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Se il poliziotto diventa il nemico
Ho esitato a lungo prima di scrivere questa mia nota, e per parecchi
motivi.
I fatti accaduti nei giorni scorsi mi sembrano quasi un epilogo
scontato di una serie d’episodi diversi, apparentemente di matrici
differente, ma che, in ogni caso, destano in me inquietudine e
sospetti, questi ultimi non ben motivati, ma ben presenti.
Cominciamo dal comportamento degli organi d’informazione. Al di
là della precisione delle prime informazioni, non certo
encomiabile, mi ha colpito l’enfasi eccessiva con la quale la morte di
un giovane è stata presentata non solo dai programmi
d’informazione, ma anche all’interno dei programmi d’intrattenimento.
La morte di un essere umano a causa di un incidente è sempre un
fatto tragico, ma purtroppo non è infrequente nella nostra
società; non è eccezionale neppure il fatto che
l’incidente avvenga a causa di un intervento delle forze dell’ordine:
in questi giorni è morto un uomo investito da una vettura dei
carabinieri.
Tale comportamento dei mezzi di informazione mi ha richiamato alla
mente altri episodi ed in special modo il caso del rumeno che aveva
aggredito e forse ucciso una donna a Roma. Non a caso ho detto forse,
perché, chi sa perché, ogni tanto ci si dimentica dei
diritti costituzionali degli individui.
Nei due casi precedenti, come in altri, i media s’impadroniscono di un
accadimento e diventano investigatori senza investigare, spesso
dall’interno di studi televisivi, giudici senza processi attendibili,
ma soprattutto fomentano reazioni inconsulte da parte della popolazione.
Fatti di eguale gravità sono, al contrario, quasi completamente
ignorati dai media. Per esempio, in caso di incidenti stradali mortali
negli ultimi tempi gli organi di informazione hanno messo sotto i
riflettori qualche episodio che aveva come protagonista guidatori
ubriachi, spesso non di origine italiana, quasi trascurandone altri
altrettanto e forse più meritevoli di attenzione. Mi viene alla
mente il recente caso dell’investimento di nonna e nipote sul
marciapiede di un paese della provincia di Asti attraversato da una
strada da sempre ritenuta pericolosissima, investimento causato, pare,
dalla stanchezza da lavoro del guidatore. Forse questo caso meritava
una maggiore attenzione.
Ma, in generale, focalizzarsi su singoli episodi senza avere un quadro
generale dell’argomento comporta il rischio di lasciarsi guidare dalla
pancia e non dal cervello. Per esempio, non ho sentito nessun
giornalista dare statistiche sul numero di morti causate dalle forze
dell’ordine o sulle modalità degli incidenti mortali causati
dalle automobili. Ad esempio, a me risulta che la maggior parte dei
morti è costituita da anziani investiti in città, mentre
i media fanno sempre un gran battage sugli incidenti in autostrada e
all’uscita delle discoteche durante i fine settimana.
Veniamo ora a parlare dei cosiddetti ultra. Da parecchi decenni gruppi
di delinquenti continuano a praticare comportamenti delittuosi
nascondendosi dietro una pretesa passione calcistica. Con le moderne
apparecchiature (telecamere) non ci dovrebbe essere nessun problema per
individuarli e, come minimo, costringerli a stare lontani dai luoghi di
assembramento calcistico. Invece c’è sempre un gran battage dei
media dopo ogni episodio eclatante e dopo tutto resta come prima. E
come pensare che non ci sia dietro tutto questo almeno un minimo di
responsabilità delle società calcistiche!
L’altro giorno mia figlia mi ha detto: ” Papà, ma pensa cosa
potrebbero fare le migliaia di poliziotti impegnati durante le partite
di calcio se fossero adoperati per setacciare i quartieri a rischio
delle città!” Credo che sia un’osservazione saggia.
La magistratura di Roma pare abbia deciso di perseguire alcuni
devastatori anche per il reato di terrorismo. Beh, ma fino ad ora
nessuno aveva mai guardato gli striscioni esposti o sentito i cori
intonati negli stadi? Vi erano fin troppe evidenze di matrici naziste e
razziste. Viene il sospetto che ci sia qualcuno che soffia sul fuoco
anche al di fuori delle società di calcio.
E veniamo al versante dei tutori dell’ordine. La prima cosa da dire, a
scanso di equivoci, è che oggi è veramente difficile il
ruolo di chi dovrebbe tutelare i cittadini. Si assiste ad una
spettacolo deprimente di populismo sbracato, che mina le istituzioni e
i valori fondanti della società. La polizia giudiziaria dovrebbe
essere al servizio di una magistratura continuamente attaccata dai
rappresentanti della politica e questo rende problematico il suo ruolo.
Inoltre, anche in questo campo la partitica interviene pesantemente,
con scelte dettate da appartenenza ed obbedienza al rappresentante di
partito e non da capacità e fedeltà alle istituzioni.
Ciò che mi inquieta di più è però quanto
accaduto durante il G8 di Genova e i suoi sviluppi. Non credo proprio
che improvvisamente centinaia di ragazzi in divisa si siano messi a
pestare dei coetanei per il gusto di pestarli: nella migliore delle
ipotesi sono stati messi nella condizione psicologica di agire in
questo modo e non voglio pensare ad ipotesi assai peggiori, con
riferimento alla presenza di esponenti politici nelle sedi operative
della polizia durante quei fatti.
C’è poi il capitolo della tragica impreparazione di alcuni
esponente delle forze dell’ordine, che certamente ha contribuito ad
aggravare la situazione.
Alla fine i politici hanno persino bocciato la proposta di istituire
una commissione d’indagine, in gran parte motivando la decisione con il
fatto che “la magistratura sta svolgendo il suo compito di accertamento
della verità”.
Questo atteggiamento è stato paradossale e perfino ridicolo: i
ruoli della politica e della magistratura sono nettamente divisi. La
prima deve ricercare la verità politica, cioè l’insieme
dei fatti generali, delle atmosfere, delle collusioni in senso lato che
sono alla base “politica” degli accadimenti; la seconda deve
individuare fatti specifici che abbiano violato le leggi.
Mi consola solo il fatto che, tanto, le commissioni d’inchiesta
parlamentari non hanno mai concluso gran che, finendo sempre con una
relazione di maggioranza ed una di minoranza. Resta però il
fatto emblematico che la maggioranza dei parlamentari non ha voluto
farsi carico del problema.
Ma ho citato il G8 specialmente per mettere in luce l’effetto
dirompente che quegli accadimenti possono avere avuto su quei ragazzi,
preposti alla nostra sicurezza, che vi hanno partecipato. Mi auguro che
la maggior parte di loro ne sia uscita pensando in cuor suo: “Mai
più!”. Spero che nessuno di loro ne abbia ricavato un senso di
impunità per gli abusi, ma il pericolo è reale.
Ma mi preoccupa anche l’effetto su una parte dell’opinione pubblica,
che potrebbe essere portata a vedere con sospetto le persone cui affida
la propria sicurezza, e questo è altrettanto grave.
Sono stato un po’ confuso ed ho citato fatti alla rinfusa, lo so.
Però mi resta l’impressione che l’insieme di questi fatti sia
unito da un filo sottile, foriero di dissolvimento della vita civile,
perciò mi restano inquietudini e sospetti di cui parlavo
all’inizio.
Pietro Immordino - 19 novembre 2007
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