Seconda parte: approfondimenti
Alla pagina generale sulla politica internazionale
Il primo articolo sulla "macchina della guerra", grazie all'aiuto di Adriano Autino e di Space Renaissance, ha avuto più dei soliti quattro o cinque lettori. È anche stato commentato in modo approfondito ed interessante da Pietro Immordino, trovate il commento qui.
Tutto questo mi ha incoraggiato a proseguire con la stesura di una seconda parte, che sviluppa quelli che nel testo originale erano soltanto accenni, ed integra i commenti di Immordino sviluppando ulteriormente i punti da lui sollevati.
Tengo conto inoltre di questa intervista all'esperto di politica internazionale, già ambasciatore e da tempo editorialista Sergio Romano. E' significativo che faccia riferimento anch'egli al famosissimo discorso del presidente Eisenhower, da me ampiamente citato nella prima parte.
Abbiamo visto nella prima parte quali siano le dimensioni delle più grandi industrie militari, di cui ho riportato fatturato, utile e numero di dipendenti.
L'influenza priva di garanzie di cui parlava Eisenhower esiste ormai senza ombra di dubbio. Le semplici dimensioni di questa macchina fanno sì che abbia un'influenza immensa sui decisori politici. Questa influenza è cresciuta negli anni, perché ovviamente accade di continuo che amministratori e dirigenti di queste aziende vadano a ricoprire incarichi politici, o viceversa. Lo stesso accade per gli alti gradi delle forze armate.
Quando ho detto che la sicurezza di Stati Uniti ed alleati è ben garantita, visto che producono l'85% delle armi, facevo dell'ironia. Come fa notare giustamente Immordino, questa asimmetria è causa di instabilità e conflitti, col risultato di diminuire anziché accrescere la sicurezza.
Infatti una parte della produzione non è destinata alla difesa nazionale, ma viene esportata anche verso paesi con regimi non troppo raccomandabili. Spesso quegli stessi paesi diventano poi apertamente nemici, o per un cambio di regime o per un cambio di rapporti politici. Accade infatti che gli stati più instabili spesso finiscano per accumulare ingenti arsenali provenienti da tutto il mondo. Ad esempio, l'Iraq di Saddam Hussein disponeva di armamenti di provenienza americana e francese, usati poi contro le forze stesse della Francia e degli Stati Uniti. Li aveva ricevuti quando era stato spinto ad attaccare l'Iran - che a sua volta era passato da filoamericano ad antiamericano in seguito alla rivoluzione khomeinista.
D'altro canto, se in tanti conflitti locali si impiegano grandi quantità di armi, il motivo è che c'è chi le produce, perché in quei paesi stessi si producono al massimo armi leggere.
E USA ed alleati producono l'85% delle armi, con prevalenza di quelle pesanti e sofisticate...
Non sarà quindi che si fomentano conflitti locali per favorire la vendita di armi?
Le armi di Daesh (IS/ISIS/ISIL) sono di produzione occidentale. Ne hanno rubate nei depositi degli eserciti regolari, ma ne hanno ricevute e probabilmente ne ricevono ancora da paesi inconfessabilmente amici.
USA ed alleati dicono di sostenere ed armare i "ribelli moderati" contro il governo siriano, e li hanno anche riforniti di armi.
Peccato che:
Come spiega Sebastiano Caputo sul Giornale (cito appositamento una fonte "di destra"), l'opposizione "democratica" si è schierata con lo stesso presidente Assad, di fronte ad una guerra aggressiva condotto da terroristi e sostenuta dall'estero.
Ma, un momento, non ci rendiamo conto dell'assurdità della stessa espressione "ribelli moderati"? Ci hanno tanto lavato il cervello che non ci rendiamo conto del significato delle parole: come può un "ribelle" essere "moderato"? Stiamo comunque parlando di chi si rivolta con le armi contro un governo legittimo!
Se usassimo le parole nel loro significato, dovremmo parlare al massimo di ribelli filooccidentali
Il fatto è, poi, che non esistono nemmeno in questo senso. La realtà della Siria si deve capire dalle fonti dirette, pensiamo ad esempio al racconto del giornalista Domenico Quirico, rapito nel 2013 dai ribelli di cui si fidava. Qui si trovano ad esempio alcune sue parole successive alla liberazione.
I ribelli siriani sono oggi un misto di fanatici e criminali comuni, qualunque etichetta si diano. A questi gli Stati Uniti hanno lanciato armi, questi vengono armati dai paesi filoamericani del Golfo.
Sono soltanto esempi: tutte queste armi si dovranno pur usare prima o poi. E' strano che una parte finisca nelle mani di terroristi e delinquenti? E che ci finisca con fini inconfessabili, per volontà degli stessi produttori?
Ripeto, non c'è nessuna giustificazione per la produzione di tanti armamenti nel mondo. Al tempo della Seconda Guerra Mondiale si mise in piedi una macchina colossale per combattere il nazismo, poi ci fu la guerra fredda, ma oggi non c'è nulla che giustifichi questa macchina infernale. Movimenti come Daesh avrebbero tutt'al più qualche pistola, se non circolassero tante armi. Ora hanno missili terra-aria e anticarro! I missili e i pick-up con le mitragliatrici, l'arma più micidiale della guerra di movimento nel deserto e semideserto, sono quelli forniti a suo tempo ai "ribelli moderati". Non aggiungo altro.
Vediamo però anche un altro aspetto: la presenza di Daesh non serve forse come argomento anche e soprattutto per convincere i governi occidentali a comprare altre armi? Infatti che cosa si fa contro Daesh? si bombarda, quindi occorrono aerei, bombe e missili.
Dunque la sconfitta di Daesh non è certo una priorità per chi produce armi.
L'industria ed il governo americano promuovono il famoso F-35, cacciabombardiere che ha già il primato di aereo più costoso della storia, pur essendo stato presentato come alternativa economica all'F-22 (uscito prematuramente di produzione per il costo insostenibile...). Rispetto ad esso porta meno armi, ha un solo motore invece di due, è anch'esso "stealth" (invisibile al radar), ma questo significa non portare carichi all'esterno, e costa sempre un'enormità. Ma per l'appoggio tattico a chi combatte come in Siria non servirebbe a niente, occorrono aerei come il vecchio A-10 o addirittura i C-130 in versione cannoniera volante, lenti ma robusti, con grande carico di armi e possibilità di restare a lungo in zona di attacco. I russi usano il Su-25, equivalente russo dell'A-10, e i vecchi Su-24. I moderni Su-34 in configurazione caccia scortano gli altri per evitare che si ripeta il caso del Su-24 abbattuto dai turchi. Ora gli aerei NATO non fanno più nulla in Siria.
O meglio, si è avuta notizia dell'attacco di due A-10 americani, non meglio chiarito (le informazioni dei giornali brillano sempre per superficialità e imprecisione). Circola anche una versione che potrebbe essere vera, su che cosa abbiano veramente colpito e perché, ma non la riporto per evitare accuse di complottismo, dato che è molto articolata e può sembrare inventata.
Tornando all'F-35, l'invisibilità al radar è relativa, recentemente ha circolato la notizia che i russi già fanno quello che io stesso pensavo: usano radar a lunghezza d'onda maggiore, che vedono anche gli aerei stealth americani. Semplice fisica: non si può rendere invisibile un aereo se la lunghezza d'onda del radar è abbastanza prossima alle dimensioni dell'aereo stesso. Un aereo "stealth" sarà pure invisibile (o meglio poco visibile) ai radar a microonde, ma non lo sarà mai a quelli in banda VHF.
Vale sempre la regola che nel mondo delle armi ad ogni soluzione apparentemente decisiva si trova una contromisura, in una spirale infinita. Un aereo che si basa sull'invisibilità rischia di essere presto obsoleto - e questo è il caso dell'F-35, che non è né veloce né manovrabile, si basa proprio sul fatto di non essere visto e di colpire a distanza di sorpresa con missili a lungo raggio (e ne porta pochi, non ha lo spazio a bordo). Ma se lo vedono è perduto, non può scappare né affrontare il nemico in combattimento manovrato. Come possiamo fidarci che manterrà i suoi vantaggi di invisibilità e capacità di colpire a distanza per tutta la vita operativa? I russi dicono che il loro sistema missilistico S-400 potrebbe individuare ed abbattere l'F-35 già ora.
Inoltre in zone d'operazione ristrette e congestionate di aerei di varia identità e provenienza non è semplicemente applicabile l'idea di restare invisibili e colpire a distanza: non si sa chi si colpirebbe! Occorre portarsi a distanza più breve, ma allora il vantaggio tattico di colpire a distanza non visti scompare. Tornano a valere le capacità di combattimento dell'aereo, che il lento e poco agile F-35 non ha.
Qui si trovano le dichiarazioni di un pilota secondo il quale l'F-35 non è in grado di affrontare il vecchio F-16, che dovrebbe sostituire.Vedere anche quel che dice questa ricerca della CNN.
Pertanto la scelta dell'F-35 va contro la sicurezza di chi lo sceglie. Si poteva assicurare la difesa aerea della nazione con aerei meno costosi e addirittura più efficaci.
L'Italia lo ha scelto anche nella versione a decollo corto e atterraggio verticale, necessaria per le portaerei italiane. Restano due fatti:
Se poi il nemico è del tipo di Daesh, per la parte aerea occorrono tanti cacciabombardieri economici, robusti e bene armati, non pochi costosissimi, delicati e poco armati. Ma all'industria conviene vendere il carissimo F-35, il cui programma di sviluppo e produzione complessivamente arriverà a 1 trilione di dollari (sì, mille miliardi). Per confronto, il programma Apollo completo per andare sulla Luna costò 22,9 miliardi di allora, circa 150 di oggi. Il programma F-35 costa quasi 7 volte il programma Apollo.
Tutta questa storia spiega come F-22, F-35 e loro simili servono soltanto per far spendere i governi. Per giustificarlo, occorrerà avere qualcuno da bombardare, evidentemente. E anche qualche altro paese a cui venderli, ad esempio l'Italia, che ha avuto lo zuccherino di montare in casa propria gli F-35 europei.
Resto dell'idea che un grande paese industriale garantisce meglio la sua difesa producendosi in casa le armi di cui ha effettivamente bisogno a scopo difensivo, come fa la Svezia. Per spendere meno ci si può consorziare: l'Italia stessa ha attuato programmi in comune con Germania e Gran Bretagna, da cui sono risultati il cacciabombardiere Tornado ed il caccia Typhoon, con il Brasile ha realizzato il cacciabombardiere leggero AMX. Questi programmi hanno almeno salvaguardato l'indipendenza industriale nel settore.
Il rapporto tra industria degli armamenti e imprese spaziali ha una lunga storia, che purtroppo non va nella direzione da me auspicata.
Il primo missile spaziale della storia fu il tedesco A4, realizzato dal gruppo di Wernher von Braun negli anni '40. In effetti, basandosi sul limite di 100 km di quota come soglia dello spazio esterno, il primo oggetto fabbricato dall'uomo che riuscì a raggiungere lo spazio fu un A4 lanciato da Peenemünde il 3 ottobre 1942. Per poter proseguire la sua attività nel contesto bellico in cui si trovava, il gruppo di von Braun dovette trasformarlo nel missile miitare V-2, poi prodotto in serie e lanciato su obiettivi Alleati. Per l'epoca era un'arma devastante, assolutamente impossibile da intercettare con la sua velocità ipersonica. Ma la guerra non fu decisa dall'eccellenza tecnica, bensì dalla potenza industriale americana. Il carro armato tedesco Tiger era molto superiore allo Sherman americano, ma l'America ne poteva costruire molti di più. Il caccia Messerchmitt 262 a reazione aveva una superiorità schiacciante sui caccia angloamericani, ma non importava di fronte al loro numero enormemente prevalente.
Curioso trovarsi a ricordare questo dopo aver raccontato dell'F-35, che viene giustificato appunto con il concetto di avere pochi mezzi costosi invece di molti economici.
La guerra sul piano tecnico fu decisa dalla pura capacità produttiva, che appoggiò il fattore decisivo: i soldati sul terreno. Non dimentichiamo infatti l'altro fattore, in realtà quello più importante che decise il conflitto, il sacrificio dei soldati russi che esaurirono le forze tedesche in scontri sanguinosissimi, a partire dall'assedio di Stalingrado.
Poi lo sviluppo dei missili fu condotto prevalentemente a scopo militare, nel corso della guerra fredda tra Stati Uniti ed Unione Sovietica. Anche la "corsa allo spazio" era vista con un chiaro risvolto militare. Gli astronauti erano inizialmente tutti militari, sebbene la NASA sia sempre stata un'agenzia civile, perché si dava più importanza all'addestramento di tipo aeronautico ma probabilmente anche per altri motivi... Il primo civile che volò nello spazio fu il geologo Harrison Schmitt su Apollo 17, l'ultima missione lunare.
Così i programmi spaziali furono condotti fin dall'inizio con criteri simili a quelli dei programmi militari. Tra le conseguenze vi fu il modo particolare di gestirne il costo: si entrò subito nella spirale dei costi crescenti tipica del settore delle armi, tanto che andare nello spazio fino a poco tempo fa era proibitivamente costoso.
Il settore spaziale seguì la sorte di quello delle armi, trasformandosi in un meccanismo per consentire alle aziende del settore di fare enormi guadagni e perdendo lo scopo: come le armi non servivano più per la sicurezza nazionale ma per far spendere il governo a favore dell'industria, così le imprese spaziali divennero un modo per spillare quattrini col pretesto delle scienza - chiaramente di attività economica reale non si poteva parlare. Come nel settore militare, lo stato paga e l'industria incassa, lo scopo iniziale e tuttora preteso e portato come giustificazione nel concreto si perde...
Lo Space Shuttle è l'esempio più clamoroso di questa situazione: col pretesto di cercare di risparmiare si realizza una macchina enormemente complessa e costosa, che richiede di instaurare un'enorme struttura di supporto e fa circolare cifre immense - all'inizio il "traghetto spaziale" non aveva nemmeno un punto di arrivo nello spazio, perché il budget era già esaurito... Poi con la collaborazione internazionale si è arrivati alla ISS, costruita con un numero impressionante di lanci - dato che lo Shuttle poteva portare solo 25 t di carico per volta. Se fosse stato ancora disponibile il Saturn V dei voli lunari, carico utile in orbita bassa 130 t, sarebbe occorso un quinto dei lanci.
In effetti la prima stazione spaziale americana è stato lo Skylab, lanciato proprio con un solo lancio del Saturn V - in effetti era un terzo stadio del Saturn V trasformato, non dovendo andare sulla Luna il terzo stadio diventava il carico utile, e che carico!
La NASA aveva addirittura studiato di far atterrare un terzo stadio Saturn V sulla Luna per usarlo come base permanente: il terzo stadio aveva infatti il compito di dare anche l'impulso finale all'Apollo verso la Luna, uno addirittura ce lo fecero schiantare per un esperimento sismologico, che prevedeva la misura delle onde sismiche provocate dall'impatto tramite i sismografi portati dagli astronauti. Il terzo stadio poteva essere adattato per atterrare sulla Luna propulsivamente, come oggi fa il Falcon 9 sulla Terra. Ma tutto il programma fu cancellato e la formidabile esperienza fatta con i viaggi lunari fu perduta. Prevalse l'idea di fare un nuovo veicolo "meno costoso" che invece alla fine risultò più costoso e meno efficace - vedi sopra F-22 e F-35!
Oggi si sta aprendo, invece, l'accesso allo spazio come industria civile. Quindi si applicano le logiche del settore civile, dove risparmio vuol dire davvero risparmio, dove si fanno gare veramente competitive e così via. Dove l'investimento deve rendere, non si possono gonfiare i costi, perché non paga lo stato in base a principi non di tipo economico!
L'industria aerospaziale "vecchia", che produce armamenti e anche veicoli spaziali ma col criterio degli armamenti, mantiene comunque capacità tecniche che si possono e anzi si devono ricuperare. Non è realistico né opportuno che un'industria così importante sia fatta chiudere. La possibilità di partecipare alla rivoluzione dello spazio come luogo dove fare attività economica si lega però ad una trasformazione che può avvenire o anche no. Per evitare sconvolgimenti e per evitare gli effetti politicamente destabilizzanti del settore militare occorre che i governi cambino radicalmente atteggiamento e favoriscano questi sviluppi.
Ma gli interessi consolidati che vorrebbero mantenere la situazione precedente sono fortissimi ed il rischio che provochino un conflitto mondiale è assolutamente reale. Elon Musk, il geniale imprenditore che ha creato SpaceX, ha dichiarato pubblicamente che i suoi piani per andare su Marte sono messi a rischio principalmente dalla possibile Terza Guerra Mondiale, ed ha ragione.
Gli sviluppi in corso nel settore spaziale sono promettenti. La NASA ha assegnato un nuovo contratto per i rifornimenti alla ISS a tre diverse Società: oltre alla conferma di SpaceX e Orbital, ha ricuperato Sierra Nevada che era stata scartata per il trasporto degli equipaggi. Questo secondo me è estremamente positivo: abbiamo più industrie attive con ordini garantiti. Agenzie governative come la NASA devono agire esattamente così: dare modo alle nuove industrie di crescere con contratti assegnati con criteri da normale settore industriale, e non con i vecchi contratti opachi a prezzi gonfiati, lasciando che i privati fabbrichino i veicoli e li gestiscano autonomamente ed in competizione tra loro.
Purtroppo il Congresso sta costringendo la NASA a spendere cifre ben superiori per il progetto SLS, un lanciatore non ricuperabile basato sulla tecnologia dello Shuttle addirittura degradata - si farà una versione non riutilizzabile dei motori dello Shuttle, che invece duravano per più missioni. E' la logica del settore militare che abbiamo visto prima. Lo scopo di tale lanciatore sarebbero i voli interplanetari, ma non si sta facendo niente per renderli possibili: occorrerebbe sviluppare tutti gli altri elementi, veicoli spaziali adatti per andare su Marte ad esempio. La navicella Orion non lo è, va bene solo come "scialuppa" di un veicolo del genere. Si ripete un caso analogo a quello dello Shuttle, un traghetto nato senza un porto di destinazione.
Intanto SpaceX sta sviluppando privatamente il Falcon Heavy, che dovrebbe volare già quest'anno, con capacità di carico più che doppia rispetto allo Shuttle, inferiore solo al vecchio Saturn V. Ed ha già dimostrato di poter far atterrare il primo stadio del Falcon 9 alla base di partenza, sviluppo enormemente importante per ridurre realmente i costi dell'accesso allo spazio. Il Falcon Heavy nasce già con la caratteristica di poter ricuperare tutti gli elementi del primo stadio.
La misteriosa Blue Origin del fondatore di Amazon, Jeff Bezos, procede nel suo cammino di sviluppo di cui veniamo regolarmente ad avere notizie soltanto dopo ciascun esperimento- IL suo veicolo suborbitale ha già fatto il primo volo ripetuto, con il completo riutilizzo sia del lanciatore sia della capsula. La rivalità con SpaceX è evidente e sottolineata con scambi di battute sui social, ma per un osservatore obiettivo è un ottimo segno di maturazione del settore.
Anche la vitalità persistente del progetto Dream Chaser di SNC, ora adottato anche dalla NASA per trasporto materiali alla ISS, come abbiamo sottolineato va in una direzione molto positiva.
Il progetto più avanzato di tutti potrebbe essere però europeo: la britannica REL continua lentamente ma senza a soste a procedere con lo Skylon. Si tratta di uno spazioplano a decollo orizzontale, capace di decollare ed atterrare come un aeroplano normale, con motori di tipo combinato che operano inizialmente come turboreattori con l'aria atmosferica per poi convertirsi in razzi oltre Mach 5. Sembra fantasia ma ha basi concrete e se ne sperimenta un particolare per volta. Ora è stato raggiunto un accordo con BAE Systems, la terza industria della classifica che abbiamo pubblicato la volta scorsa, per lo sviluppo del rivoluzionario motore Sabre. La sinergia che mi auguravo almeno in questo caso si sta realizzando.
Nel frattempo impazzano le polemiche politiche sull'uso di motori russi da parte della United Launch Alliance, il consorzio Boeing-Lockheed (consorzio tra la prima e la seconda industria degli armamenti, faccio notare) che aveva finora il monopolio dei lanci spaziali militari. Perché i lanciatori ULA hanno costi a lancio molto alti, ma il loro razzo base, l'Atlas V, usa motori russi per risparmiare, e non hanno nemmeno un'alternativa. Per sviluppare un nuovo motore chiedono molto tempo e denaro (chissà come ha fatto la SpaceX a sviluppare i suoi motori in casa con costi e tempi enormemente inferiori...). D'altra parte la destra schiuma di rabbia vedendo dipendere i lanci militari americani dalla fornitura di motori russi...
Un perfetto esempio di come le azioni di individui e gruppi seguano solo la logica perversa della macchina industriale militare e della politica, giungendo a risultati aberranti che sarebbero ridicoli se non minacciassero concretamente l'umanità tramite la diffusione dei conflitti e la sottrazione di risorse allo sviluppo pacifico. Ognuno fa la sua parte in base al suo interesse personale, ed i risultati sono questi.
Storicamente queste situazioni finiscono per esaurirsi in quanto le posizioni di privilegio generano inefficienza, fino al punto di far crollare tutto il meccanismo. Il problema è che il crollo può travolgere ora il mondo intero.
Qualche indizio di questo si vede: la Russia, avendo perso la guerra fredda ed avendo attraversato una crisi profondissima, si sta risvegliando più efficiente e combattiva di un mondo "occidentale" che invece affonda nella sua inefficienza e viltà. Se si spendono miliardi negli F-35 ci si trova senza nulla da opporre ai Su-34 e Su-35, fatti con criteri molto diversi da chi doveva cercare l'efficacia per sopravvivere. Così è un fatto che la Russia è totalmente padrona del cielo siriano e bombarda come vuole i ribelli finanziati e armati dai Sauditi, USA e Turchia, consentendo al presidente Assad di riconquistare il territorio perduto. Il conflitto è stato scatenato appunto dalla ribellione al governo siriano finanziata ed armata da occidente e regimi del Golfo. Il popolo siriano fornisce i morti, sotto le bombe o affogati nel Mediterraneo per sfuggire al conflitto.
Il rischio che ne possa scaturire un conflitto globale è alto, siamo protetti soltanto dall'avversione al rischio di tanti leader politici, a partire dai nostri italiani. Ma ci sono in giro troppi leader con molte armi e denaro e poco buon senso per poter stare tranquilli, pensiamo alla Turchia o all'Arabia Saudita. Ed anche a certi senatori americani.
In questi giorni si parla appunto di un possibile intervento di Turchia e Arabia Saudita con truppe di terra in Siria. Dichiarano che sarebbe contro Daesh, ma è fin troppo ovvio che sarebbe in suo soccorso contro la coalizione che la sta combattendo veramente e che in questo momento sta prevalendo.
Questo intervento potrebbe portare a scontri diretti con la Russia e quindi ad un allargamento potenzialmente mondiale del conflitto. Non dimentichiamo che la Turchia è un paese della NATO e l'Arabia Saudita è un alleato di ferro degli USA.
Di fronte a tutto questo, ho firmato l'appello per l'uscita dell'Italia dalla NATO che secondo me non ha più senso, come dice appunto non un "complottista" ma Sergio Romano.
Sono infatti convinto che la NATO non sia più una garanzia di sicurezza ma al contrario un elemento di destabilizzazione della situazione mondiale, basta vedere come la Turchia la sfrutti per fare i fatti propri con una garanzia di protezione, rischiando di coinvolgerla in conflitti di vastità crescente. Mentre la macchina industriale militare americana la usa per i suoi affari, com'è ovvio. Penso anche che l'Unione Europea debba dotarsi di una struttura militare propria e acquisire le caratteristiche di uno Stato, o altrimenti sciogliersi anch'essa - e vedo molto più probabile la seconda alternativa.
Siamo evidentemente ad un bivio: i prossimi anni ci possono portare all'apertura verso una nuova area di sviluppo umano, con l'affermazione dello spazio extraterrestre, con le sue infinite risorse, come area in cui l'umanità può espandersi invece di far collassare il pianeta Terra, oppure possono vedere la deflagrazione di un conflitto globale senza limiti, che potrebbe portare alla fine se non dell'umanità almeno probabilmente della civiltà come noi la conosciamo.
Molti sono gli elementi che possono favorire l'una o l'altra di queste ipotesi estreme. Su tutte prevale la qualità della leadership mondiale, politica ed economica. Non si può più accettare che argomenti di tipo economicista e la pura e semplice influenza del denaro prevalgano su considerazioni etiche. Abbiamo parlato della nefasta influenza della macchina industriale militare, si dovrebbe anche parlare dell'influenza altrettanto nefasta dei potentati petroliferi, oggi ancora più pericolosi perché feriti dal crollo, da essi stessi causato, del prezzo dell'oro nero, non più così luccicante. Ed infine occorrerebbe trattare di un terzo tipo di influenza malefica economico-politica che affligge le sorti umane: la criminalità organizzata che oggi è anch'essa un potere transnazionale tale da influenzare le sorti del mondo.
Su tutto si erge il potere finanziario incontrollato, dove si incontrano tutti gli elementi negativi che oggi ci minacciano.
Non mancano dunque gli argomenti da approfondire, dopo questo assaggio su armi e spazio. Come e quando potrò, continuerò a dare il mio piccolo contributo. Vorrei che almeno servisse come seme per lo sviluppo di una maggiore consapevolezza, che porti alla coscienza collettiva quei fatti e quelle situazioni che non sono affatto tenuti segreti, ma soltanto ignorati dai media e dal grande pubblico a cui si rivolgono.
Alberto Cavallo, febbraio 2016