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14 settembre 2003
Parecchio tempo fa pubblicai questa
pagina, traendola da uno dei tanti testi che circolano su Internet,
senza che se ne conosca più l'origine o l'autore. Ne esistono
altre versioni, come quella napoletana in cui il dialogo si svolge sul
lungomare di Napoli, tra un partenopeo ed un turista tedesco.
Quest'estate, mentre leggevo Le grandi battaglie di Roma antica di Andrea Frediani, mi sono imbattuto
nella versione più antica vista finora. La prudenza mi induce a
non ritenerla l'originale, anche perché ho notizia di una
versione dell'antica India, di cui però non riesco a ritrovare
le tracce. Frediani riporta per intero da Plutarco un dialogo tra
Pirro, re dell'Epiro, ed il suo ambasciatore e braccio destro Cinea.
Pirro si preparava a muovere guerra a Roma, cosa che preoccupava Cinea,
consapevole delle grandi capacità belliche dei romani; Pirro dal
canto suo si riteneva, sembra con qualche buon motivo, un grande
stratega, il maggiore dell'ellenismo dopo Alessandro Magno. Così
Cinea tentò di dissuadere il re dall'attaccare Roma, in un
dialogo che ha esattamente la struttura di quello che vedete riportato
qui sotto. Incalzato da Cinea che continua a chiedergli "e dopo?",
Pirro prospetta di sconfiggere Roma, conquistare tutta l'Italia
continentale, poi la Sicilia, poi Cartagine e l'Africa del nord, poi la
Grecia e la Macedonia... per poi ritirarsi in Epiro a bere vino e
conversare con gli amici. Al che Cinea gli fa notare che sono
già in Epiro con la coppa in mano a conversare. Pirro non gli
diede ascolto e mosse contro Roma nel 280 a.C.; dopo cinque anni di
guerre se ne tornò in Epiro sconfitto. Roma ne approfittò
per conquistare tutta l'Italia peninsulare e proporsi per la prima
volta come grande potenza mediterranea.
Un uomo d'affari americano era sul pontile di un piccolo villaggio di mare messicano quando vide attraccare una piccola barca con un pescatore a bordo.
Nella barca c’erano diversi grandi tonni dalle pinne gialle. L'americano fece i complimenti al pescatore per la qualità dei pesci e gli chiese quanto tempo avesse impiegato per prenderli.
Il messicano rispose: "Pochissimo". Allora l'americano gli chiese: "Perché non è rimasto fuori più lungo per pescare un maggior numero di pesci?"
Il messicano rispose che ne aveva pescato abbastanza per soddisfare le esigenze della sua famiglia. Quindi l'americano chiese: "Ma che cosa fa con il resto del suo tempo?"
Il pescatore rispose: " Dormo fino a tardi, pesco un po’, gioco con i miei bambini, faccio una siesta con mia moglie Maria, vado ogni sera al villaggio dove bevo vino, suono la chitarra con i miei amigos; ho una vita intensa e complicata, senor. "
L'americano esclamò: "Io sono laureato ad Harvard e potrei aiutarla. Dovrebbe passare più tempo a pescare e con il ricavato comprare una barca più grande, con il ricavato della barca più grande potrebbe comprare tante barche, alla fine avrebbe una flotta di pescherecci. Invece di vendere il pesce ad un intermediario potrebbe venderlo direttamente ed eventualmente aprire una attività in proprio. Controllerebbe il prodotto, il processo e la distribuzione. Dovrebbe lasciare questo piccolo villaggio di pescatori, spostarsi a Mexico City, quindi a Los Angeles e finalmente a New York dove dirigerebbe la sua impresa in costante espansione."
Il pescatore chiese: "Ma senor, quanto tempo ci vuole per fare tutto questo?" L’americano rispose: "15-20 anni". "E dopo, senor?".
L’americano sorrise e disse che a quel punto iniziava la parte migliore.
"Al tempo opportuno annuncerà una offerta pubblica di vendita, venderà tutto lo stock allo Stato e diventerà molto ricco, farà i miliardi". "Miliardi, senor? E poi?".
L’americano: "A quel punto andrà in pensione. Andrà in un piccolo villaggio di pescatori dove potrà dormire fino a tardi, pescare un po’, giocare con i bambini, fare una siesta con sua moglie, andare alla sera al villaggio per bere vino e suonare la chitarra con i suoi amigos…"
Testo di autore ignoto pervenuto via posta elettronica