Oggi la Serbia, domani la Cina?
La NATO ha bombardato l'ambasciata cinese di Belgrado. Dicono di essersi
sbagliati.
Dobbiamo invece pensare che, dopo Belgrado, il prossimo obiettivo sarà
Pechino, allo scopo di liberare il Tibet? Vediamo come si possono svolgere
le cose:
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nasce il TLA (tibetan liberation army), che comincia a sparare ai poliziotti
cinesi, alle loro famiglie ed in generale ai civili cinesi che vivono in
Tibet, si finanzia coltivando oppio sull'altopiano e costringe ogni tibetano
a pagare salati contributi se ha cara la pelle;
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l'esercito cinese reagisce uccidendo civili e bruciando villaggi, migliaia
di profughi cominciano a fuggire, tibetani verso l'India, cinesi (quelli
che abitavano in Tibet) verso la Cina;
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il Dalai Lama viene dichiarato un collaborazionista venduto, l'unica rappresentanza
del Tibet, secondo gli USA, è il TLA;
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si prepara una bozza di accordo secondo la quale il Tibet deve essere occupato
da una forza militare NATO, con libertà di movimento e di ispezione
su tutto il territorio della Repubblica Popolare Cinese;
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la Cina rifiuta di firmare, cominciano i bombardamenti a partire dalle
basi americane in Corea e Giappone;
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La Gran Bretagna si associa con entusiamo, il Giappone (da cui decolla
la maggior parte dei velivoli attaccanti) invece dichiara che le sue forze
svolgeranno solo azioni di difesa integrata;
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la Cina reagisce espellendo con la forza tutti i tibetani dal Tibet;
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risultato: il Tibet ridotto ad un deserto, Pechino e tutta la Cina in rovine,
milioni di profughi nei paesi vicini.
Bisogna ammettere che questo scenario difficilmente si può verificare,
per una serie di motivi:
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la Cina è una potenza nucleare, ben dotata di mezzi per difendersi,
comunque un nemico troppo grosso anche per gli USA;
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l'America ha notevoli interessi economici in Cina;
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la campagna elettorale di Clinton è stata in parte pagata dal governo
cinese;
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i tibetani sono buddisti, non islamici, la loro religione si fonda sulla
non violenza, non sulla guerra santa.
Notiamo però una cosa: i governanti dell'Occidente trattano senza
problemi con i tagliagole dell'UCK, ma non osano ricevere pubblicamente
il Dalai Lama per il timore di offendere il governo cinese. La cultura
e la stessa sopravvivenza del popolo tibetano sono in pericolo, ma i governi
occidentali sono del tutto indifferenti. Gli stessi motivi, per cui gli
USA non attaccano militarmente la Cina, impediscono anche un'azione puramente
politica per l'autonomia del Tibet.
Fermiamo la guerra in Jugoslavia, attiviamoci per tutti
i popoli oppressi con metodi non violenti!
Alberto Cavallo, 9 maggio 1999
Alla pagina indice sul Kosovo
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