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ORIENTE E OCCIDENTE

Premessa

Questo sito finora non conteneva accenni alla filosofia orientale. Per evitare un eccessivo turbamento a coloro che ancora sono vittime della dicotomia culturale tra oriente ed occidente, riporto questo breve passo, scritto originariamente nel 1996 e profondamente revisionato per questa pubblicazione sul web, in cui spiego come sono giunto ad interessarmi di filosofia orientale. Ciò che maggiormente mi rammarica è che quando si pronunciano o si scrivono le parole "filosofia orientale" immediatamente nella maggioranza delle persone si suscitano immagini di santoni, fachiri, astrologi, praticanti di medicina alternativa e chi più ne ha più ne metta. Questa visione caricaturale della cultura orientale è profondamente radicata nella psiche occidentale, ed è accuratamente coltivata da chi teme la concorrenza di correnti spirituali profondissime ed antiche.

Alberto Cavallo, 5 aprile 2000
 

Come mi sono accostato al pensiero orientale


Negli ultimi anni il mio pensiero ha acquisito nuova e vigorosa linfa da fonti che non avrei immaginato, al tempo in cui ho cominciato a scrivere brevi appunti di contenuto filosofico.

E' profondamente insita nella mia natura l'avversione per la superficialità e l'incompletezza; soprattutto credo che sia sempre necessario risalire alla fonte, oltrepassando il mare delle interpretazioni e dei giudizi di seconda e terza mano. Questo mi induce in generale ad una notevole prudenza nel formulare giudizi e nello stesso tempo mi porta spesso a contraddire le opinioni comuni.

Se quest'aspirazione costante alla completezza non fosse controbilanciata da un minimo di capacità di sintesi, non avrei mai messo per iscritto le mie idee. Per fortuna riesco, ad un certo punto, a fermare la ricerca ed a riassumerne l'esito in qualche paginetta. Il punto di arresto che ho raggiunto recentemente riguarda le culture orientali, alle quali mi sto dedicando da alcuni anni. Penso finalmente di poterne scrivere, senza il rischio di proporre al lettore troppe sciocchezze.

Credo che il primo spunto in questa direzione mi sia venuto dal titolo di una famosa opera di Bertrand Russell, che lessi al tempo del liceo: la "Storia della filosofia occidentale". Nei licei italiani si insegna "storia della filosofia" senza aggettivi, ma i programmi non fanno alcun accenno alle correnti filosofiche estranee al pensiero occidentale; il mio primo contatto con la filosofia era quindi avvenuto in un contesto in cui non si prendevano neppure in considerazione le scuole filosofiche dell'Oriente.

L'opera di Russell, oltre ad interessarmi molto per il modo in cui il filosofo inglese affrontava criticamente le varie scuole occidentali, esprimendo con i tipici modi diretti degli anglosassoni la sua personale posizione su di esse, poneva un importante problema con il suo titolo: Russell era ben consapevole di trattare soltanto una parte del pensiero filosofico umano, lasciandone fuori un'altra non trascurabile.

La "Storia del pensiero filosofico e scientifico" di Ludovico Geymonat è stata, diversi anni dopo, un'altra delle mie letture filosofiche più significative. Quest'opera dedica un piccolo spazio alla filosofia orientale, per poi abbandonarla come argomento specialistico, poco connesso con il pensiero filosofico e scientifico moderno e complessivamente irrilevante. Arthur Schopenhauer, il grande filosofo che per primo tentò di introdurre in occidente la conoscenza del pensiero buddhista e di rielaborarla in termini occidentali, viene definito da Geymonat un mistico irrazionalista, con connotazione fortemente negativa. Questo giudizio mi lasciò molto insoddisfatto, in quanto mi sembrava legato ad un'analisi inadeguata.

Ho quindi cominciato, per amore di completezza e di obiettività, ad interessarmi del pensiero orientale. Nel farlo non sono stato né attratto né respinto dalla concezione che ne abbiamo solitamente in occidente, concezione che, pur dovendosi secondo me definire popolare, accomuna anche la maggioranza dei filosofi e degli scienziati. L'Occidente attribuisce genericamente all'Oriente una visione magica della realtà, assumendo come tipici rappresentanti della cultura orientale i vari santoni, maghi e guaritori noti in Occidente, oppure i gruppi religiosi settari. In questo modo accade che la maggior parte degli occidentali abbia ben scarsa considerazione della cultura orientale, mentre una minoranza ne è entusiasta precisamente per gli aspetti magici e folkloristici.

Nella mia ricerca ho del tutto ignorato tale concezione dell'Oriente, anzi non mi è neppure passato per la mente quale fosse l'immagine corrente della cultura orientale. L'ho quindi affrontata con un atteggiamento assolutamente oggettivo, come se si trattasse di studiare nuove scuole di pensiero occidentali. Questo mi ha consentito di raggiungerne anche gli aspetti mistici senza pregiudizi, con grande beneficio per la loro comprensione. Mi è stato possibile, per di più, informarmi su molte delle principali correnti di pensiero, a differenza di quanto accade a quelli che si accostano alla cultura orientale per motivi mistico-magici, legandosi ad una ben determinata scuola fin dall'inizio.

Questo studio dell'Oriente ha cambiato radicalmente la mia visione del mondo. Le basi occidentali del mio pensiero hanno subìto un forte scossone, essendomi finalmente rivelato dove fosse l'errore che, a dire il vero, ero già certo di commettere quando mettevo per iscritto i miei pensieri. Quando cominciai a mettere su carta (ed ora sul web) le mie prime riflessioni, già ero certo che un giorno mi sarebbero sembrate terribilmente ingenue; ora questo è accaduto, ma la rivelazione è giunta da una direzione del tutto inaspettata.

Voglio quindi mettere alcune note sulla mia visione del mondo a disposizione di chi volesse leggerle, sapendo che il compito è più difficile di quanto pensassi in precedenza. La nozione fondamentale che ho appreso dagli orientali è che non tutta la conoscenza si può esprimere a parole, anzi una parte importantissima, la più importante, è assolutamente ineffabile. Ho anche appreso che le contraddizioni non si superano con la dialettica ma con l'intuizione; anzi, è appunto la sfera dell'intuizione quella parte delle facoltà psichiche che è stata gravemente trascurata dall'Occidente. Il terribile vuoto ideale in cui oggi si dibatte la civiltà occidentale deriva dal conflitto insanabile tra i suoi aspetti pratici scientifico-tecnologico-finanziari e le esigenze della persona umana, che le scuole di pensiero occidentali non sanno come risolvere.

Sono diventato un mistico? Dipende dal significato che date alla parola; io penso di aver imparato a considerare un altro lato della natura umana. Ritengo che soltanto una cultura senza aggettivi, aperta ai contributi di tutte le correnti del pensiero umano, possa consentire all'umanità di vivere "non come bruti". Se consideriamo la potenzialità distruttiva che l'invasione del mondo da parte della specie umana ha dimostrato, l'esistenza stessa della specie può dipendere da questo.

Alberto Cavallo, 1996-2000

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