaccia per nessuno; perché le armi di distruzione di massa non sono state trovate neanche adesso e, se saranno trovate, sarà perché qualcuno ce le avrà messe. Chi ha armato Saddam se non quegli stessi che ora lo combattono, quando era un utile alleato contro l'Iran di Khomeini? E se le armi ci fossero ancora state, prima della sconfitta finale Saddam le avrebbe pur usate, se fosse un tiranno follemente spietato come dicono. Non sono pochi proiettili con tracce di gas nervino che possono costituire una giustificazione neppur lontanamente valida. Gli ispettori dell'ONU stavano facedno un ottimo lavoro e avrebbero potuto garantire l'inoffensività dell'Iraq, come sostenevano i governi di Russia, Francia, Germania e Cina.

La democrazia è stata calpestata senza ritegno, perché i capi di governo hanno fatto la guerra che hanno voluto senza tenere minimamente conto dell'opinione dei loro cittadini. E non si dovrebbe manifestare? Anche oggi, anche domani, fino a quando certi governanti persisteranno nel voler usare la guerra per risolvere i problemi del mondo (soprattutto i loro personali, naturalmente).

Quanto alla vittoria angloamericana, come se ne poteva dubitare? Qualcuno ha paragonato questa guerra ad un incontro di pugilato tra Mike Tyson ed un bambino di nove anni. Erano di fronte la più grande superpotenza della storia ed un paese di medie dimensioni già indebolito da una guerra perduta e un decennio di sanzioni e attacchi aerei(1), è chiaro che militarmente non ci potevano essere dubbi sull'esito. Che questo sia inevitabilmente giunto non aggiunge né toglie nulla, salvo che ormai il danno è fatto, i morti sono morti, i semi di immense sofferenze presenti e future sono stati gettati, come in Jugoslavia. I curdi non rinunceranno facilmente ad una parvenza di stato, e si troveranno come gli albanesi del Kosovo: è stata fatta una guerra che, secondo logica, avrebbe dovuto dar loro l'indipendenza, ma le potenze esterne che l'hanno voluta e condotta non possono giungere a quel passo. Il Kosovo è tuttora formalmente parte della Serbia, e la NATO ha imposto che così fosse, dopo averlo strappato ai serbi con la forza; ora il Kurdistan iracheno resterà parte dell'Iraq, perché così richiederà la salvaguardia dei rapporti tra USA e Turchia. Lungi dal risolversi, le condizioni di tensione e di potenziale crisi si sviluppano e si radicano ulteriormente. Gli apprendisti stregoni di Washington stanno preparando un brutto futuro all'umanità intera.
 

Alberto Cavallo, 12 aprile 2003

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Note

(1) Durante tutto il periodo dalla fine della Guerra del Golfo fino alla nuova guerra d'invasione, le forze aeree di USA e Gran Bretagna hanno effettuato attacchi nelle cosiddette "no fly zones" nel nord e nel sud dell'Iraq.
 
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