Stampa clandestina?


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Alla pagina generale sulla politica italiana

Pagina aggiornata il 28 settembre 2002

Come si dice nella pagina indice del sito,
Qual è la più grande qualità del Web? Per me è la possibilità di mettere in contatto persone ed idee, al fuori dei canali classici della comunicazione, che sono sottoposti a gravi limitazioni tecniche e, diciamo pure, politiche ed economiche. In passato, per dire qualcosa ad un pubblico sufficientemente vasto, si dovevano pubblicare libri; alcuni privilegiati possono esprimersi attraverso giornali, radio e televisione. Oggi, grazie ad Internet, persone che non avrebbero mai avuto la possibilità di comunicare e scambiare pensieri ed opinioni possono farlo, incontrandosi al di là di qualsiasi limite fisico e sociale.

Questa possibilità fa una paura tremenda ai potenti del mondo. Lo Stato italiano, che generalmente consideriamo democratico, ha promulgato una legge che cerca di imbavagliare la Rete irregimentandola sotto il medesimo trattamento, di origine fascista (letteralmente, dato che la legge sulla stampa del 1939 non è mai stata abrogata), previsto per la carta stampata. Un sito web che fa informazione senza sottostare alle loro condizioni oggi può essere considerato stampa clandestina. Inutile dire che la stampa clandestina esiste soltanto in regime di dittatura: in democrazia ciascuno è libero di esprimersi, anche senza essere iscritto a ordini professionali e registri dei tribunali. Siamo giunti a tanto: nella nostra Italia si deve combattere per conservare la libertà di espressione, uno dei diritti fondamentali dell'uomo! Questo sito ha partecipato alla petizione per la libertà di informazione su Internet, che è stata presentata, come riferisce Punto Informatico. Vedere anche il dossier di Interlex per gli sviluppi. Sinteticamente, sembra (la legge è comunque di difficile interpretazione) che oggi per non essere stampa clandestina si debbano evitare gli aggiornamenti periodici: se aggiornassi il sito tutti i sabati, ad esempio, sarei un delinquente.

Il tentativo di imbavagliare la libertà di informazione prosegue, sono nate proposte per rendere la professione di giornalista accessibile soltanto ha chi ha seguito un determinato corso di studi e supera un esame di stato. Insomma, abolizione totale della libertà di espressione, che pure sarebbe garantita dalla Costituzione. Chiunque deve essere libero di informare, raccontare e formulare opinioni, perché questa non è una professione ma un aspetto della vita umana, di tutti. Se si afferma pubblicamente il falso, si calunnia, si insulta c'è già il codice penale, che uno sia giornalista o no. I casi del medico, dell'ingegnere o dell'avvocato sono completamente diversi, perché non si suppone che il cittadino medio sappia curare un malato, progettare una struttura o difendere qualcuno in tribunale; viceversa si suppone che chiunque sappia raccontare un fatto o esprimere un'opinione, in un regime democratico. Il Ministero della Verità è un istituto del regime di 1984 di Orwell. Su Interlex la questione è assiduamente seguita dall'ottimo Manlio Cammarata.

Intanto però nascono anche iniziative per la democrazia nella comunicazione, come Megachip.

A.C.

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