Alla pagina generale sulla politica
internazionale
Si sono appena celebrati i 60 anni dei Trattati di Roma, che hanno posto le fondamenta dell'Unione Europea. Purtroppo però, a mio parere, non si è trattato di un compleanno ma di un funerale.
L'Europa è morta, anche se si finge che non sia così. La Brexit, l'uscita del Regno Unito dall'Unione ormai decisa ed in via di svolgimento, è stata probabilmente l'evento che verrà preso dagli storici come l'inizio della fine dell'Unione.
Io non mi rallegro, anzi sono molto amareggiato per la fine di un progetto in cui credevo. Per me si sarebbe dovuto proseguire fino alla creazione di una vera federazione, che assumesse autentiche prerogative e poteri statuali. Questo si è rivelato impossibile prima di tutto a causa dell'opposizione dei singoli stati, che non hanno voluto rinunciare a quelle prerogative che un'entità federale deve avere: difesa, politica estera, governo unitario dell'economia. Ma approfondiamo un poco.
inizio paginaAnche gli stati originari sono sempre stati restii a cedere potere all'Unione, ma sicuramente è stato decisivo il contributo negativo degli ultimi paesi entrati. Infatti sono stati accolti nell'Unione paesi che non erano ancora in grado di accoglierne i principi fondatori né di condividerne gli obiettivi di unificazione. Avendo da poco riconquistato l'indipendenza dal sistema sovietico, gli stati dell'Europa centro-orientale non potevano essere pronti a cederla subito ad una nuova entità. Dato il contesto della guerra fredda, ormai conclusasi ma ben viva negli animi, la loro riconoscenza e fedeltà andava assai più all'Alleanza Atlantica e agli Stati Uniti d'America che ad un'Unione Europea di cui in realtà nulla sapevano.
L'adesione all'UE era vista più come un'ulteriore garanzia contro la minaccia di una ripresa imperiale della Russia che come la partecipazione ad un grande progetto unitario europeo che prima o poi, inevitabilmente, avrebbe dovuto emanciparsi dalla NATO e dall'America, imparando a camminare con le proprie gambe.
Gli USA, da parte loro, non possono essere favorevoli alla nascita di un'Unione federale che potrebbe presto sottrarre loro l'egemonia mondiale. Almeno, questo è l'atteggiamento inevitabile sia per la corrente "realista", che vede il mondo nei termini della politica di potenza, sia di quella "idealista" che pone al centro il ruolo messianico degli USA come guida predestinata del "mondo libero". Solo gli isolazionisti possono vedere con favore il sorgere di un nuova superpotenza, che permetterebbe agli USA di abbandonare il ruolo di guida universale. Paradossalmente proprio quest'anno ha assunto la presidenza un personaggio fondamentalmente isolazionista come Trump. Ma tutti i suoi predecessori dividevano negli altri due casi che ho citato: realisti o idealisti, comunque preferivano un'Europa non troppo unita, se non nell'alleanza con loro.
Ecco che l'ingresso di parecchi paesi poco propensi a cedere sovranità e molto all'Alleanza Atlantica era assolutamente desiderabile dal punto di vista americano, ma evidentemente poneva un ostacolo gravissimo allo sviluppo dell'UE verso un'autentica unione federale.
Dal punto di vista europeo, l'allargamento a nuovi paesi sarebbe dovuto venire dopo il consolidamento e la riforma in senso maggiormente unitario delle istituzioni comuni, non prima.
D'altra parte anche gli stati fondatori non erano entusiasti di un'Unione più stretta, che trovava un'opposizione ferrea prima di tutto nella Gran Bretagna, che da sempre preferirebbe diventare il 51° stato degli USA piuttosto che uno dei futuri Stati Uniti d'Europa. Ma anche la Francia è sempre pronta a difendere la propria indipendenza. La Germania e l'Italia, paesi sconfitti della Seconda Guerra Mondiale, da sempre vedono con maggior favore la cessione di potere all'Unione, se non altro perché dal 1945 non sono più state veramente indipendenti.
inizio paginaIl progetto della moneta comune è nato per tentare un'altra via verso un'Unione più stretta che non passasse dalla via principale (Esteri e Difesa). Purtroppo però avere una moneta comune senza una messa in comune della politica economica non può causare che guai, al passare del tempo. La politica economica europea è finita sotto la guida del paese economicamente più forte, la Germania, che però la concepisce in base al proprio interesse nazionale. Ora, per unificare la moneta occorre unificare tutte le istituzioni finanziarie ed ovviamente fiscali. Consideriamo per esempio la crisi greca: se Grecia e Germania hanno la moneta in comune, è necessario che abbiano anche politiche fiscali e finanziarie comuni, mentre abbiamo visto come l'Europa tedesca ha trattato la Grecia come un'entità estranea. Non può funzionare: il rapporto tra Germania e Grecia deve essere come quello tra regioni dello stesso stato, con la parte più ricca che aiuta quella povera. I tedeschi lo sanno benissimo, avendo assorbito l'ex Germania Orientale. Mi spiace per loro, ma dovevano esser pronti a trattare la Grecia come i loro territori orientali, non come un nemico sconfitto.
Così ora l'UE è considerata come un oppressore che soffoca libertà e speranze, grazie alla miopia politico-economica dei tedeschi.
Tra l'altro, è molto interessante confrontare la posizione economica della Germania con quella degli USA. Il centro dell'impero vive indebitandosi, importando merci ed esportando dollari. Il suo potere si basa sul riconoscimento universale del dollaro e sulle forze armate. La Germania fa esattamente l'opposto, è un'esportatrice netta, il che vuol dire che esporta merci e importa euro, e si serve delle istituzioni europee per mantenere lo squilibrio in un modo che considera favorevole. Così invece di diffondere l'euro nel mondo lo accumula, e usa le istituzioni europee quasi come una forza armata.
inizio paginaIl tentativo di unificare l'Europa partendo dalla moneta è fallito perché i nazionalismi hanno impedito di proseguire nella direzione ovvia: moneta comune vuol dire cassa comune!
Ma i nazionalismi hanno anche distorto e bloccato lo sviluppo delle istituzioni comuni. I governi per mantenere le proprie prerogative non hanno consentito lo sviluppo di istituzioni comuni autenticamente democratiche. Il Parlamento Europeo non ha i poteri di un vero parlamento, mentre la stessa Commissione non può prevalere sul Consiglio, vale a dire sull'organo che è semplicemente formato dai governi nazionali, ognuno ripiegato sui propri affari interni. Così l'unica istituzione comune funzionante è la burocrazia comunitaria.
A questo punto metto un tocco personale. Per motivi di lavoro, negli ultimi mesi ho studiato alcune direttive europee di argomento tecnico e la loro applicazione. Mi è parso evidente che da un'intenzione lodevole, quella di dare norme comuni a tutti per facilitare la circolazione dei beni e per dare un livello funzionale e di sicurezza elevato a macchine e sistemi in tutta l'Unione, si è pervenuti ad una proliferazione cartacea e burocratica degne della vecchia Unione Sovietica. Per dare un accenno quasi scherzoso a tutto questo (ma è un problema serissimo), riporto un estratto della direttiva sulla compatibilità elettromagnetica. Il testo completo della direttiva è QUI .
DIRETTIVA 2014/30/UE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL
CONSIGLIO del 26 febbraio 2014 concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica (rifusione) |
(Ultima pagina) |
DICHIARAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO |
Il Parlamento europeo ritiene che le commissioni possano essere considerate comitati di «comitatologia» ai sensi dell'allegato I dell'accordo quadro sulle relazioni tra il Parlamento europeo e la Commissione europea unicamente se e nella misura in cui tali commissioni nelle loro riunioni discutono di atti di esecuzione ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011. Le riunioni delle commissioni rientrano quindi nell'ambito di applicazione del punto 15 dell'accordo quadro se e nella misura in cui vengono discussi altri temi. |
IT L 96/106 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 29.3.2014 |
Ora, le direttive attuali hanno ormai solo lo dopo di creare lavoro per la foresta burocratica che si è diramata da Bruxelles a tutta l'Unione. Queste sono norme fatte dai burocrati per giustificare la propria esistenza, e soffocano l'economia alla radice. Quanto al parlamento europeo, viene considerato come un parcheggio per politici di second'ordine.
inizio paginaQuesta unione di paesi che non vogliono renderla più unita si è trasformata in una gabbia economica e burocratica che ci sta soffocando.
Non credo che sia riformabile, più di quanto non fosse l'Unione Sovietica a cui l'ho già paragonata per la burocrazia. Del resto, dovrebbe essere riformata da quegli stessi che l'hanno portata in queste condizioni. Ormai solo i burocrati ed i politici di professione la difendono, e non basta. Per questo annuncio la sua morte.
Ma io credo che solo la creazione, oggi assai improbabile, degli Stati Uniti d'Europa possa salvare il nostro continente dalla caduta nell'irrilevanza e nella miseria. I singoli stati nulla potranno nel nuovo mondo dove l'egemonia americana sarà contrastata dai colossi asiatici, la Cina per prima. Dobbiamo ripartire da capo con una comunità più ristretta e più coesa, creando dall'inizio istituzioni solide. Si deve partire da politica estera e difesa, rimettendo l'economia al suo posto e non a gambe all'aria come ora - intendo dire che costruire l'economia partendo dalla moneta è stato come costruire una casa dal tetto.
Ci dovrà essere una proposta di costituzione europea che preveda fin dall'inizio almeno un assetto confederale. Certo, si dirà che sono cose impossibili. Ma una cosa umana è impossibile se e solo se si crede che lo sia. In sostanza per rendere possibile una nuova Unione occorre che una proposta di questo genere sia fatta propria da una formazione politica capace di attrarre voti a sufficienza. Per quanto la cosa mi sgomenti, in Italia potrebbe riuscirci il Movimento 5 Stelle. Pur non stimandoli affatto, sono disposto a cedere loro l'idea. Io, non essendo un attore, un cantante o un calciatore, temo di non avere abbastanza seguito. Comunque sto pensando seriamente a come ottenere più visibilità per questa e altre cose a cui tengo.
Alberto Cavallo
inizio pagina