Pagina pubblicata il 4 maggio 2003.
Ci sono molti fatti importanti che i media ufficiali non sottolineano e che invece mostrano con evidenza disarmante la natura della guerra condotta da USA e UK. (Breve digressione: vista la sostanziale subalternità dei britannici, dopo aver tentato la sigla USAGB penso che sia meglio indicarli collettivamente con la nuova sigla USAuk, che unisce le sigle ufficiali dei due stati (United States of America e United Kingdom) ma, indicando l'uk con le minuscole, ne esprime meglio il ruolo).
Il primo è che le famose armi di distruzione di massa non si sono ancora trovate. Ogni qualche giorno i media ci parlano della scoperta di alcuni bidoni con tracce di gas nervino o vescicante, salvo che nei giorni successivi la notizia scompare. In genere i bidoni non sono più di qualche decina. Ora, è evidente che le forze USAuk hanno già visitato tutti i siti sospetti, se non sono degli idioti. E' anche evidente che hanno il controllo della situazione militare (non quella civile, ma è un altro discorso) e possono cercare dove vogliono. Se davvero l'Iraq avesse avuto un programma di produzione di armi di distruzione di massa tanto grande da costituire una minaccia per il mondo, è impensabile che abbiano nascosto impianti e depositi così bene da renderli introvabili per una forza militare occupante molto interessata a trovarli, o che li abbiano distrutti durante i venti giorni di conflitto, senza lasciare tracce significative.
Insomma, le famose ADM non c'erano, quindi la principale motivazione della guerra era FALSA. Che cosa si sta trovando invece? Fosse comuni di oppositori del regime, uccisi nel 1991, dopo la resa dei conti che USAuk consentirono a Saddam evitando di abbatterne il regime ed abbandonando al loro destino quelli che si erano sollevati contro di lui in occasione della prima Guerra del Golfo. Ora, nessuno contesta né ha mai contestato il fatto che Saddam Hussein fosse un tiranno sanguinario e spietato. Quello che si contesta è la guerra e il modo in cui è stata fatta. Non scopriamo adesso che Saddam ha ucciso migliaia di oppositori, ma questo non c'entra affatto con la giustificazione di una guerra di aggressione, nel corso della quale sono stati uccisi, tra l'altro, migliaia di civili innocenti. E che avrà conseguenze a lungo termine, per i danni apportati alle infrastrutture del paese e per l'inquinamento causato dai proiettili all'uranio.
Il fatto è che i tiranni sanguinari si distinguono in due categorie: gli amici ed i nemici di USAuk. Gli amici possono rapire, torturare, fucilare, gettare da aerei in volo i loro oppositori, ma la cosa viene taciuta o minimizzata; i nemici si attirano un'invasione militare al minimo segnale. Saddam Hussein è un buon esempio, perché nel tempo ha fatto parte di entrambe le categorie: negli anni ottanta del secolo scorso stringeva la mano al sig. Rumsfeld (sì, l'attuale Segretario alla Difesa) che andava ad offrirgli forniture di armi convenzionali e chimiche per la sua guerra contro l'Iran, nel corso della quale il buon Saddam fece ampio uso di gas nervini e vescicanti contro le truppe iraniane. Quando invase il Kuwait divenne cattivo e lo restò da allora in poi, salvo che alla fine della prima guerra lo si lasciò al suo posto, nessuno ha mai spiegato definitivamente perché.
Quanto alle reali intenzioni di USAuk, lo si è visto nei primi giorni di occupazione: hanno accuratamente protetto i pozzi di petrolio ed il ministero del petrolio a Baghdad, abbandonando ospedali, scuole, musei e biblioteche al saccheggio. E' lampante come ad USAuk non importi nulla della popolazione dell'Iraq, della sua salute, della sua cultura - l'unica cosa che importa è il petrolio. Quanto al rapporto con la popolazione, vorrei ricordare che già più volte i militari USAuk hanno sparato sulla folla con proiettili veri, uccidendo molte persone inermi. Con gli iracheni, evidentemente, non si adottano i "normali" metodi antisommossa, come gas lacrimogeni e proiettili di gomma, sarebbe troppa gentilezza. Di fronte a queste enormità, le accuse a Saddam sbiadiscono, il tiranno iracheno fa la figura del dilettante rispetto ai suoi nemici. Dilettante, perché ha usato la forza nei modi e nei momenti sbagliati, senza saper gestire i rapporti con l'opinione pubblica mondiale. I suoi nemici USAuk non sono meno spietati, sono soltanto molto più forti ed anche un po' più abili.
C'è da dire, però, che il governo Bush ora sta travalicando i limiti, e nonostante lo strapotere dei media controllati è riuscito ad appannare la propria immagine.
Questi fatti sono sotto gli occhi di tutti, e molte persone si stanno rendendo conto della realtà. Moltissime altre, però, tra cui la maggioranza degli americani, sono vittime della campagna di disinformazione costantemente condotta dai grandi media.
Invito a visitare questo sito: http://digilander.libero.it/pitb/mnemocidio.htm, che raccoglie riferimenti e testimonianze di varia provenienza. Personalmente, ritengo che il saccheggio dei beni culturali iracheni sia perfino più grave dei danni materiali diretti causati dalla guerra, perché il patrimonio culturale, per la sua natura, è importante quanto se non più della vita stessa. Il disprezzo mostrato dalle forze occupanti per questo patrimonio è un segno di barbarie che non potrà essere dimenticato. Si può uccidere un nemico in guerra, ma calpestare i segni di una cultura millenaria è ancora peggio, perché colpisce l'umanità non nel suo aspetto materiale ma nello spirito. Voglio sperare che sia stata soltanto trascuratezza ed ignoranza, ma anche senza un'intenzione precisa quanto è accaduto mostra che l'Impero USAuk non considera l'umanità dei suoi nemici. Dimenticate le belle parole sulla democrazia e la libertà, sono false come quelle del Grande Fratello orwelliano: per essere liberi occorre avere un'identità, e la distruzione della cultura significa schiavitù morale oltre che materiale. Che si tratti di un piano preciso o semplicemente di un meccanismo che si autosostiene, non cambia la sostanza. Potere e denaro, ottenuti tramite le armi ed il controllo delle fonti energetiche: è questo il credo del nuovo impero, un impero barbaro, dove la cultura non ha posto.
Ma perché insistere sulle elezioni? Per salvare la faccia, ma anche per consentire che i meccanismi della propaganda imperiale agiscano sulla plebe ignorante per convincerla a votare dalla parte giusta. Se il popolo non si convince facilmente, si usano gli squadroni della morte, come in Guatemala. Se vince il partito sbagliato, se ne contesta la democraticità, si organizzano colpi di stato e serrate degli imprenditori, come in Venezuela (dove il presidente Chavez, regolarmente e democraticamente eletto, resiste coraggiosamente ad ogni sorta di colpi bassi).
Forse possiamo capire perché sia tanto importante cancellare la cultura dei popoli: un popolo che ha una propria cultura non è tanto facilmente influenzabile e può cercare di usare i pochi strumenti che la democrazia liberale, per quanto decaduta, mette ancora a sua disposizione. Le persone che stanno cercando di costruire l'impero mondiale hanno un certo grado di consapevolezza di questo fatto, anche se non li stimo tanto da pensare che abbiano un piano dettagliato. Penso che in buona parte siano veramente convinti dell'inferiorità delle culture che non apprezzano lo stile di vita da loro propagandato. E' esattamente l'atteggiamento dei colonialisti del XIX secolo e dell'inizio del XX: pensano che sia compito dell'uomo bianco anglosassone protestante (WASP) portare la vera cultura agli ignoranti del resto del mondo. Compreso il loro concetto di democrazia: un sistema basato sulle elezioni uninominali, in cui vince quello che ha più denaro da spendere in campagna elettorale e maggior controllo sui media. Nella loro concezione (pseudo)calvinista, chi ha più denaro è più meritevole perché favorito dal Signore, e chi è in basso nella scala sociale se lo merita, perché non è abbastanza capace e volenteroso e pertanto il Signore non lo aiuta. Non sto vaneggiando, questi concetti sono espressi da Edward Luttwak in Turbocapitalism(1) al capitolo 1, pag. 17 e seguenti dell'edizione inglese. Viste le sue posizioni pubbliche, espresse in televisione ogni settimana, Luttwak è un testimone insospettabile. Suggerisco a tutti di leggere il libro. Questa è l'ideologia di cui rivestono la loro sete di potere fine a se stesso, un'ideologia che sostiene il forte, il vincente, quello che con qualsiasi mezzo acquisisce la supremazia. Chi si oppone è superato, tribale, legato a culture del passato, a religioni decadenti. Come il Papa, ad esempio...
Sarebbe appena il caso, allora, di sottolineare che il regime di Saddam aveva istituito un servizio sanitario nazionale e scuole gratuite per tutti i bambini, finché le sanzioni non hanno reso questi servizi sempre più precari. Sotto Saddam tutti erano liberi di professare la propria religione, anche se gli sciiti erano sottoposti a limitazioni a causa dei legami dei loro leader con l'Iran, ma il regime era laico e non confessionale. Nessuno nega che Saddam abbia commesso molti delitti, ma una guerra di aggressione è essa stessa un delitto, e non si può giustificare adducendo le colpe del dittatore.
Consideriamo poi la campagna sui ritrovamenti dei bidoni, potremmo chiamarla la campagna del bidone. Ogni tanto gli angloamericani trovano qualche bidone o qualche proiettile arrugginito con "tracce di gas nervino" o qualcosa di simile, e la cosa finisce in prima pagina o almeno in piena evidenza su una pagina interna dei quotidiani. Nei giorni successivi la notizia scompare. E' chiaro che, qualunque cosa abbiano trovato, non è mai nulla di paragonabile al grande sistema di produzione e dispiegamento di armi di distruzione di massa di cui Blair e Bush parlavano prima delle ostilità, anzi è sempre risultato meno di niente. Il famoso rapporto di Blair sulle armi di Saddam era notoriamente un falso, anche piuttosto rozzo, come sa chi legge i giornali inglesi indipendenti. E' chiaro oggi che gli ispettori ONU guidati da Hans Blix avevano fatto un buon lavoro, e che Scott Ritter(2) aveva ragione.
Analoga campagna viene condotta a proposito dei terroristi islamici. Non ricordate che ogni tanto veniva scoperta una cellula di terroristi, dotati di cartine con tanto di cerchietti sui punti da colpire e riserve di esplosivo per gli attentati? Decine di persone venivano arrestate e... liberate qualche giorno dopo. Sembra che tutti i casi noti in Italia si siano risolti in bolle di sapone: malintesi, errori, nel peggiore dei casi si trattava di collegamenti indiretti con la criminalità comune. Invito che avesse tempo a fare una ricerca al proposito.
Potremmo poi parlare delle campagne tipicamente italiane contro la magistratura, ma non sarebbe in tema oggi. Vedete però un po' più sotto.
Personalmente ho firmato, ed invito tutti a leggere e se lo si
ritiene firmare, l'appello "Noi crediamo nella pace e nella giustizia"
alla URL http://www.zmag.org/wspj/index.cfm.
Al momento in cui scrivo ha già raggiunto 85000 adesioni da
tutto il mondo. E' un momento difficile per tutti, ma dobbiamo credere
che sia
possibile fermare i personaggi riprovevoli che hanno preso il controllo
del
governo americano, e non solo di quello. E farlo senza cadere nella
trappola
di rendersi simili a loro. La sconfitta elettorale dei blairiani (non
oso
chiamarli laburisti, infangando un nome glorioso) nelle elezioni
amministrative
in Gran Bretagna è un piccolo segno positivo.
Anche se sembra che non abbia a che fare col resto della pagina, invito anche a leggere e, se si ritiene, sottoscrivere l'appello per la giustizia in Italia dell'Associazione Libertà e Giustizia: http://www.libertaegiustizia.it/appelli/appello01.htm.
Non sentiamoci impotenti, e ricordiamo sempre che nessuna sconfitta è tale se non per chi si dà per vinto.
Alberto Cavallo, 4 maggio 2003
(2)PITT, WILLIAM RIVERS, Guerra
all'Iraq, trad. it. di Adelaide Cioni, Thomas Fazi e Pietro
Meneghelli, Fazi Editore, Roma 2002. Contiene una lunga intervista a
Scott Ritter, ufficiale dei marines e ispettore ONU in Iraq fino al
1998. Espone chiaramente le
ragioni contrarie all'attacco all'Iraq, sulla base di fatti concreti e
documentati. Fondamentale per capire il contesto della campagna contro
l'Iraq.