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Nimbya: il paese degli immobilisti - la Torino Lione



Pagina pubblicata la prima volta il 2 luglio 2011 - ampliata e aggiornata fino a novembre 2018


Indice


Alla pagina generale sulla politica italiana


Uno spunto per la discussione

Questo saggio scritto originariamente nel 2011 non ha perso un briciolo di attualità. Ora la giunta pentastellata ha fatto dichiarare Torino città no-TAV, quindi la questione della Torino-Lione è più che mai centrale. Personalmente aderisco a tutte le iniziative che si stanno prendendo a favore dell'opera ed in generale della ripresa dello sviluppo, a partire dal gruppo Facebook Sì, Torino va avanti. Ma qualcosa si muove! Oggi (10 novembre 2018) a Torino una folla immensa ha riempito piazza Castello debordando nelle vie adiacenti, per dire sì alla Torino-Lione ed in generale alle infrastrutture ed allo sviluppo. Io c'ero e mi ha colpito la grande presenza di bandiere europee: Torino ha fatto l'Italia, da qui può ripartire l'Europa. Tornerò sull'argomento: avevo dato l'Europa per morta, ma ora può rinascere.

Come spunto per l'inizio della discussione, prendiamo la questione "No TAV". Il quotidiano La Stampa pubblicò il 1° luglio 2011 l'opinione contraria alla Torino - Lione di due professori dell'Università, con il titolo "Il futuro non passa da quella linea".

Questa è la mia risposta puntuale, inviata anche al direttore del giornale ma non pubblicata, ora ritoccata per la pubblicazione.



Gentile Direttore,
vorrei rispondere ai punti sollevati nell'editoriale a firma di Ugo Mattei e Livio Pepino, che esprime una posizione contraria alla realizzazione della nuova ferrovia ad alta velocità in Val di Susa.
Punto 1: i progetti di infrastrutture si fanno sul futuro, non sul presente o peggio sul passato. Non appena è disponibile un servizio migliore, il suo uso cresce molto rapidamente, tanto che l'esito di molti progetti dimostra che le previsioni iniziali erano insufficienti per difetto.
Punto 2: occorre capire la differenza tra costi ed investimenti, se non si capisce questo... Qui si tratta di creare lavoro e sviluppo, quello che si "spenderà" pagherà il lavoro di chi costruisce un'infrastuttura, creando lavoro in modo diretto, per chi realizza l'opera, ed indiretto, consentendo lo sviluppo dell'economia. Non è un "costo".
Punto 3: sì, siamo sicuri che un disagio temporaneo per alcuni porterà un grande vantaggio per tutti, diminuendo l'uso di camion, vetture ed aeroplani per un futuro molto lungo. Negarlo è solo egoismo localistico. I lavori sono anche lunghi, ma l'opera servirà molto più a lungo - se nel XIX secolo avessero ragionato così, attraverseremmo le Alpi solo con i muli.
Punto 4: Non merita risposta, è retorica da bar.
Punto 5: Di confronti ce ne sono stati anche troppi, è ora di lavorare.

Non c'è motivo al mondo per fermare un'opera che crea posti di lavoro, sviluppo, ha un valore a lunghissimo termine, molto vantaggiosa per l'ambiente perché diminuirà tutti i tipi di traffico inquinante. Lo dimostra l'esperienza concreta dell'alta velocità italiana, che oggi sta strappando vaste quote di mercato all'auto ed all'aereo! Lo so bene perché ne sono un utente, non considero più l'auto per andare a Milano, Bologna, Firenze e per Roma la preferisco all'aereo. Anche a Napoli preferisco andare in treno. Si potrebbero spostare su ferrovia anche gran parte delle merci, se si volesse. Ma questi signori non erano i nemici del traffico su gomma? La loro incoerenza è stupefacente.
Intanto gli svizzeri, che ci tengono all'ambiente del loro paese, hanno completato nel 2016 la galleria di base del San Gottardo e stanno rapidamente allestendo la galleria del Monte Ceneri. Personalmente sono già andato da Milano a Karlsruhe attraversando in treno la galleria del San Gottardo che è del tutto paragonabile a quella progettata per la Val di Susa. Visitate il sito AlpTransit.




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Un Paese fermo al palo

Non esiste opera pubblica in Italia per la quale non ci sia almeno un movimento "No X". L'argomento base è che "X non serve ed è nocivo per l'ambiente". Al posto di X ci può essere qualsiasi cosa: strade, ferrovie inceneritori, centrali elettriche a carbone, centrali elettriche a gas, campi eolici, impianti fotovoltaici, elettrodotti, rigassificatori, impianti a biomassa ecc. ecc. Siamo il paese dove il NIMBY (Not In My BackYard, non nel mio cortile del retro), vale a dire l'opposizione a qualunque opera vicino a casa propria, è così pervasivo che potremmo chiamarci Nimbya.

Il sistema giudiziario amministrativo aiuta molto i comitati. I TAR (sigla di Tu Avrai Ragione secondo uno dei miei maestri) fermano lavori dalle Alpi alla Sicilia. Il fermo dei lavori è rapidissimo, i tempi del contenzioso poi sono assai lunghi, col risultato che qualunque opera va incontro ad uno di questi esiti:
L'autostrada Asti-Cuneo ne è un esempio. Finanziata la prima volta nel 1998 non è ancora finita (in altri tempi, l'autostrada del Sole fu fatta in 8 anni, dal 1956 al 1964, da Milano a Napoli). Il percorso è assurdo, in quanto è il risultato di veti incrociati, richieste di vari enti e privati, tentativi di riduzione dei costi. Quando sarà finita servirà a poco. Così si darà ragione a quelli che la consideravano inutile - in effetti il metodo dell'opposizione aprioristica all'italiana riesce a realizzare le proprie previsioni: l'opera, se è realizzata, diventa così costosa, tardiva e difforme dal progetto originale che non serve più.

Ci sono comunque eccezioni. La dorsale ad alta velocità da Torino a Napoli dopo tempi lunghissimi è adesso operativa, mancano soltanto gli adeguamenti di alcuni nodi nelle principali città, e sta dimostrando la sua utilità. La richiesta cresce costantemente ed il treno è diventato il mezzo preferito per andare da Milano a Roma e viceversa. Perché è comodo, consente di usare telefono, computer ed Internet mentre si viaggia, ed i tempi sono paragonabili a quelli dell'aereo se si considera che non occorre arrivare in stazione in anticipo, non ci sono controlli di sicurezza assurdi (vedi anche un nostro vecchio argomento) e si arriva direttamente in centro città. Su percorsi più brevi, tipici dell'Italia, come Torino-Milano, è ormai un servizio per i pendolari, con treni zeppi al punto di non bastare più.

Certo ci sono voluti molti anni: i processi di approvazione sono farraginosi, i contenziosi non si contano, le opere a favore delle comunità attraversate costano quanto la linea se non di più.

Pensiamo infatti alle estensioni della rete ad alta velocità verso Genova e Venezia/Trieste: una messa in dubbio come la Torino-Lione, l'altra che va avanti a singhiozzo anche qui con mille contrasti su tutto, a partire dal percorso. Visto l'enorme successo della Torino-Milano, la Milano-Genova si può prevedere che sia altrettanto importante, se non di più. Infatti Genova essendo un porto non è un semplice punto di arrivo, a differenza di Torino che, per volontà dei No TAV, è obbligata a rimanere un cul de sac. Almeno per qualche decennio.

Vediamo che i programmi satirici della televisione spesso si occupano di opere incompiute. Mai che si spieghi che cosa è successo veramente.

L'esperienza della rete ad alta velocità (che si può abbreviare AV, meglio che TAV che in origine è il nome di una società) dimostra quanto possa crescere un servizio appena comincia a funzionare. In tutti i paesi avanzati si è capito che le ferrovie veloci sono un'ottima soluzione: concorrenziali in modo schiacciante con l'auto ed a certe condizioni vantaggiose anche rispetto all'aereo. Così si difende l'ambiente, creando una valida alternativa che porti la gente ad abbandonare le vecchie soluzioni perché non sono più valide, a favore di mezzi migliori per chi li usa, che però sono vantaggiosi anche per la collettività e l'ambiente.

L'ideologia dei No X si basa su alcuni presupposti non dichiarati:
Per loro l'unico mezzo di trasporto ammissibile è la bicicletta (anche se alle manifestazioni vanno in pullman). Vivono, a parole, in un'utopia bucolica, non avendo la più pallida idea di che cosa sia la vita veramente "naturale", cioè spaccarsi la schiena sui campi (le macchine non ci devono essere), alzarsi ogni giorno all'alba, non avere giorni di festa ecc. ecc. Per loro la vita naturale è quella dell'accampamento No X, dove uno se la spassa salvo i momenti in cui ci si scontra con le forze dell'ordine. O forse anche in quei momenti, dato che ci sono persone che si divertono con la violenza.

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Dire no è facile

Perché i No X hanno tanto successo?

Prima di tutto perché dire no è facile. E' facile criticare e trovare difetti in qualcosa che altri vorrebbero fare o stanno facendo. Quello che è difficile è fare progetti concreti e poi realizzarli. Chi in vita sua ha provato a lavorare sul serio, vale a dire a realizzare qualcosa, sa benissimo che ci sono alcune regole universali:
Soltanto chi non ha mai realizzato niente crede nei progetti perfetti e nelle soluzioni che vanno bene per tutti. Chi lavora sa che arriva il momento in cui si deve portare a termine la soluzione scelta, lasciando i miglioramenti al prossimo progetto, altrimenti non si finisce mai. Se si insegue l'ottimo, si ottiene il nulla.

Ma il fare nulla ha vantaggi e svantaggi esattamente come il fare qualcosa. Perché significa semplicemente attenersi a soluzioni vecchie in un mondo che cambia. Ad esempio, non fare le centrali nucleari vuol dire fare qualche cos'altro, se non si vuole restare con gli impianti attuali ed i loro problemi. Io sono d'accordo che in Italia oggi il nucleare non conviene, però allibisco vedendo l'opposizione feroce a tutte le alternative, a partire dal sole e dal vento tanto sbandierati in funzione antinucleare. Vorrei far notare che neanche le candele sono tanto ecologiche.

Però i No X non se ne curano: l'importante è fermare X sbandierando qualcos'altro; la soluzione alternativa diventerà poi il nuovo X nel momento in cui si comincia a perseguirla veramente - anche perché lo farà qualcun altro, dato che i No X sanno dire no ma non sanno progettare nulla.

Alle conseguenze del No non si pensa. Mancando la conoscenza del mondo reale, si penssa che la soluzione arriverà da sé. In particolare lo sviluppo economico è un male, si vive più felici senza. Non si considera che questo "senza" include non solo gli aspetti negativi, come lo sfruttamento eccessivo delle risorse, l'inquinamento dell'ambiente, l'alienazione delle persone, e così via, ma anche quelli positivi che diamo per scontati: le cure mediche , le pensioni, i posti di lavoro, le macchine che ci tolgono la schiavitù del lavoro manuale. Chi idealizza il passato non sa quanto fosse dura, spiacevole e breve la vita soltanto ai primi del '900. Ma con la popolazione attuale non si può neppure tornare indietro di un secolo o due, perché tornando ai mezzi di allora ci sarebbero miliardi di morti per fame.

E' inutile dire che ci sono morti di fame anche oggi. Sappiamo quanto è ingiusto e ineguale il mondo in cui viviamo. Ma qui parliamo di sviluppo contrapposto a deterioramento, e su questo non ci dovrebbero essere dubbi. Non esiste la "decrescita", attuarla condannerebbe l'umanità alla catastrofe. Appena spariranno le generazioni che godono di laute pensioni e si esauriranno le ricchezze accumulate nei decenni passati, i sostenitori della "decrescita felice" ne proveranno gli effetti sulla loro pelle, e non sarà un bel risveglio.

E' possibile realizzare piccole isole utopistiche solo perché tutto il mondo attorno funziona ancora. Ben diverso sarebbe se tutto il mondo fosse così! E' come il caso dell'"autosufficienza energetica": chiediamoci se poi chi la attua si stacca dalla rete elettrica nazionale. La risposta è no, perché la rete nazionale deve essere lì per venire in soccorso quando il sistema autosufficiente non ce la fa. Anzi, quasi sempre l'autosufficienza è solo virtuale: il bilancio in un dato periodo è in equilibrio soltanto perché in certi momenti si cede energia alla rete ed in altri la si preleva. Ad esempio si cede energia prodotta col sole di giorno e si acquista energia di notte, con bilancio pari. Senza la rete cadrebbe tutto miseramente. Il nostro ecologista in pantofole che si vanta di produrre più energia di quella che consuma in realtà di sera accende la luce e la TV con energia prodotta... nelle centrali nucleari francesi. E poi come potrebbero esistere i pannelli fotovoltaici senza un'infrastruttura industriale che li produca? Il nostro ecologista non sa bene quale sia il percorso completo che dalla sabbia silicea porta al modulo fotovoltaico. Non considera che ci sono grandi industrie che divorano energia per estrarre e purificare il silicio e le terre rare ed infine produrre i moduli, industrie che esistono perché ricevono energia da... combustibili fossili e centrali nucleari.

Non si creda a questo punto che io sia contro le fonti energetiche rinnovabili. Anzi, sono terribilmente a favore. Ma contesto la visione utopistica che poi porta ai movimenti No X. Il punto è che per migliorare l'ambiente in cui viviamo le infrastrutture servono. Mentre i No X dicono esattamente il contrario.

Del resto oggi è forte il movimento No X in cui la X di turno sono proprio gli impianti fotovoltaici! Come dicevo prima, appena la soluzione alternativa che è servita alla fase No X precedente (ad esempio no al nucleare col sole che ride) comincia a diffondersi nel concreto (vaste distese di moduli fotovoltaici), diventa oggetto di un nuovo movimento oppositore.

Questa è la migliore dimostrazione di quanto siano irragionevoli questi movimenti.

In un mondo ideale, per essere No X si deve essere Sì Y, ma sul serio, con un progetto sostenibile, non uno pretestuoso che si abbandona appena ottenuto lo scopo di fermare X. Nel mondo reale è facile reclutare persone in buona fede con le motivazioni più assurde, basate sul fatto che si tratta di problemi complessi che la maggioranza non capisce. E' facile ottenere che gli abitanti di un paese si oppongano ad un'opera, se si sbandierano gli effetti negativi veri o presunti, specialmente poi se sono un po' misteriosi e spaventevoli. Così il leader No X ottiene il suo momento di gloria e di potere, mentre i cittadini fanno del male a se stessi senza capirlo.

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Il fallimento della politica

La facilità con cui si reclutano persone innocenti per qualunque iniziativa No X è però dovuta oggi anche a motivi più seri e più gravi di quelli che abbiamo esposto nel capitolo precedente. Il fatto è che la politica, l'economia e la scienza sono sempre più screditate presso la popolazione, per motivi seri e fondati.

Il prevalere su tutto del sistema finanzario e del denaro (virtuale) come unica motivazione ed unica misura del successo ha ormai corrotto la nostra civiltà in modo estremamente profondo. Perfino la scienza, come dicevo, ha perso la credibilità perché è luogo comune che se uno scienziato espone una tesi, lo fa perché le sue ricerche sono pagate da qualche industria o qualche gruppo di potere. Casi di questo genere sono emersi davvero, rendendo cinica l'opinione pubblica. Il fatto è che non si ha più un riferimento: non potendo essere competenti su tutto, siamo perduti perché non sappiamo più di chi fidarci quando non abbiamo conoscenze di prima mano.
Ma l'ignoranza del metodo scientifico fa sì che si dimentichi che proprio il metodo porta alla luce le frodi, dove ci sono. La risposta consiste dunque nel difendere la libertà di ricerca, in base al principio che ogni risultato deve essere riproducibile - il che implica la pubblicità dei metodi. Sta bene la ricerca fatta o finanziata dalle aziende, ma il primo promotore della ricerca deve essere lo Stato, vale a dire la collettività.
Il sistema dei media, poi, fa leva esclusivamente sull'emotività e mai sulla ragione. I principali strumenti utilizzati sono la paura ed il senso di appartenenza, i più efficaci quando si vuole influenzare chi vive nelll'incertezza. E' una naturale reazione difensiva ritrarsi nella propria comunità ristretta ed opporsi a tutto ciò che può sembrare minaccioso.

L'intero mondo politico è incapace di esprimere un qualsiasi progetto, si accapiglia per la difesa di interessi privati di una grettezza agghiacciante. Ho già detto altrove che un personaggio come Berlusconi era moralmente inadatto al ruolo di capo del governo: il suo comportamento personale, anche se risultasse non legalmente perseguibile, era comunque inaccettabile. Vogliamo renderci conto che siamo stati governati da un ultrasettantenne che organizzava festini erotici? Uno che ogni minuto pensava solo al suo ego smisurato ed ai suoi interessi personali? Uno che insultava l'elettorato e l'intelligenza stessa un giorno sì e l'altro anche?
Poi è venuto Renzi che si è suicidato politicamente con una riforma costituzionale inaccettabile bocciata dall'elettorato e che ha finito col distruggere il PD per volerlo dominare completamente.
In questo contesto i No X si sentono l'avanguardia dell'indignazione popolare, anche quando si oppongono ad opere utili o addirittura indispensabili per il Paese. Non essendo credibili i politici che le sostengono, tutte le opere pubbliche possono essere additate come inutili, dannose e pericolose. Il M5S si serve largamente dei No X, anzi ne è diventato il vero referente politico.

Ora con il successo dei 5 stelle nelle elezioni prima amministrative e poi politiche abbiamo i No Tutto ad amministrare grandi città ed anche al governo, con esisti potenzialmente disastrosi per la nazione. E che cosa stanno facendo? Fermano le opere infrastrutturali ed incrementano il deficit del bilancio statale. Io non dico qui che la spesa in deficit è sempre un male, può essere utile se porta sviluppo, essendo appunto utilizzata per realizzare le infrastrutture. Ma questi la usano per lo "stipendio di cittadinanza". Certo l'aiuto a chi è senza lavoro va benissimo, però chiamiamolo col suo nome: sussidio di disoccupazione.
Questo è un altro modo in cui i vergognosi politici che affliggono il paese producono danno non solo al presente ma soprattutto al futuro dell'Italia. Senza dubbio siamo un caso estremo tra i Paesi più industrializzati. Somigliamo maggiormente al Nordafrica, dove i popoli si sono sollevati contro i loro governanti senescenti e corrotti. Purtroppo l'esito sembra oggi totalmente fallimentare, tuttavia rimane la valutazione su chi ha coraggiosamente tentato di cambiare le cose. E' stato il primo tentativo, verrà il giorno in cui ci riusciranno.

C'è però una differenza profonda tra la "primavera araba" e la nostra situazione. Nel Nordafrica e nei paesi arabi c'è stata una rivolta del Sì, sì alla democrazia, sì alla modernizzazione, sì allo sviluppo, perché la consapevolezza dell'opinione pubblica è cresciuta e si vuole uscire dal sottosviluppo. Noi viviamo l'opposto: avendo noi ancora molti privilegi e ricchezze, la paura ci induce al No. I giovani arabi sono pronti a costruire con le loro mani ciò che i giovani italiani vogliono fermare.

Non dico questo per ciò che leggo sui giornali o su Internet, ma per aver incontrato di persona giovani di vari paesi e confrontato il loro modo di pensare e di agire. I giovani italiani in maggioranza sono demotivati, attenti all'interesse immediato, poco inclini allo studio, senza progetti per il futuro. I giovani di altri paesi sono volonterosi, attivi, se manca loro una nozione la acquisiscono avidamente, pensano al lungo termine e non al breve, sono anche più abili nel fare il loro interesse immediato e tenaci nel difendere i diritti.

Sembra davvero che abbiamo i politici che meritiamo. Ma ci stiamo svegliando? Per ora vedo solo confusione.

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Contraddizioni italiane


Al TRENO dunque si oppongono? Trasporto collettivo, elettrico, non inquinante, contrapposto al trasporto su gomma, inquinante, ingombrante, inefficiente. Forse perché si parla di treni veloci e comodi, mentre per loro i trasporti devono essere lenti e scomodi? Perché pongono l'alternativa tra treni veloci e trasporto locale? Ma non c'è, non è un'alternativa. Non è che non facendo l'alta velocità migliorano i treni locali, i finanziamenti andranno semplicemente persi. E poi qui si tratta di LAVORO per tante persone, non di sprechi. Si tratta di un'opera per il FUTURO, non per il traffico di oggi.

Pensiamo anche ai rigassificatori, tutti col loro movimento No rigassificatore. E al gasdotto TAP. E' possibile che non si sappia che non sono inquinanti? E' possibile che non si capisca il collegamento con il gas che abbiamo in casa e con cui cuciniamo e ci scaldiamo d'inverno? Ma da dove credono che venga, il gas? Hanno paura del rigassificatore o del gasdotto e non del gas che hanno in cucina? e sotto le strade di ogni città?

Il nucleare no, fa paura e l'abbiamo bocciato. Il carbone no, inquina. Il gas no, scoppia. Le biomasse no, sono uguali agli inceneritori. L'eolico no, rovina il paesaggio. Il fotovoltaico no, sostituisce i campi di pomodori. Che cosa volete, agricoltura manuale e illuminarvi con le candele? Rinuncereste al telefonino e alla TV? A quello no, ma i ripetitori sono pericolosi. Lo avete capito che per far funzionare i telefonini (e la TV) ci vogliono i ripetitori?

Mi chiedevo, vedendo i filmati su Mussolini, come potessero gli italiani seguire un pagliaccio simile. Eppure eccoci qui a seguire un'intera compagnia di pagliacci.

Ma quando si desterà l'Italia?


Alberto Cavallo

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