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Italians
Tizio: “Come mai sei cosi seccato?” - Caio: “Sai, mi hanno ritirato la
patente!” - Tizio: “Per la miseria, ma com’è potuto accadere?” -
Caio: ”Sai, andavo a 107 km/h sotto la sopraelevata e mi ha beccato una
pattuglia mista di vigili e carabinieri.” - Tizio: “Bastardi!”
Il luogo che indica Caio è un passaggio pericoloso, con limite
di velocità di 50 km/h, ed il raccontino è il fedele
resoconto di un colloquio fra due conoscenti occasionali.
Credo che molti di noi abbiano assistito a colloqui di questo tenore,
in cui violare il codice della strada è ritenuto quasi un
diritto e le sanzioni relative (nei pochi casi in cui vengono
applicate) una grande ingiustizia.
Se spostiamo la nostra attenzione dal codice della strada agli obblighi
fiscali il discorso non cambia: l’evasione fiscale è ritenuta da
buona parte della popolazione un sano accorgimento economico. Gli
Italiani che reagiscono contro questo comportamento spesso lo fanno non
per un’intima convinzione morale ma per semplice invidia e
risentimento, in quanto non hanno la possibilità essi stessi di
evadere (per esempio, perché sono lavoratori dipendenti).
Che dire, poi, del rispetto delle norme edilizie? Tali norme sono, in
larga misura, considerate solo inutili fardelli, lesive dei diritti
individuali.
Questi atteggiamenti hanno molteplici concause, che certo non sono nate
in questi ultimi anni, ma che non sono combattute con decisione ed a
volte sono favorite dalle nostre classi dirigenti.
Ogni qualvolta in passato si è tentato di sanzionare con
efficacia uno specifico comportamento di massa scorretto degli
automobilisti, si è sempre trovato un cavillo legale o un
inghippo di qualsiasi genere che ha impedito che l’azione venisse
portata a buon fine. Ma, d’altra parte, anche l’automobilista
più corretto ha forti difficoltà a rispettare le regole:
segnali stradali quasi invisibili, limiti di velocità assurdi ed
immotivati (chi non ha visto i 10 e persino i 5 km/h?), da ultimo i
semafori “intelligenti”, messi in funzione da alcuni comuni al solo
scopo di far cassa, sono solo degli esempi di come sia difficile
rispettare le regole di circolazione.
Parlando di tasse, persino il presidente del consiglio dei ministri ha
sostenuto la liceità dell’evasione fiscale, se questa è
troppo alta (ma chi deve giudicare se è troppo alta?). D’altra
parte le complicazioni delle normative fiscali e la
farraginosità della burocrazia rendono sgradevole e difficile
pagare le tasse anche a chi non ha nessuna volontà di evaderle,
dando così motivi di lamentela ai contribuenti e pretese
giustificazioni morali agli evasori. E poi ci sono i condoni e l’alta
probabilità di farla franca……..
Per quanto riguarda le norme edilizie, in passato parecchi
amministratori locali invitavano i cittadini, più o meno
apertamente, a costruire al di fuori delle regole, regole che spesso
mancavano (piani regolatori varati con enormi ritardi) o che erano
complicate o che venivano applicate in tempi e/o con modalità
tali da scoraggiare anche coloro che avevano voglia di mettersi in
regola. Ed anche qui i condoni e l’alta probabilità di farla
franca!
Ho voluto accennare brevemente e superficialmente ad alcuni problemi
italiani, ma in realtà questo mio scritto prende le mosse
dall’annuncio delle dimissioni di Veltroni, annuncio che ho accolto con
vivo dispiacere, anche se fin dall’inizio avevo avuto l’impressione che
la sua avventura politica avesse poche probabilità di successo.
Alcune delle cose dette da Veltroni nel suo discorso di addio mi
trovano totalmente consenziente sul piano teorico, anche se non l’ho
sentito esprimere con chiarezza la soluzione pratica. Soprattutto trovo
molto esatto l’affermazione che un progetto vasto e difficile come
quello da lui delineato con la creazione del PD avesse bisogno di tempi
molto più lunghi. Avrebbe bisogno anche di una classe politica
tesa a perseguire il progetto e non a ritagliarsi spazi personali sui
media e spazi di potere all’interno dell’organizzazione del partito.
Accennerò brevemente alla soluzione del problema che io ho in
mente. Per realizzare un progetto di cambiamento della società
occorre un gruppo dirigente motivato, unito negli intendimenti,
disponibile per un’azione dai tempi lunghi e dagli esiti incerti. Un
gruppo così composto deve mettere in conto le sconfitte
elettorali nel breve e, forse, anche nel medio termine. Il primo
obiettivo di un siffatto gruppo dirigente deve essere quello di
indicare attraverso l’esempio e la diffusione delle idee a tutti gli
Italiani la “giusta via”. Quando il Tizio della novellina iniziale non
dirà più “bastardi” all’indirizzo di chi fa rispettare la
legge, ma “delinquente” all’indirizzo di chi la legge viola, la
situazione italiana sarà molto migliore e non ci sarà
spazio per il populismo degli avventurieri politici.
Come accennavo prima bisogna agire sul lato delle coscienze, ma anche
dell’efficienza organizzativa e della semplificazione normativa: leggi
chiara, applicabili e fatte applicare.
E’ una strada lunga, difficile ed incerta, certo; io stesso sono stato
tentato profondamente di ritenerla un’utopia irraggiungibile, ma oggi
ho sentito attraverso i media una valanga di espressioni di delusioni
per la crisi del PD, che certo in molti avevano immaginato molto
diverso da quello che poi è diventato. Raccogliere questa
delusione e trasformarla in una nuova e più efficace ventata
innovatrice non è cosa impossibile per un valido gruppo
dirigente, purché si finisca con i personalismi e gli
individualismi (altra italian caratteristica).
Pietro Immordino
Pagina pubblicata il 22 febbraio 2009
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