Un intervento illegale ed irragionevole


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Ultimo aggiornamento: 19 ottobre 2002 (rettifica)

Alla pagina indice sulla politica internazionale



Ho rettificato le mie posizioni. In una nuova pagina commento i miei errori di interpretazione sui fatti dell'Afghanistan, errori che ho compreso dopo essermi maggiormente documentato ed averci alquanto riflettuto. AC - 19 ottobre 2002.


Sono felice di ospitare in questa pagina il commento di una visitatrice, che esprime una critica alle posizioni da me espresse sulla legalità (oltre che sull'opportunità) dell'intervento angloamericano in Afghanistan, con una mia breve risposta. Grazie Carmen, di aver scritto e di aver accettato che il nostro scambio di opinioni sia pubblicato, aiutandomi anche a tenere vivo il sito ...

Il 25 novembre 2001  mi scrive Carmen Gallus:

Caro Alberto Cavallo, poco prima dell’inizio di questa ennesima disgraziata guerra mi è capitato di incontrare il tuo sito e di condividere con gioia il pensiero approfondito e non schematico con cui analizzi le questioni politiche.

Vengo al punto. Ho letto con vivo interesse le tue considerazioni sulla guerra in corso. Ancora condivisibili  e preziose le considerazioni generali sul conflitto, sull’identità del nemico, sulle bombe su bombe. Ma ci sono alcuni fondamentali punti sui quali ti discosti dal pensiero pacifista corrente non , come sempre, per il particolare approfondimento,  ma bensì per alcuni assunti a mio avviso insostenibili. Poiché ho tanto apprezzato la mente umana collegata al cielo stellato, mi sento quasi in dovere di comunicare il mio parere alla ricerca di una soluzione.

Il primo punto di dissenso riguarda la legittimità del conflitto in corso.

In primo luogo, se è vero che le risoluzioni Onu contro il terrorismo riconoscono il diritto intrinseco all’autodifesa, non lo possono fare altro che in conformità della Carta dell'ONU, che  all’art. 51 prevede sì il diritto all'autodifesa, ma lo prevede come misura provvisoria  fintantoché il Consiglio di sicurezza non sia in grado di adempiere alle funzioni, che ad esso soltanto sono affidate dalla Carta, di ristabilimento della pace.

In secondo luogo, le risoluzioni dell’Onu contro il terrorismo non fanno menzione di un attacco militare contro l’Afghanistan come mezzo per ristabilire la pace, bensì genericamente usano la formula di affermare la necessità di combattere con tutti i mezzi il terrorismo. Chi sostiene la legittimità della guerra  pretende che in tale generica formula sia implicitamente compreso di  tutto e di più, come attacchi e bombardamenti ad Afghanistan, magari Iraq,  e quant’altro. E’ ciò mai possibile?

In terzo luogo, l’applicazione dell’Art. 5 del Trattato Nato, per sua espressa previsione,  è sempre da intendersi in conformità con quanto previsto dalla Carta dell’ONU, di cui le nazioni Nato fanno parte.

In quarto ed ultimo luogo, sappiamo che le Carte si stravolgono e si interpretano a seconda delle esigenze della politica, perciò è anche inutile stare a discettare se questa guerra sia legittima o meno dal punto di vista del diritto internazionale. Però è chiaro che se ci si trova adesso coinvolti in questa guerra portata avanti da singole nazioni con il beneplacito o almeno l’ impacciato silenzio  dell’ONU, ciò significa soltanto che l’ONU ha rinunciato a svolgere il compito per il quale era stata costituita, e cioè quello di tentare una composizione super partes, collettiva e internazionale delle controversie, come mezzo per superare e prevenire le guerre. O meglio, gli stati hanno rinunciato all’ONU. E questa ne è una ulteriore e decisiva conferma, dopo la guerra del Kossovo,  col risultato che sicuramente viviamo in un mondo sempre meno sicuro.

Credo che il modo sbrigativo con cui tu, e molti altri con te,  affermano la legittimità del conflitto, stia proprio nell’orrore verso il cinismo di colossali proporzioni  che si è espresso nell’azione delle due Torri,  e negli obblighi morali e nell’istinto di difesa suscitati da questo orrore, che si sentono prevalere su ogni altra considerazione di legalità o di diritto.
In realtà il diritto serva proprio a mantenere  il raziocinio quando il coinvolgimento emotivo stravolge ogni capacità di lucida reazione.

Siamo in guerra! col punto esclamativo, questa è la conseguenza di questa azione aldilà di qualsiasi contatto umano, emotivo o razionale che sia… Intervengono oggi i principi basilari della difesa…. I pacifisti non hanno preso contatto con questa realtà.

E’ vero che ci troviamo di fronte ad uno scontro ad un livello di pericolosità come non mai. Perché è tramontata ogni parvenza di diritto internazionale capace di tener sotto controllo la situazione, con dei nemici mortali agguerritissimi che sicuramente odiano gli europei non meno degli americani. E che anche noi , tutti i popoli del mondo occidentale, ci siamo dentro, questo è fuor di dubbio.

E’ vero che si tratta di una “minaccia letale per la nostra collettività”. Tuttavia proprio per questo noi popoli del mondo occidentale dovremmo pretendere dai nostri governanti non la cieca difesa dei “nostri” interessi, ma un forte esercizio di ragionevolezza.

E il secondo punto di dissenso riguarda la ragionevolezza di questa guerra.

A mio avviso la ragionevolezza richiede in modo forte  un ritorno alla legalità sotto l’egida dell’ONU (con una contemporanea dichiarazione di impegno verso una sua  riforma in senso democratico entro una scadenza ravvicinata) allo scopo di:
o Ottenere una condanna dei bombardamenti a causa della loro scarsa efficacia in confronto al grave prezzo in termini  umanitari
o Organizzare una forte azione coordinata di polizia internazionale e intelligence  per isolare e catturare i terroristi, che comunque vanno puniti, ovunque essi si trovino, con la collaborazione degli stati che li ospitano
o Assicurare il ritiro delle forze americane dall’Asia e la nascita di uno stato palestinese come presupposti politici per la pacificazione del mondo islamico

Non possiamo, stretti dalla necessità, far nostri interessi e ideali che non condividiamo. Noi popoli che ci troviamo nel primo mondo dentro un ordine che sicuramente ci favorisce, rispetto a coloro che ne stanno fuori, dovremo evitare di identificarci con le necessità della politica per stare svegli e guardare innanzitutto la realtà quale è.
La realtà qual’è è che la guerra ci ripugna e ci fa orrore, che nostro supremo desiderio è quello di vivere in pace, e che siamo davvero  disposti a rinunciare al controllo delle risorse del pianeta in favore di una condivisione più equa, nell’obiettivo finale di un raggiungimento della pace mondiale. Mi speghi quale mordente mantiene il terrorismo sui popoli arabi se veramente gli USA rinunciano sotto pressione internazionale alla loro volontà di controllo, aldilà di quelli che possono essere gli obiettivi a breve e lunga scadenza di Osama e compagni?
La realtà qual è, è che chi veramente è disposto a tutto per mantenere il controllo del potere politico ed economico sono i portatori dei grandi interessi, e non i popoli, né europeo né credo americano. E per questo i popoli non possono identificarsi con il potere e subire la necessità della guerra, ma devono stare svegli  e porre condizioni e denunciare ciò che accade.

Mi rendo conto di quanto tutto ciò sembri ingenuo, ma penso che occorra riavvicinarsi alla ingenuità nel suo senso etimologico, che è la qualità dell’uomo libero. (E della donna ancor di più).
Grazie dell’ascolto. Se vuoi, rispondimi.
 

Cara Carmen,
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Ho letto i tuoi commenti e trovo che sono ben formulati. Tuttavia provo a spiegare perché rimango dell'idea che la guerra in Afghanistan, a maggior ragione per come si è svolta finora, non è illegittima.

Se vogliamo restare sul piano puramente "legale", dobbiamo notare che il governo dell'Afghanistan riconosciuto da tutte le nazioni e dall'ONU, quindi il governo che manda il proprio rappresentante a New York, è quello dell'Alleanza del Nord, capeggiato da Burhanuddin Rabbani.

L'intervento militare angloamericano, quindi, non è un attacco "all'Afghanistan", ma ad un'organizzazione militare che si era illegalmente impadronita di gran parte del Paese. Le forze aeree e terrestri americane ed inglesi hanno appoggiato i legittimi rappresentanti dell'Afghanistan nella lotta contro i talebani, applicando la risoluzione dell'ONU contro il terrorismo. L'articolo 51 si riferisce a conflitti tra Stati, e quindi non è applicabile: qui è avvenuto un intervento all'interno di uno Stato, col consenso dei suoi legali rappresentanti (Alleanza del Nord) contro organizzazioni avverse al legittimo governo.

Sarebbe del tutto diverso se venisse attaccato l'Iraq, Stato sovrano membro dell'ONU. In effetti le azioni militari svolte negli ultimi anni dagli americani sull'Iraq (attacchi ripetuti a postazioni contraeree) sono del tutto arbitrarie ed illegittime.

Per quanto riguarda la NATO, è stata esplicitamente richiesta l'attivazione dell'articolo 5 e tutti i Paesi membri hanno approvato.

La posizione che ho assunto non è affatto emotiva, anzi è il risultato di una sofferta meditazione, che teneva anche conto di molti altri fattori. Penso perfino che gli ultimi eventi possano concretamente porre fine ad una guerra durata più di vent'anni. Oggi sulla poltrona che era di Madeleine Albright c'è Colin Powell, per fortuna. Nessun governo sembra oggi avere interesse ad alimentare il conflitto in Afghanistan, si è creata una convergenza di posizioni politiche ed interessi che può determinare la pace.


Dopo un anno, ammetto che avevo torto. L'attacco all'Afghanistan, se cavillosamente si poteva considerare legale, era comunque qualcosa di completamente estraneo ad una vera lotta al terrorismo, come del resto si deduceva già dall'analisi di allora, bastava trarne le conseguenze invece di lasciarla incompiuta. A.C. 19 ottobre 2002.


Alberto

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