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Paura



Hanno violentato ed ucciso una donna; hanno violentato una ragazzina e picchiato il suo amico; i presunti colpevoli sono Romeni.

I media non possono ignorare fatti di tale gravità e nessun giornale (di carta o in video) può bucare la notizia, fare dei distinguo, trattarla in modo asettico: sono argomenti che colpiscono alla pancia il pubblico e non è possibile sottilizzare o analizzare con razionalità gli accadimenti. O no?

La situazione della sicurezza in Italia oggi è peggiore che nel passato e ne è l’immigrazione romena la causa? I fatti più gravi e più diffusi nel tessuto sociale sono quelli che i media ci propongono con più frequenza e rilevanza? E’ possibili porre rimedio a fenomeni di devianza criminale di ampia diffusione e, se si, con quali mezzi? Serve a qualcosa o a qualcuno battere la grancassa su certi argomenti in determinati momenti?

Un primo dato che bisogna tenere presente è che i delitti in Italia negli ultimi dieci anni sono in diminuzione e ciò nonostante la massiccia ed in parte incontrollata immigrazione (non certo solo romena).

Fatti gravissimi di diversa natura sono avvenuti in Italia nel passato e continuano ad avvenire senza che questo susciti nell’opinione pubblica fenomeni di paura e di rigetto analoghi a quelli a cui abbiamo assistito per i fatti citati all’inizio. L’Italia è una nazione in cui organizzazioni criminali (italiane) fanno saltare col tritolo centinaia di metri di autostrada e fanno esplodere auto-bombe in pieno centro cittadino per uccidere giudici e loro scorte: tutto questo avviene nella lontana Sicilia e quindi non fa paura, ma non fa paura neppure quando le bombe scoppiano davanti a una basilica a Roma, davanti a un museo a Firenze, o si tenta di farle esplodere in mezzo alla folla di uno stadio di calcio; non fanno una grande impressione neppure quando gli attentati coinvolgono un notissimo uomo di spettacolo, Maurizio Costanzo.

Un’altra organizzazione criminale italiana spara nel mucchio e uccide parecchie persone al solo scopo di ribadire il proprio dominio del territorio (territorio della Repubblica Italiana) e l’opinione pubblica reagisce con scarso interesse; ma le vittime erano uomini di colore di origine africana.

E non sono solo problemi del Sud: i media hanno parecchie volte dato notizia di spietati serial killer (nati e cresciuti nel Nord d’Italia) autori di delitti efferati, notizie che non hanno avuto altro seguito oltre ad un’emozione del pubblico limitata e temporanea.

Inoltre gli atti criminali che in genere preoccupano più di ogni altra cosa la maggior parte delle persone, specialmente quelle anziane, sono scippi, furti con destrezza, furti in appartamento, raggiri, tutti delitti che spesso privano dei sudati guadagni di una vita.

Ma pare che in questo momento in Italia gli unici delitti meritevoli di attenzione siano gli stupri commessi da uomini romeni su donne italiane. A proposito di stupri, vi sono parecchie migliaia di donne, in parte notevole minorenni, che vengono regolarmente stuprate dai loro aguzzini, per motivi di denaro, e dai loro cosiddetti clienti; questo pare non interessare a nessuno, forse perché la massima parte di quelle donne non sono Italiane.

I grandi movimenti migratori hanno, certo, sempre portato con loro un aumento della devianza criminale che ha diverse cause: la necessità di reperire i mezzi di sopravvivenza da parte di persone in stato di indigenza assoluta, mancanza di valori di riferimento e di remore sociali dovute allo sdradicamento dai propri luoghi di origine, inserimento in situazioni favorevoli da parte di criminali incalliti, per citarne alcune. Criminalizzare nei fatti una sola etnia migrante nel suo insieme non giova assolutamente a contribuire a risolvere il problema.

Nel lungo termine il problema si può risolvere con l’integrazione dei migranti nella società, integrazione che, però, in qualche caso non è né rapida né semplice (v. problemi degli afro-americani). Nel breve-medio termine bisogna far leva sui migliori elementi delle popolazioni migranti, che sono i primi a subire danni dalla condotta scorretta dei loro connazionali, e coinvolgerli affinché creino nel loro ambiente un clima che contrasti le spinte a delinquere. Certamente vanno adottati molti altri svariati provvedimenti per controllare ed arginare i fenomeni delinquenziali fra gli immigrati, compresi controlli di polizia e leggi: l’importante è che tali provvedimenti abbiano effettivamente lo scopo di diminuire l’impatto delle devianze degli immigrati sul nostro territorio e non scopi di tutt’altra natura.

A questo punto viene voglia di chiedersi il perché e come sia nato l’allarme sociale sull’argomento in oggetto, proprio in questo momento.
In ogni buona indagine la prima cosa da fare è chiedersi: a chi giova o a chi potrebbe giovare? I fatti che citavo all’inizio sono profondamente coinvolgenti per grosse fasce di popolazione, quindi la sovraesposizione di tali fatti ha in qualche modo distratto l’attenzione di una parte non irrilevante dei cittadini da altri problemi in atto, primo fra tutti la crisi economica e i provvedimenti o i mancati provvedimenti del governo in merito. Inoltre hanno ripreso fiato i tentativi di costituire quelle vere e proprie milizie di partito che vengono chiamate “ronde” e che pretendono di sostituirsi alla mancanza di un diffuso e apartitico controllo sociale che, questo si, potrebbe essere di grande utilità ai fini del contrasto alla devianza. Di queste “ronde” mi piacerebbe parlare più estesamente, ma siccome l’argomento mi porterebbe fuori tema e sarebbe troppo lungo lo rimando ad altra nota.

Riassumendo, si sceglie una situazione che colpisce l’opinione pubblica, in quando sembra coinvolgere da vicino la popolazione (a essere colpite sono donne italiane!); si individuano immediatamente i colpevoli, solleticando tentazioni razzistiche ed in barba al principio della presunta innocenza; si distoglie l’attenzione pubblica dai fatti contingenti più importanti e interessanti dal punto di vista sociale e politico; si organizzano associazioni, di fatto partitiche, che dovrebbero risolvere il problema. A nessuno fischiano le orecchie?


Pietro Immordino

Pagina pubblicata il 28 marzo 2009

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