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Paradisi



Sotto la spinta dell’incombente crisi i grandi della terra si accorgono che esistono i paradisi fiscali, societari, monetari. Piccole (e grandi) nazioni nelle quali i soldi non solo non hanno odore, ma neppure alcuna origine e destinazione, sono quasi invisibili per le leggi a cui i comuni cittadini devono sottostare.

Come sarebbe bello se alle dichiarazioni d’intenti, per la verità neppure queste molto convinte e decise, seguissero i fatti! Temo proprio che questo non sia probabile, per lo meno alla luce dei miei modesti ricordi storici e della lettura dei fatti della cronaca contemporanea.

Non penso che fosse un caso il fatto che la Svizzera sia stato l’unico paese scampato alla tragedia della seconda guerra mondiale: allora, come ora, nelle banche della Svizzera erano depositati, ben custoditi  ed al riparo da occhi indiscreti, enormi capitali provenienti da tutti i paesi belligeranti.

Venendo ai giorni nostri, giovedì scorso ho udito Marco Travaglio (ma lo fanno ancora parlare in tv!) fare un elenco di aziende e banche che operano nei paradisi: praticamente tutte le principali aziende e banche d’Italia e, naturalmente, fra queste Fininvest, l’azienda del nostro capo del governo.

Bene, provate ad immaginare un capo di governo, che praticamente tiene in pugno il Parlamento, che una mattina si sveglia e decide di rivelare pubblicamente a tutto il mondo quello che ha tenuto accuratamente nascosto per decenni, e ciò per amore del popolo che soffre. E’ una decisione certo difficile da prendere mentre ci si fa la barba al mattino, se ancora Berlusconi prende le decisioni in quel momento, come ha detto che faceva mentre curava solamente gli affari della sua azienda.

Ma non è solo un fatto personale: attaccare i paradisi significherebbe compiere una vera rivoluzione, impattando contro tutto l’establishment economico e finanziario d’Italia. La situazione negli altri paesi del mondo non è molto dissimile in generale, anche se la facilità di sfuggire al controllo pubblico è enormemente diversa fra paese e paese.

A questo punto debbo ancora ribadire la grande improbabilità che un giorno i governi dei principali paesi si mettano d’accordo per combattere con efficacia contro i paradisi, ma improbabilità non significa impossibilità. Una volta ad un mio amico molto razionale che mi diceva che è stupido partecipare alle lotterie perché le probabilità di vincere sono bassissime io risposi: “Ma qualcuno vince!”.

E chissà che Obama, in un momento di assoluta follia, decida di fare una guerra spietata ai paradisi, costringendo tutti gli altri governanti ad accodarsi!

Pietro Immordino

Pagina pubblicata il 3 maggio 2009

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