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Il bavaglio sulla Rete e la possibile fine di Eurinome
Eurinome forse destinata ad emigrare o morire, mentre nasce il
Partito (Anti)Democratico
Pagina pubblicata il 20 ottobre 2007
Indice
Alla pagina generale sulla politica italiana
Sempre più dissidente
Nel 2004 scrissi un articolo in cui dichiaravo di sentirmi un
dissidente e commentavo il libro di Paolo Flores d'Arcais, "Il
sovrano
e il dissidente", accogliendo la sua tesi secondo la quale una vera
democrazia è un'aristocrazia di massa. Ai tempi della guerra del
Kosovo sentivo questo sito come un samizdat nella vecchia Unione
Sovietica - l'espressione di qualcuno che era fuori dal sistema. Senza
essere un estremista, anzi scoprendo con stupore che un
liberaldemocratico in Italia deve allearsi con la sinistra estrema per
difendere principi elementari di democrazia.
Ora, con la nuova proposta di legge sull'editoria, questo sito potrebbe
essere costretto a chiudere. Il disegno di legge sull'editoria
approvato dal
Consiglio dei
Ministri prevede la registrazione obbligatoria di tutti i siti (il ROC,
registro operatori della comunicazione), con pagamento di imposta di
bollo, necessità di un direttore responsabile iscritto
all'ordine dei
giornalisti e di un editore, insomma la sostanziale equiparazione di
qualunque sito non banale ad un giornale. Per chi vuole
conoscere i dettagli, consiglio di leggere l'articolo di Manlio
Cammarata sul suo
sito. e l'articolo di Punto Informatico.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Ricardo Franco Levi,
principale autore del D.D.L., avrebbe affermato che "non intende
colpire i ragazzi o i siti amatoriali". Io non sono un ragazzino e
nemmeno un
giornalista, però. Io sono un cittadino libero che pubblica su
Internet ciò che pensa, sotto la propria responsabilità,
e non considera "amatoriale" ciò che fa. Il DDL è
formulato in modo tale da potersi applicare a qualunque sito, come
Eurinome, tratti anche di attualità, pur non essendo un
"giornale". Costituirebbe una vera e propria arma contro il
dissenso su Internet, che forse non verrebbe usata sistematicamente, ma
soltanto contro chi desse veramente fastidio al governo. Il fatto
è che non si può tollerare neppure l'esistenza in forma
di minaccia di un tale provvedimento legislativo.
Chiarisco fin d'ora che non registrerò mai il sito su nessun
registro del governo né assolderò un giornalista
professionista come direttore responsabile, perciò se questo provvedimento passerà,
chiuderò il sito e appena possibile lo riaprirò
all'estero, in qualche paese rimasto un po' più democratico. Valuterò
se attendere multe o denunce oppure anticiparle chiudendo subito.
Si tratta di una proposta di legge approvata nel mese di agosto, quando
i politici fanno le porcherie più grosse pensando che i
cittadini essendo in vacanza non se ne accorgano. Però qualcuno
se n'è accorto prima che si compisse l'iter parlamentare,
cosicché abbiamo ancora qualche speranza che la norma non
divenga legge. Se invece passerà, l'Italia verrà a
trovarsi nelle condizioni della Cina, un Paese dove la libertà
di espressione è in pratica inesistente e Internet è
sotto il controllo del governo. Del resto siamo l'unico paese
democratico in cui esiste l'Ordine dei Giornalisti, voluto dal fascismo.
E questo avviene sotto il governo della sinistra! Evidentemente questa
sinistra somiglia al Partito Comunista Cinese... E' evidente
l'intenzione di colpire i siti indipendenti ed i blog, che stanno dando
molto fastidio...
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Il Partito (Anti)Democratico
Si sono svolte il 14 ottobre 2007, in un clima per me preoccupante, le
primarie del sedicente Partito Democratico. Affermano che abbiano
partecipato più di tre milioni di persone. Può essere
vero, dato che si devono includere gli attivisti dei diversi partiti
che convergono nella nuova formazione, i loro familiari, molte persone
che temono soprattutto la destra berlusconiana e accettano qualsiasi
cosa in cambio, molti che hanno un interesse specifico ed infine quelli
che ci credono ancora. Ma si è trattato di una
triste manovra di falsa
legittimazione democratica per una formazione che nasce imposta
dall'alto per salvare quella parte del regime che si fa chiamare
centrosinistra. D'altra parte è stata evidente la
mobilitazione
dei media ufficiali a favore dell'evento, dalle televisioni di Stato ai
giornali, in prima fila la Repubblica che in qualche modo sembra
l'organo ufficiale del nuovo partito.
Il termine "primarie" viene dagli Stati Uniti, dove però
esse sono un confronto reale tra candidati alternativi tra
loro. Al di là dei difetti del sistema americano, dei quali ho
parlato più volte, almeno laggiù gli elettori fanno una
scelta. Qui la scelta non c'era, era totalmente finta: era stato
già deciso che avrebbe vinto Veltroni, tanto che gli altri
candidati erano presenti pro forma. Rosi Bindi ha dichiarato:
"se non
fossi stata candidata avrei senz'altro votato per Walter". E' molto
evidente che c'era un solo candidato vero, quindi s'è trattato
di elezioni di tipo sovietico o, al giorno d'oggi, cinese.
Se, com'è probabile, le prossime elezioni politiche si
svolgeranno con la legge oggi in vigore e applicata per le ultime, la
nascita del P.D. significa semplicemente che gli elettori di sinistra
dovranno votare un unico listone bloccato scritto dai vertici del
partito senza poter nemmeno scegliere tra Margherita e DS, com'è
avvenuto l'ultima volta. In pratica gli elettori di sinistra non
avranno nessuna scelta, a parte la possibilità di votare i
partitini estremisti. E' davvero il caso di associarsi alla proposta di
Beppe Grillo, che sia imposta per legge la possibilità di
scrivere una preferenza esplicita sulla scheda elettorale! Almeno
potremo scegliere noi chi favorire all'interno della lista, invece di
subire totalmente la scelta della segreteria del partito, che ora
diventa partito unico per di più.
Nel 2005 io partecipai alle primarie dell'Unione, perché ritenni
che fosse necessario rafforzare la possibile alternativa a Berlusconi.
Peraltro non votai Prodi ma un altro candidato. Non ho invece
partecipato a quelle del sedicente Partito Democratico, che considero
frutto di una manovra del tutto antidemocratica, che mira a consolidare
il dominio dei vertici partitici su quello che soltanto per ironia
ormai possiamo chiamare "popolo sovrano".
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Che fare?
Oggi possiamo soltanto resistere individualmente, e adoperarci
collettivamente attraverso tutti quei movimenti che non si rifanno al
sistema di potere che domina l'Italia. Pur non condividendo parte delle
posizioni e del linguaggio di Beppe Grillo, lo considero utile come
spina nel fianco di questo che ormai possiamo chiamare regime.
Chiaramente la sedicente Casa delle Libertà non è
un'alternativa al sedicente Partito Democratico. Notate l'uso
orwelliano del linguaggio: chi mette nel proprio nome le parole
"libertà" e "democrazia" agisce in senso esattamente opposto,
così come in 1984 il Ministero dell'Amore era quello che
curava la repressione del dissenso e tra l'altro dell'amore stesso.
Comincio a pensare che alle prossime elezioni politiche si dovrebbe
proclamare uno sciopero generale del voto, o forse meglio un
annullamento di massa delle schede. Potremmo scrivere una frase, o
tracciare un simbolo, non volgare ma comunque chiaro.
Occorrerebbe organizzarsi per diffondere quest'idea, penso che
l'annullamento sia più efficace: pensate ad un'alta affluenza
alle urne accompagnata da una clamorosa percentuale di schede annullate
(non bianche, per carità, ve le compilerebbe qualcun altro!). Il
voto per liste di disturbo non è mai stato efficace, per non
sembrare schierato con qualcuna di esse non si potrebbe fare propaganda
adeguata. Comunque non è da escludere a priori, si tratta di
vedere quali liste saranno presenti.
Riflettete cittadini: alle prossime elezioni (dall'aria che tira
sono prossime davvero) vi propongo di non votare assolutamente
né per il sedicente Partito Democratico né per la
sedicente Casa delle Libertà (che si presenti unita o divisa,
non importa). Se non ci sarà nessun altro da votare
accettabilmente, annullate la scheda.
Alberto Cavallo - 20 ottobre 2007
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