Guerriglia in Macedonia


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Macedonia come nuovo Kosovo?

I Balcani sono sempre in fermento. Un movimento di guerriglia che sostiene di proteggere gli interessi dell'etnia albanese ha cominciato una campagna terroristica contro uno Stato dei Balcani; il governo di questo Stato ha reagito impiegando le proprie forze armate, ci sono stati scontri con morti e feriti. Migliaia di persone sono dovute fuggire dalle proprie abitazioni per sfuggire al pericolo.

E' una storia già sentita. Questo genere di avvenimenti negli anni scorsi avveniva in quella provincia della Serbia che si chiama Kosovo; oggi avviene nella Macedonia nordoccidentale. In entrambi i casi si tratta di regioni a maggioranza albanese che appartengono a Stati in cui la maggioranza è di altra etnia.

Chi si è informato sulla situazione e sulle recenti vicende dei Balcani non si stupisce certamente. E' noto che esiste un movimento per la creazione della Grande Albania, con la riunificazione di tutti i territori abitati da popolazioni di stirpe albanese. Gli stati che dovrebbero cederli sono, oltre alla Jugoslavia attuale (Serbia e Montenegro), appunto la Macedonia e, attenzione, la Grecia.

Questo movimento ha ricevuto assistenza da parte di alcuni governi e organizzazioni occidentali, perché serviva come strumento per la frammentazione della Jugoslavia e la creazione di aree di influenza. Il principale avversario era il governo nazionalista di Milosevic.

Le radici del movimento sono in parte in quella particolare versione nazionalistica albanese dello stalinismo, creata dal defunto dittatore Enver Hoxha, ed in parte nelle organizzazioni criminali dedite al traffico di armi, stupefacenti ed esseri umani. Le due radici non si escludono a vicenda, in quanto è probabile che i servizi segreti di Hoxha già operassero in collegamento con ambienti criminali, come fanno del resto i servizi segreti di molti altri governi.

Qualcosa però è cambiato. I governi occidentali chiamano ora terroristi i ribelli albanesi; i loro legami con la criminalità organizzata sono apertamente riconosciuti e confermati da tutti i mainstream media (l'inglese qui è d'obbligo). L'ONU ha formalmente condannato le loro azioni.

Tutti riconoscono che i profughi civili sfuggono agli scontri, e che i civili albanesi sono essi stessi vittime dei terroristi.

Dopo averci imbottiti di propaganda antiserba, ora i media hanno difficoltà a spiegare la situazione. I commentatori di regime riescono soltanto a ricorrere ai soliti luoghi comuni sulla necessità della pace, sull'opportunità che entrambe le parti si moderino, sulla necessità di aprire trattative e così via. Come sempre, escono nelle pagine interne dei giornali articoli che dicono la verità, a volte addirittura semplificando troppo: chiamano UCK l'organizzazione ribelle albanese, quando tutt'al più si può affermare che alcuni importanti elementi o sostenitori dell'ex UCK ne fanno parte.

L'ironia più grande di tutte è che la NATO ha chiamato in soccorso contro gli albanesi addirittura l'esercito serbo! I sanguinari nemici dell'umanità, impegnati fino al 1999 a commettere atroci crimini di guerra, sono stati sollecitati a rioccupare la fascia di sicurezza al confine con la Macedonia, sgombrata in seguito agli accordi per il cessate il fuoco. Si è infatti riscontrato che tale fascia di sicurezza era diventata zona franca per i ribelli.

La Kfor, la forza di occupazione del Kosovo, ora pattuglia con più attenzione il confine con la Macedonia, per evitare infiltrazioni di gruppi armati. Ma se tali gruppi vanno dal Kosovo in Macedonia, vuol dire che le loro basi sono in Kosovo, cioè nel territorio controllato dalla Kfor! Non ha senso controllare il confine, basta cercare e distruggere le loro basi!

E' difficile prevedere gli sviluppi della situazione. La Macedonia è fragile, povera, anche se ha un vantaggio: il suo presidente non si chiama Milosevic. Il Kosovo è una polveriera peggiore di prima, non si vede nessuna possibilità di soluzione diversa da un'occupazione militare internazionale a tempo indeterminato. Kosovo e Albania sono oggi i crocevia dei traffici illeciti nei Balcani, territori dove il potere legittimo di fatto non esiste e le bande della criminalità organizzata, che affondano le loro radici in una tradizione etnica molto particolare, possono spadroneggiare a loro piacimento.

E' dolorosamente evidente che occorre:

E' tragicamente ironico che ora si difenda la Macedonia, stato artificiale il cui stesso nome è, secondo i greci, illegittimo. In effetti la Macedonia è una regione della Grecia, questo stato di cui parliamo raggruppa territori che si trovano a nord della Macedonia storica ed ospita popolazioni di origine serba, bulgara ed albanese. Insomma, con Alessandro Magno non ha nulla a che fare.

Ma non dobbiamo finalmente riconoscere che non possono esistere stati etnici, che il tentativo di far coincidere i confini degli stati con quelli delle etnie è destinato solamente a causare tragedie e sofferenze? Stiamo cercando di unificare l'Europa, coinvolgendo italiani, spagnoli, portoghesi, francesi, inglesi, tedeschi, austriaci, inglesi, svedesi, finlandesi, cechi, polacchi, ungheresi, romeni, e mi scusino quelli che ho dimenticato, e tutte le etnie che non hanno uno stato indipendente come baschi, gallesi, scozzesi, ladini, bretoni, occitani ... se tentassi di elencare tutti non finirei mai, ma che cos'è un'etnia poi? i piemontesi sono un'etnia o più di una? e gli immigrati extraeuropei?

Il disegno della Grande Albania è tragicamente fuori tempo e privo di senso, esiste soltanto perché consente a certe bande criminali di mascherarsi come movimenti nazionalisti. Non molti anni fa c'era uno Stato in cui popoli diversi vivevano in pace, si chiamava Jugoslavia. Se un giorno i Balcani potranno entrare a far parte dell'Europa unita, tutti questi staterelli etnici dovranno rientrare a far parte di un'entità più grande, ribaltando il piano di spartizione della Jugoslavia perseguito con tenacia da poteri esterni, che hanno sede principalmente in Germania e Stati Uniti.

Alberto Cavallo, 1° aprile 2001

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Come sta ora il vecchio Kosovo

Il Kosovo non è ancora salvo, anzi, la situazione rimane tragica.

La Kfor non ha impedito ai terroristi di uccidere, ferire o far scomparire più di 2000 persone in Kosovo, dalla fine della guerra ad oggi. Il Kosovo è ancora una terra di nessuno dove vige il terrore. La missione della Kfor è un tragico fallimento, senza però via d'uscita.

Gli USA e la NATO hanno combattuto a fianco dell'UCK per strappare il Kosovo alla Jugoslavia; dopo averlo fatto, hanno permesso ai resti del disciolto UCK, tornati alla loro forma originaria di bande terroristiche criminali, di ripulire etnicamente il territorio di tutti i non albanesi (in Kosovo resta ormai un numero irrisorio di non albanesi, leggasi serbi, rom, turchi ecc.). Il 17 febbraio 2001 è stata una data significativa: il numero dei morti ammazzati in Kosovo dopo la fine della guerra della NATO ha superato il numero di quelli uccisi prima dell'inizio di tale guerra.

Ora dal Kosovo partono gruppi armati decisi a destabilizzare la Macedonia, come abbiamo visto. I provvedimenti presi dalla Kfor sono sospetti, perché permane l'inerzia nei confronti dell'ex UCK entro il territorio del Kosovo, mentre si pattuglia il confine con la Macedonia. Che cosa vuol dire, si desidera che soltanto il Kosovo resti terra franca per i delinquenti? Che cosa si aspetta ad arrestare gli assassini ed i terroristi che circolano liberi in Kosovo ed in Albania?

Alberto Cavallo, 1° aprile 2001

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Arrestate Milosevic!

Oggi, 1° aprile 2001, Slobodan Milosevic si è arreso alla polizia jugoslava che da due giorni tentava di arrestarlo e lo stava assediando nella sua residenza.

E' una buona notizia, perché allontana maggiormente il pericolo che il nuovo governo jugoslavo possa subire attacchi da parte dell'opposizione ancora fedele al vecchio presidente, con l'aiuto forse di parte dell'esercito. E' certo, infatti, che Milosevic ha ancora un certo seguito, come hanno dimostrato i fatti di questi giorni.

Milosevic è senz'altro uno dei maggiori responsabili delle tragedie recenti nei Balcani. La condanna sul suo operato, dal punto di vista politico, è già stata pronunciata. Ora dovrà affrontare un processo per i reati che gli si attribuiscono in Jugoslavia, e probabilmente un altro processo davanti al Tribunale Internazionale per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia.

Se però consideriamo l'operato del Tribunale Internazionale, vi sono seri dubbi sull'equità e sull'imparzialità dell'istituzione. Milosevic è accusato di gravi crimini e, al di là dell'aspetto giudiziario, ne è indubbiamente responsabile moralmente e politicamente. Ma ci sono fior di criminali tuttora liberi e anzi in alcuni casi di fatto protetti dalle forze di pace.

In Bosnia sono stati commessi crimini da parte non solo dei serbi, ma anche dei croati e dei musulmani. Durante la guerra civile in Croazia, è stata svolta una crudele pulizia etnica nei confronti dei serbi. Tornando ai fatti più recenti, ci sono state azioni terroristiche, attentati e stragi da parte di terroristi albanesi in Kosovo e altrove. Ho già ricordato che dopo la fine della guerra del Kosovo vi sono state più vittime di prima, questa volta tutte ad opera di terroristi albanesi. Eppure certi capi albanesi, classificabili senza esitazione come capimafia, sono onorati e riveriti dalle autorità internazionali.

Aggiungiamo pure che tra gli accusati dovrebbero essere presenti anche esponenti della NATO, che ha commesso crimini documentati, come la distruzione della sede della TV di Belgrado o il bombardamento del treno di Grdelica Klisura, per il quale è stato smascherato un tentativo palese di alterazione delle prove. Ne ho già scritto al tempo della caduta del regime di Milosevic.

Sia dunque processato Milosevic, e con lui TUTTI i criminali delle guerre di Jugoslavia.
 

Alberto Cavallo, 1° aprile 2001

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