L'eredità del Kosovo


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Kosovo - un anno dopo

Manca meno di un mese all'anniversario dell'inizio della guerra del Kosovo. Ricordo bene come, un anno fa, mi dibattevo tra il timore che si potesse arrivare alla guerra aperta in Europa e la speranza che, dopo tutto, la ragione prevalesse.

Rileggendo quanto ho scritto prima, durante e subito dopo la guerra, sento di non dover apportare correzioni né, del resto, vere e proprie aggiunte. Posso soltanto dire che le cose sono andate esattamente come ci si poteva aspettare, senza pretendere di aver fatto previsioni con particolare abilità.

Era ovvio che la situazione si sarebbe deteriorata, e che la NATO si sarebbe trovata nell'impossibilità di sganciarsi e ritirare le truppe di occupazione senza scatenare ulteriori violenze. Era anche ovvio che la ricostruzione diventasse un grande affare, su cui le potenze vincitrici si sarebbero accapigliate: ne è un buon esempio l'episodio che ha portato alle dimissioni del vicecomandante italiano in Kosovo, costretto ad andarsene per aver detto quello che è ovvio, ossia che americani, tedeschi e inglesi pensano solo ad accaparrarsi il "business" della ricostruzione.

Nella mia analisi della guerra non avevo lasciato molto spazio agli aspetti legati all'attività criminale. Era stata una mia scelta deliberata, per evitare di formulare accuse poco fondate. Soltanto sull'UCK, vista l'ampia disponibilità di documentazione sui suoi legami con la criminalità, non ho addolcito i termini. Oggi però possiamo dire che è di dominio pubblico il fatto che l'Albania e il Montenegro sono le basi principali dei traffici illeciti in Europa: dalle sigarette all'eroina all'immigrazione illegale, specialmente il traffico di schiave del sesso.

Una domanda per i nostri governanti (italiani, europei, americani): si sono spese cifre sbalorditive e si è fatta una guerra con migliaia di morti per il Kosovo, perché non si agisce con una frazione almeno di quell'impegno contro la criminalità albanese e montenegrina? Qual è stato il peso delle motivazioni inconfessabili legate ai traffici illeciti sulla decisione di scendere in guerra?

Della situazione della popolazione serba, invece, non importa a nessuno. Una nazione è stata privata dei mezzi di sussistenza e abbandonata a se stessa. I telegiornali mostrano una piccola parte della violenza ancora in corso in Kosovo, ma nulla, assolutamente nulla della Serbia. Le uniche notizie giunte al pubblico occidentale in tempi recenti sono state quelle legate all'avvelenamento del Danubio, causato da un incidente in una miniera romena (gestita da una società australiana...). Le conseguenze della guerra di aggressione sono accuratamente nascoste all'opinione pubblica. Tra l'altro, nessuno mai ricorda il fatto che la Serbia ospita circa un milione di profughi, vittime della pulizia etnica compiuta da croati, bosniaci ed albanesi in Krajina, Bosnia Erzegovina e Kosovo.

La posizione ufficiale della NATO continua ad essere quella dichiarata al termine del conflitto aperto: il Kosovo deve restare una regione multietnica nell'ambito della Jugoslavia, con vasta autonomia rispetto al governo centrale. Nessuno dichiara di volere l'ulteriore frammentazione della Jugoslavia in staterelli etnici in costante fermento e probabilmente, aggiungo io visto l'andazzo, governati dalla delinquenza organizzata.

Peccato che le azioni della NATO abbiano trasformato il Kosovo in un territorio dove non si riesce a ripristinare un minimo di ordine civile, dove gli ex guerriglieri spadroneggiano terrorizzando la popolazione nonostante la presenza della KFOR. Si parla di multietnicità, ma quasi tutti i non albanesi se ne sono andati ed i pochi irriducibili che restano devono essere tenuti divisi dagli albanesi col costante intervento della KFOR: ogni giorno si segnalano scontri tra le etnie. Tra le intenzioni dichiarate dai governi occidentali e la situazione reale in Kosovo c'è una totale incompatibilità.

Negli ultimi giorni i militari americani hanno sequestrato ingenti quantitativi di armi ed equipaggiamenti ai guerriglieri albanesi che stanno cercando di portare il conflitto oltre l'attuale confine tra Serbia e Kosovo. Tutti sanno benissimo che certi leader albanesi vogliono creare la Grande Albania a spese della Serbia e della Macedonia, e possono essere fermati soltanto con l'uso della forza.

I sostenitori dell'intervento di un anno fa ora espongono complicati e sussiegosi ragionamenti su come gestire la situazione e come eventualmente sganciarsi con eleganza da una situazione impossibile. La verità è una sola e molto semplice: la NATO un anno fa ha scatenato una guerra di aggressione contro la Jugoslavia, trasformando una situazione difficile in un problema insolubile, dal lato umanitario. La NATO ha devastato la Jugoslavia e ucciso migliaia di persone innocenti (effetti collaterali),  per poi accorgersi che dopo un anno le violenze continuano e che l'unico modo per mantenere una parvenza d'ordine in Kosovo è occuparlo militarmente a tempo indeterminato con molte decine di migliaia di soldati, mentre la principale minaccia per la restaurazione della pace e dell'ordine continua ad essere il disciolto (?) UCK.

Per risolvere la situazione occorrerebbe cambiare prima di tutto l'interlocutore principale tra i leader albanesi, rivolgendosi ai moderati come Rugova e non ai guerriglieri dai legami ambigui come Hashim Thaci. Si dovrebbe poi individuare una soluzione che consenta la convivenza delle etnie: visto quanto è accaduto, non vedo altra possibilità che la spartizione del Kosovo. L'odio e la violenza hanno raggiunto, infatti, un livello tale che per alcune generazioni sarà impossibile restaurare un sistema di rapporti accettabilmente pacifici tra le diverse popolazioni, come quello che esisteva ai tempi di Tito.

La scelta di suddividere le entità multietniche in staterelli monoetnici, infatti, è stata fatta dall'Occidente, in particolare da Germania e USA, che dal 1991 in avanti hanno favorito il disfacimento della Jugoslavia. La Croazia ha espulso i non croati, la Bosnia è stata divisa etnicamente e tuttora è in stato di occupazione militare. I resti della Jugoslavia sono stati sottoposti ad attacco militare diretto per strapparne anche il Kosovo. I leader della NATO quando negano di volere una costellazione di staterelli negano l'evidenza.

Quello che è fatto, comunque, non si può disfare. Il Kosovo deve diventare uno staterello indipendente, eventualmente privato di qualche zona ancora abitata dagli ultimi serbi; cerchiamo almeno di fare in modo che sia governato da persone pacifiche e civili e non da individui bellicosi e sospetti di legami inconfessabili. Si intervenga poi per stabilizzare l'Albania restaurando anche in quello Stato la legge e l'ordine;  e non si dica che sarebbe un'interferenza negli affari interni albanesi, perché si è appena fatta una guerra con bombardamenti sui civili per interferire negli affari della Jugoslavia. Si prema sul governo del Montenegro perché si impegni a reprimere i traffici illegali; anche qui, non parliamo di interferenza. La criminalità albanese e montenegrina è una minaccia per l'Italia in particolare e per l'Europa in generale. Si aiuti poi la Macedonia a promuovere lo sviluppo economico ed a frenare le spinte nazionalistiche delle sue diverse etnie.

La Serbia di Milosevic, in tali condizioni, non sarà più una minaccia per nessuno. Il popolo serbo può riuscire a liberarsi per proprio conto da un regime screditato, che sopravvive soltanto perché può far leva sul nazionalismo, in una situazione come quella di oggi, in cui i serbi sono accerchiati e minacciati dal mondo intero.

Alberto Cavallo, 4-19 marzo 2000

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Pericoli per la pace e la democrazia

I recenti avvenimenti in varie parti del mondo mostrano come la situazione politica internazionale si stia deteriorando.

Mi ricollego a quanto ho già espresso il 18 luglio scorso, trattando delle conseguenze di più ampio respiro della guerra del Kosovo.

In primo luogo, le principali nazioni che fanno parte dell'ONU hanno chiaramente dimostrato l'impotenza e l'inutilità di tale istituzione, scatenando un conflitto non dichiarato in totale violazione della Carta delle Nazioni Unite. E' stato riaffermato il principio che nella politica internazionale vale esclusivamente il principio della forza: il giusto è l'utile del più forte, i trattati sono pezzi di carta.

La Russia ha immediatamente colto l'occasione per scatenare una campagna militare spietata contro la repubblica ribelle della Cecenia. Nonostante le proteste formali, l'Occidente ha assistito senza reagire, salvo l'eventuale appoggio segreto ai ribelli: neppure ora è pensabile un intervento armato diretto contro la Russia, e soltanto l'uso aperto della forza militare avrebbe potuto fermare il neo presidente Putin. Siamo di nuovo alla politica delle sfere d'influenza: la Russia di Putin tenterà di riacquistare quanto ha perso durante l'anarchia eltsiniana.

La Cina ha apertamente dichiarato di essere pronta all'uso della forza contro Taiwan.

Di questo passo, tra non molto l'ONU farà la fine della Società delle Nazioni di poco fausta memoria: morirà d'inedia, del resto gli USA non pagano né hanno mai pagato le quote ...

Anche la vicenda del nuovo governo austriaco mostra qualche legame con il nuovo assetto generale delle relazioni internazionali. L'Austria è una piccola nazione indifesa, quindi i soliti noti (USA+alleati europei) pensano di poter decidere chi deve governarla e chi no. Non provo alcuna simpatia per Joerg Haider, il presunto neonazista il cui partito è salito al governo a Vienna, ma sono molto preoccupato per il fatto che una nazione democratica sia minacciata pesantemente a proposito della composizione del suo governo. Preferirei anch'io che il partito di Haider non fosse al governo, ma spetta al popolo austriaco deciderlo. Parafrasando Voltaire, dico che Haider non mi piace affatto, ma sono pronto a lottare per il diritto degli austriaci di mandarlo al governo. Ricordiamoci poi che i liberal-nazionalisti austriaci a volte dicono cose preoccupanti, ma sono al governo da anni in Carinzia e nessuno li ha visti compiere azioni riprovevoli, anzi i rapporti delle autorità della Carinzia con le minoranze etniche sono buoni e la collaborazione con Stati e regioni confinanti (Slovenia e Friuli-Venezia Giulia) è anch'essa molto buona.

L'atteggiamento tenuto nei confronti dell'Austria dai soliti personaggi, gli stessi che hanno voluto la guerra contro la Jugoslavia, è molto più preoccupante di certe uscite di Haider. Questi signori sono pronti a calpestare qualsiasi principio di legittimità ed a manipolare l'opinione pubblica attraverso i media, distruggendo così le radici stesse della democrazia. La campagna di stampa contro Haider è una replica di quella contro Milosevic, con la differenza che Milosevic ha effettivamente gravi colpe, Haider no.

Non ho paura di Haider. Ho paura di Clinton, Albright, Blair, Cook ...

Alberto Cavallo, 4 marzo 2000

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E' vero, ci spiano

Da molto tempo circolava nel mondo, in particolare negli ambienti degli appassionati di complotti (conspiracy theorists), la notizia che i servizi segreti americani e inglesi disponevano di un perfezionatissimo sistema di ascolto e di intercettazione di ogni tipo di messaggio radio, telefonico e telematico in generale. Tale sistema avrebbe consentito loro di ascoltare virtualmente qualsiasi conversazione telefonica e di leggere qualsiasi fax o e-mail in ogni parte del mondo.

Io stesso, non molto tempo fa, nelle conversazioni al caffè mettevo in dubbio l'esistenza e persino la fattibilità di un tale sistema, dicendo che probabilmente esistevano soltanto sistemi limitati ed orientati a indagini specifiche. Pensavo anch'io, come molti, che il Grande Orecchio fosse una leggenda metropolitana.

Ora l'esistenza di Echelon è stata resa pubblica. La NSA americana ed i servizi segreti delle altre potenze anglosassoni (Canada, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda) dispongono veramente di un poderoso sistema interconnesso per l'intercettazione automatica di tutto quel che transita per l'etere. Questa rete, creata durante la guerra fredda, è utilizzata anche per spiare nientemeno che il Vaticano, e negli ultimi tempi serve principalmente a raccogliere informazioni di natura industriale e commerciale, per favorire le aziende degli Stati che la controllano.

L'aspetto più significativo è che questo sistema non appartiene né ai soli USA né alla NATO, ma alla comunità delle nazioni anglosassoni, in pratica gli USA e le nazioni di etnia anglosassone dell'ex Impero Britannico. Non sono coinvolte né la Francia né la Germania, né tantomeno Italia o Spagna (ci mancherebbe). Anzi, Francia e Germania sono oggi le principali vittime dell'attività spionistica di Echelon. Per fare un esempio, ora sappiamo che grazie ad Echelon la Boeing ha strappato al consorzio Airbus un ricco contratto per la fornitura di aerei di linea all'Arabia Saudita.

Altro che alleanze, altro che NATO! Le potenze anglosassoni sono segretamente alleate tra loro contro i loro stessi alleati!

Una tesi che va per la maggiore tra i complottisti è che i vertici dell'America e dell'Inghilterra, come eredi dell'Impero Britannico, sono controllati da una rete associazioni segrete che tirano le fila dei loro stessi governi. Il fine di questa rete sarebbe il dominio del mondo. Ho un certo ritegno nel riportare queste idee, miscugli di esoterismo, romanzi di cappa e spada e film di James Bond. Eppure in mezzo alle fantasticherie un po' paranoiche di certe persone esistono elementi di verità che non possiamo più scartare con noncuranza.

L'aspetto più desolante è che si dimostra ancora una volta come l'etnia e la cultura contino più di qualunque altra cosa, ed i pregiudizi sulle altre etnie e culture in modo particolare.

Ricordatevi sempre, cari connazionali, che per gli anglosassoni noi italiani siamo una razza inferiore, alquanto ridicola ma abbastanza decorativa, che ama cantare e suonare il mandolino, cucina bene, fa molto sesso, non lavora, non capisce nulla di tecnica ma molto di belle scarpe e abiti, è totalmente disorganizzata e generalmente imbelle; una razza da tenere comunque sotto controllo perché ha una certa inclinazione al traffico illecito ed all'omicidio, specialmente la sottorazza sicula.

Gli slavi, invece, sono comunisti (non si capisce che c'entri la razza con l'essere comunisti, ma per gli anglosassoni è così), tetri, crudeli, ubriaconi, mangiatori di bambini, salvo qualche femmina bionda che può innamorarsi dell'eroe anglosassone (dalla Russia con amore). Nel dubbio, meglio bombardarli. Notare che la definizione di "slavo" può subire distorsioni: nella percezione anglosassone i serbi sono russi e i polacchi non sono neanche slavi, forse perché in America ce ne sono molti e tutti possono vedere che non mangiano i bambini e sono simpatici.

Gli albanesi, dal punto di vista anglosassone, fino a circa un anno fa neanche esistevano. Oggi si sa che sono povere vittime innocenti dei crudeli slavi comunisti, e nient'altro.

Fermo qui la rassegna sui pregiudizi razziali, dopo aver citato doverosamente le etnie coinvolte nel tema iniziale di questa pagina, per tornare alle conseguenze della rivelazione di Echelon.

C'è una considerazione molto importante da fare. Io stesso sto scrivendo con strumenti hardware e software di progettazione in gran parte americana (forse qualche parte cinese). E' ben noto che il governo americano da anni interferisce con tutto ciò che riguarda la riservatezza dei dati: i microprocessori Intel contengono codici di identificazione, il software Microsoft contiene di tutto e probabilmente anche adeguati "cavalli di Troia" per lo spionaggio, i sistemi di crittografia ufficialmente approvati sono deliberatamente indeboliti se non dotati di porte di servizio (backdoors) per i servizi segreti USA.  Questi sono fatti. Chi tiene alla riservatezza dei propri dati non deve utilizzare tali sistemi. Per essere sicuri occorre utilizzare software verificabile, quindi software a codice sorgente pubblico. Oggi ne esiste più che a sufficienza, basta considerare il mondo Linux.

Le potenze anglosassoni ci spiano, dunque. Ma proprio gli anglosassoni ci hanno insegnato l'individualismo e l'amore della libertà. I migliori alleati nella difesa della democrazia e della libertà sono essi stessi americani e inglesi, tant'è vero che la maggioranza delle informazioni su cui mi sono basato per scrivere le mie pagine di politica internazionale vengono da loro.
Tutti gli uomini onesti e liberi del mondo sono di fatto alleati tra loro contro ogni genere di potere oppressivo, in particolare oggi contro l'instaurazione del nuovo Medioevo da parte dei potentati economici.

Occorre diffondere la verità e la conoscenza per controbattere l'ignoranza ed il pregiudizio, che sono armi efficaci in mano a chi vuole imporre il proprio potere su tutti noi.

Alberto Cavallo, 4 marzo 2000
 

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