Un intervento brutale e dall'esito incerto


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19 ottobre 2002

Alla pagina indice sulla politica internazionale
 

Una doverosa rettifica

L'anno scorso, dopo la tragedia degli attacchi terroristici di New York e di Washington (chissà perché, del secondo non si parla mai, tutti parlano solo delle Torri Gemelle...), quando gli USA attaccarono l'Aghanistan talebano, mi schierai in favore dell'intervento, sia pure con certe distinzioni. Ero sinceramente convinto di alcune cose: che il regime talebano dovesse essere abbattuto, che fosse possibilie un intervento militare meno devastante purché breve, grazie alla maggior competenza militare del governo Bush, e che non si dovessero assumere posizioni ideologiche, opponendosi sistematicamente alla politica americana. Per di più il contesto legale era diverso e non dava appigli per sostenere seriamente l'illegittimità dell'azione.

Oggi, dopo aver raccolto altre informazioni ed osservato l'esito della guerra, e dopo averci ancora riflettuto, sono giunto alla conclusione di essermi gravemente sbagliato. Il governo americano attuale è di gran lunga il più pericoloso degli ultimi 50 anni per la pace nel mondo; l'intervento è stato brutale, spietato e privo di qualsiasi attenzione per le conseguenze subite dalla popolazione; la situazione attuale dell'Afghanistan rischia di degenerare senza una costante presenza di militari occidentali, circostanza tutt'altro che indesiderata per l'amministrazione Bush.

Per capire la situazione geopolitica ed economica del mondo, da cui deriva per un certo gruppo di potere che esprime l'attuale governo USA l'esigenza di uno stato costante di guerra, vi invito a consultare la bibliografia.

Ho introdotto note di rettifica, specialmente in Il contrattacco - bombe sull'Afghanistan e in parte in Una nuova speranza.
 
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