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Espansione della Civiltà nello Spazio

Il convegno di Napoli - 22 marzo 2013


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Il convegno di Napoli: rinascita sulle macerie

Il 22 marzo scorso ho potuto partecipare al convegno organizzato a Napoli da AIDAA, AIAN e Space Renaissance Italia, in cui importanti esponenti del mondo dell'aerospazio hanno presentato analisi e prospettive sul futuro (prossimo) dell'umanità nello spazio, ed è stata ufficialmente dichiarata la fondazione di Space Renaissance Italia.

Solo tre settimane prima, la notizia dell'incendio alla Città della Scienza aveva fatto temere che l'evento dovesse essere annullato. Per fortuna, invece, il centro congressi era stato risparmiato dalle fiamme, così come altre parti del complesso. L'area colpita era solo quella espositiva verso il mare. Così il workshop è diventato di fatto il primo evento importante a tenersi presso la Città della Scienza dopo il disastro doloso, a segnare la rinascita dopo la distruzione. Un evento su cui si dovrà indagare per capire chi abbia voluto colpire ancora una volta il mondo della cultura in Italia e specialmente a Napoli (la natura dolosa pare fuori discussione).

L'evento è stato moderato e concluso dal giornalista di RAI TG2 Scienze Giorgio Pacifici ed ha visto la partecipazione di numerose personalità del mondo aerospaziale in Italia.

Il particolare significato dell'evento nella situazione di Città della Scienza è stato sottolineato nei discorsi introduttivi dei padroni di casa Luigi Amodio, direttore generale di Città della Scienza e Mario Raffa, responsabile scientifico di Futuro Remoto, la mostra ahimè non più visitabile nel cui ambito doveva inserirsi il convegno. Questo significato è ancor più sottolineato dal fatto di aver ottenuto il patrocinio del Presidente della Repubblica. Ricordo poi gli interventi di Giuseppe Morsillo che ha enfatizzato la vicinanza dell’ESA a Città della Scienza ed ha sottolineato l’intendimento di supportare la realizzazione di una parte del museo interattivo permanente dedicata allo Spazio e Francesco Saverio Marulo che a nome di AIDAA e AIAN ha guardato ai compiti divulgativi delle due associazioni rappresentate ed ha parlato del progetto europeo Pegasus.

Nell'ambito di questo evento è stata annunciata la creazione della sezione italiana di Space Renaissance International (SRI).

Per una sintesi di tutti gli aspetti del convegno rimando a quanto pubblicato sul sito web e sulla pagina Facebook di SRI. Lo scopo delle considerazioni che seguono è invece quello di sintetizzare in modo personale gli argomenti trattati ed aggiungere qualche mia considerazione.

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La musica e lo spazio

Un cenno particolare merita l'intervento musicale di Elena Cecconi, che ha eseguito magistralmente al flauto una sequenza accuratamente studiata di brani, portandoci dall'ispirazione al primitivo (Syrinx di Debussy) al tema del volo (Eagle di Procaccini) e al passaggio progressivo ad un nuovo modo di comporre (Image di E. Bozza), per giungere alla suite scritta da H.J.Buss appositamente per quest'occasione (Space Renaissance Suite, prima esecuzione assoluta). Le parole, come ho scritto anch'io più di una volta, non possono portare tutto ciò che ha significato per l'essere umano. La musica è una forma di linguaggio che non usa l'intermediazione verbale ma arriva direttamente per il suo cammino alla mente ed al cuore.

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Il cambio di paradigma

Il punto nodale su cui s'impernia il significato del convegno è il cambio di paradigma che da un lato si sta cominciando ad attuare, ma che dall'altro non è ancora affatto compreso nel suo reale significato dalla maggior parte del pubblico.

Simonetta Di Pippo ha sintetizzato, in un intervento multimediale, quanto finora si è fatto e quanto si andrà a fare nel prossimo futuro nel campo dell'esplorazione, accennando alla cesura in atto sui mezzi per raggiungere lo spazio e disegnando l'esigenza di andare ad occupare nuovi mondi come una necessità remota, legata alla prevista morte del sole tra 5 miliardi di anni o poco meno.

E' vero che sono questi i due elementi su cui si articola il cambio di paradigma:
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Perché andare nello spazio

Il motivo per espandere la civiltà umana nello spazio è chiaramente prioritario, perché da questo deriva poi l'analisi dei mezzi da usare.

Finora ci si è andati per esplorare e fare scienza, considerando le missioni spaziali come un'estensione dell'antica scienza dell'astronomia. Questa motivazione però è sufficiente solo per svolgere missioni automatiche o missioni umane limitate nel numero delle persone e molto costose, tanto da far vedere come dispendiosa e inutile la presenza umana fuori dalla Terra.

Ora, è evidente che se il nuovo motivo per espandersi verso altri mondi è un evento che sta miliardi di anni nel futuro, non ne può importare niente a nessuno. Ma al contrario, come spiegato da Adriano Autino e Marco Bernasconi (quest'ultimo presente con un messaggio registrato, che purtroppo è stato tagliato in parte per ragioni di tempo), la necessità è attuale ed immediata ed è dovuta alla situazione che abbiamo oggi qui sulla Terra.

Come sottolinea Bernasconi, stiamo sfruttando già ora in modo eccessivo le risorse della Terra, quelle biologiche ancor più di quelle energetiche e minerarie. Del resto, l'opinione pubblica è consapevole delle conseguenze ambientali delle attività umane e cerca di opporvisi in modo disordinato e spesso poco informato.

Il motivo per espandersi è stato spiegato in modo immaginoso e appassionato da Adriano Autino, che ne ha voluto dare un'immagine positiva presentando l'immagine delle Madre Terra incinta. E' vero che stiamo consumando le risorse terrestri ad un ritmo crescente e ormai pressoché insostenibile, ma questo è simile a quanto accade nel corpo di una donna in gravidanza: chiaramente all'approssimarsi del momento della nascita l'organismo finisce per trovare quasi intollerabile l'onere imposto dal nascituro, ma è un fatto naturale destinato a risolversi in qualcosa di positivo, la nascita di un nuovo essere vivente.

Questo modo di vedere le cose è in netta opposizione a chi invece considera l'umanità come una specie di parassita della Terra, che ha come unica possibilità di sopravvivenza quella di moderarsi, ridurre le proprie esigenze e così evitare la morte dell'ospite - la teoria della decrescita. Una teoria che considera la Terra come un sistema chiuso e trascura l'esistenza di tutto ciò che la circonda.

L'alternativa è:
  1. noi siamo il bambino della Madre Terra, ormai pronto a nascere
  2. noi siamo un parassita che sta uccidendo la Terra, e dobbiamo o scomparire o cronicizzarci riducendo le nostre esigenze

Che cosa vorreste essere, il bambino della Madre Terra che sta per nascere o il mostro Alien che sta divorando la Terra dall'interno?

Nascere vuol dire espanderci nello spazio. Nel solo sistema solare ci sono risorse per sostenere triliardi di esseri umani, basta imparare ad usarle. E' lo stesso problema che i nostri antenati paleolitici risolsero uscendo dall'Africa, imparando a realizzare i mezzi per farlo. Quando l'umanità moderna era limitata alla sola Africa, ci mancò poco che una glaciazione la facesse estinguere.

L'alternativa è avvizzire e morire. Attenzione, in natura non esistono condizioni immutabili, tutto è in costante trasformazione. La Terra ha già attraversato periodi diversissimi, tante specie sono comparse e si sono estinte. Lo stato naturale di cui parlano gli ecologisti non è uno stato stazionario. Se rinunciamo a crescere ci avvieremo semplicemente alla nostra fine, come tante altre specie prima di noi. Ma noi abbiamo l'intelligenza e la consapevolezza, abbiamo la possibilità di essere gli agenti coscienti della riproduzione del sistema ecologico terrestre. Invece dell'immagine della Terra incinta, pensiamo a quella della quercia e degli scoiattoli che ne trasportano i semi (anch'essa usata da Autino). L'ecosistema terrestre può riprodursi, e noi ne siamo il mezzo.

Notate, come già si sapeva nell'antichità classica, l'unica forma di effettiva immortalità è la riproduzione. La vita non si perpetua perché i singoli organismi vivono sempre di più, ma perché si riproducono. E ogni generazione è un po' diversa dalla precedente - tutto cambia e si innova.

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Che cosa implica andare nello spazio

Un intervento particolarmente interessante e nuovo è stato quello di Ferruccio Diozzi sugli aspetti sociologici della colonizzazione dello spazio.

In particolare ha criticato il titolo stesso dell'intervento a confronto col tema del convegno, esaminando le implicazioni di una colonizzazione rispetto ad una espansione. In ultima analisi il termine colonizzazione implica un rapporto privilegiato con chi la origina, con la madrepatria. Che si tratti di cercare nuovi territori da occupare per dare origine a nuovi centri di sviluppo, come nell'antichità classica, o di acquisire terre dotate di nuove risorse per arricchire la madrepatria, il termine implica che la colonia sia in qualche modo sottomessa. E' più corretto, nel caso del quarto ambiente, parlare solo di espansione: lo spazio fornisce occasione di incontro tra le nazioni e l'intreccio di legami statuali e privati non porta alla formazione di dipendenze ma alla definizione di una nuova società aperta.

Proprio questa è la concezione di Space Renaissance: le comunità umane fuori dalla Terra saranno libere, indipendenti e innovative, in modi che ora non possiamo neppure immaginare. L'espansione nello spazio aprirà possibilità di sviluppo non solo economiche ma politiche e sociali. E la ricaduta sulla Terra non riguarderà le piccole madrepatrie, ma tutta l'umanità rimasta sulla Terra. Ad esempio non rinfocolando i conflitti ma vanificandone le cause, come la scarsità di risorse.

Un tema parallelo è quello del modo di intendere l'umanesimo, se come visione incentrata sull'uomo come lo intendeva il Rinascimento storico o qualcosa di diverso, per l'era spaziale, affrontato nell'intervento di Cristian Fuschetto. Il rapporto tra umano e non umano, e come si debba intendere l'umano, si presta a contrapposizioni di opinioni che dividono anche il mondo dei sostenitori dell'espansione nello spazio. Uomo contrapposto alla natura o uomo come parte della natura? Fuschetto propone un'antropologia dell'inclusione, che superi quella dell'alterità per cui l'uomo è un unicum tra gli esseri.

Personalmente ritengo che l'espansione della civiltà nello spazio dia la possibilità di continuare il percorso evolutivo, ora più culturale che biologico, dell'umanità, senza distruggere il non umano che vi è sulla Terra, senza il quale peraltro non potremmo esistere. E aprendo la via a qualcosa di nuovo che non possiamo veramente prevedere né immaginare.

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Come andare nello spazio

Giungiamo così al tema dell'intervento di Gennaro Russo, che ha affrontato da un lato le opportunità sfruttabili per aprire l'accesso allo spazio, dall'altro i mezzi da impiegare per renderlo possibile.

Il punto dei mezzi da impiegare è essenziale, occorre ridurre il costo per raggiungere lo spazio tramite soluzioni tecniche non ancora utilizzate ma allo studio da molto tempo, come lo scramjet o la propulsione atomica. Colpisce come tutte le soluzioni presentate siano allo studio da lungo tempo, ma nessuna abbia raggiunto un sufficiente livello di ingegnerizzazione. Si tratta di riprendere il lavoro interrotto negli anni Settanta del XX secolo, con l'abbandono di tutti i progetti di sviluppo a favore del solo Space Shuttle, per quanto riguarda il volo spaziale umano.

Nel frattempo non posso fare a meno di sottolineare che un primo passo nella riduzione dei costi l'ha fatto SpaceX, il cui veicolo Falcon 9/Dragon è già in servizio - a questo si riferiva tra l'altro Simonetta Di Pippo parlando del cambio epocale - ma soprattutto è stato realizzato in tempi e con costi minimi rispetto ai veicoli delle agenzie spaziali. Si tratta comunque di applicazioni all'altezza dei tempi su soluzioni che non introducono nulla di radicalmente nuovo rispetto ai tempi di Gagarin.

Certo la grande innovazione da perseguire sarà la riutilizzabilità, e questo implica anche affrontare il problema del rientro, come spiega Gennaro Russo. Lo spazioplano, ossia il veicolo spaziale alato, in questo senso ha il vantaggio di una grande libertà nella scelta del luogo di atterraggio e la possibilità di utilizzare un normale aeroporto. Gli spazioplani suborbitali per ora sono pensati solo per fare un "giro in giostra nello spazio", come lo Spaceship 2 di Virgin Galactic, che presto comincerà a portare passeggeri nello spazio per qualche minuto alla volta, riportandoli poi alla base di partenza. Ma sarà inevitabile utilizzarli poi per andare da un punto all'altro della Terra a velocità elevatissima. Paradossalmente avranno meno problemi di consumo del Concorde, che volava a velocità supersonica nell'atmosfera, dovendo così affrontare la resistenza aerodinamica per tutto il percorso.

Un altro percorso verso la riutilizzabilità è quello del decollo e atterraggio verticale, aggiungo io, come pensano di fare ad esempio SpaceX col Grasshopper e Blue Origin col New Shepard. Vedremo chi avrà più successo, l'importante è che le cose si muovano.

Il turismo spaziale è sicuramente un'area economica che può offrire quelle risorse private che occorrono ora per sviluppare veicoli e anche stazioni spaziali private, per dare inizio allo sfruttamento industriale dello spazio. Si tratta di sviluppi ormai a portata di mano, e dai voli suborbitali si passerà a quelli orbitali in una fase immediatamente successiva. Gennaro Russo e noi tutti diamo importanza al turismo perché può essere il fattore abilitante per lanciare la nuova industria spaziale. Ma ovviamente non basta e può essere solo un inizio.

Ci sono ormai società private che mirano allo sfruttamento minerario degli asteroidi e anche la Luna può diventare presto molto interessante, considerando ad esempio l'abbondanza dell'elio 3, quasi assente sulla Terra ma creato sulla Luna dall'effetto dei raggi cosmici, e anche quelle terre rare che, come dicevo, qui sulla Terra sono causa di conflitto per la loro presenza disuguale (le terre rare ad esempio sono concentrate in Cina...).

L'uso dell'energia solare raccolta nello spazio avrebbe parecchi vantaggi, ma per ora io personalmente lo ritengo poco promettente perché dovrebbe farsi strada tra fonti nell'immediato molto più economiche, e nel campo dell'energia vige un conservatorismo roccioso. Ora poi che ci si può procurare gas fratturando le rocce, il prezzo del gas sta calando tanto da causare la crisi di tutte le altre fonti di energia. Penso che il solare spaziale non sarà una tecnologia trainante ma si potrà usare quando grazie ad altri sviluppi il costo sarà drasticamente calato. A parte che per l'uso nello spazio, naturalmente, dove invece è la fonte più conveniente.

Il grande passo sarà quello di procurarsi dai corpi celesti i materiali da utilizzare nello spazio, evitando di portarli dalla Terra. Questo sarà il primo elemento cruciale per l'espansione della civiltà nello spazio.

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Alberto Cavallo

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