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Guerra in Ucraina



Pagina pubblicata la prima volta il 16 marzo 2022

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Alla pagina indice sulle guerre in Europa

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Ancora guerra in Europa

Questo sito risale alla fine del secolo scorso, piuttosto vecchio è il caso di dire. Quando lo creai intendevo parlare di scienza e filosofia, in particolare missioni spaziali da un lato, riflessioni filosofiche tra oriente ed occidente dall'altro. Ma accadde subito qualcosa che ne cambiò significativamente l'orientamento, spingendomi a creare una sezione di politica o forse meglio geopolitica: lo scoppio della prima guerra vera in Europa da tanto tempo. Era il 1999: la NATO mosse guerra alla Serbia - allora si parlava ancora di Jugoslavia, sebbene ridotta ormai soltanto a Serbia e Montenegro - per sostenere i separatisti del Kosovo contro il governo di Belgrado, accusato di comportamenti inaccettabili verso i kosovari di etnia albanese.

La NATO attaccò la Jugoslavia sottoponendola ad una massiccia offensiva dall'aria, in appoggio all'azione dei ribelli kosovari sul terreno. Quella fu la prima guerra tra nazioni in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale: certo, il disfacimento della Jugoslavia aveva già generato un conflitto sanguinoso tra le varie parti della vecchia federazione, portando anche ad interventi stranieri. Questi ultimi però, almeno nel dispiegamento di forze militari, si erano limitati all'interposizione tra le parti in conflitto, che erano tutte interne alla ex federazione Jugoslava. Nel 1999 invece la NATO attaccò militarmente la Serbia, anche se l'intervento diretto fu solo aereo. Ma fu sanguinoso: la Serbia fu bombardata estesamente, con distruzione di infrastrutture civili e migliaia di vittime. Questi argomenti sono trattati estesamente nelle pagine scritte allora e non mi dilungherò oltre su di essi.

Ora, marzo 2022, la Russia ha invaso l'Ucraina. Molti parlano di "guerra in Europa" solo ora, ma ci tengo a sottolineare che la guerra in Europa risale agli anni '90 del secolo scorso. Se parliamo di conflitti armati interni a uno stato in disfacimento con gli eventi della Bosnia, se parliamo di guerra fra nazioni (comne quella attuale) con l'attacco NATO alla Serbia del 1999.

Anche il conflitto in Ucraina risale in realtà al 2014, quando un colpo di stato rimosse il presidente filorusso Yanukovich sostituendolo con un governo filoccidentale e la Russia reagì impadronendosi della Crimea e appoggiando la rivolta indipendentista della regione del Donbass.

Il conflitto è rimasto latente ma mai spento in tutti questi anni. La fase più calda fu fermata con gli accordi di Minsk, rimasti però per una parte importante inattuati, con accuse reciproche tra le parti e un conflitto a bassa intensità mai sopito.

Ora, con una mossa inaspettata e ingiustificabile, la Russia ha invaso l'Ucraina. Non sono del tutto chiari nemmeno i suoi obiettivi, le motivazioni però sì, le spiegherò più avanti.

Nel 1999 rimasi talmente impressionato dal veder scoppiare un conflitto tra nazioni in Europa che mi lanciai a commentarlo in tempo reale entrando anche nei dettagli della situazione. Oggi non intendo fare la stessa cosa, ci sono abbondanti commenti e informazioni (sul cui valore non mi addentro). Faccio solo qualche riflessione sul parallelo con altre guerre e sulla guerra in generale.

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Guerre e crimini

L'aggressione russa all'Ucraina è ingiustificabile, comunque la si guardi. C'è chi ricordando che in base ai principi usati nel Processo di Norimberga, una guerra di aggressione è il primo e maggiore dei crimini di guerra, perché determina tutti gli altri. Tra l'altro, il principio fu enunciato dal giudice russo. Il presidente Putin sta dunque commettendo un crimine.

Però non posso dimenticare che lo stesso crimine di cui ora si sta macchiando Putin è stato commesso da tutti i leader della NATO nel 1999 (Clinton, Chirac, Schroeder, D'Alema e altri). Nel caso italiano c'era anche la violazione della Costituzione, che proibisce esplicitamente l'uso della guerra per risolvere le dispute internazionali, di fatto ammettendo solo la guerra difensiva - e non era il caso allora, o qualcuno è in grado di dire che la Serbia stesse attaccando l'Italia? Putin dice di attaccare l'Ucraina per difendere la popolazione russofona, la NATO nel 1999 diceva di attaccare la Serbia per difendere la popolazione di etnia albanese. Giustificazioni del tutto inadeguate, entrambe, di fronte ad un'azione di enorme violenza che porta migliaia di vittime, anche tra la stessa popolazione che si dice di voler difendere.

Senza andare indietro nel tempo ma solo in avanti rispetto al 1999, ci sono state poi le invasioni di Afghanistan e Iraq, in entrambi i casi sferrate come attacchi diretti a nazioni che non stavano attaccando nessuno. L'Afghanistan aveva ospitato Osama bin Laden, ma non ci sono prove che avesse partecipato alle azioni terroristiche del 2001. Ma assolutamente inaccettabile fu il caso dell'Iraq, che era accusato di "avere armi di distruzione di massa" - ma come si può attaccare uno solo perché si pensa che abbia armamenti pericolosi? Non solo mancava un loro uso offensivo, ma non esisteva neppure la minaccia. Si è poi riscontrato che quelle armi non esistevano, e che le presunte prove della loro esistenza erano false. Quindi nel caso dell'Iraq il crimine della guerra aggressiva fu aggravato dal crimine preliminare della fabbricazione di prove false per giustificarla. Pertanto il presidente americano di allora, George W. Bush, si rese responsabile dello stesso crimine di Putin, come il suo predecessore Clinton ma in circostanze ancor più gravi.

Vorrei anche spendere qualche parola sul conflitto in Yemen, che ha già causato centinaia di migliaia di morti, anche con armi fabbricate in Italia. Come possiamo dire che il regime saudita, impegnato da anni a massacrare gli yemeniti, è meno sanguinario di quello russo?

Una guerra di aggressione è un crimine sempre, non ci sono giustificazioni più o meno vere che valgano, figuriamoci poi se sono false. Di fronte alle azioni sistematiche di USA, NATO e paesi europei Putin non è più criminale di Clinton, Bush e compagnia. Putin può benissimno sostenere di star facendo qualcosa di essenzialmente analogo a quanto fatto dalla NATO nel 1999: intervenire militarmente contro un paese sovrano a protezione di una sua minoranza interna. Una giustificazione assolutamente insufficiente, oggi come allora.

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Una narrazione sulle origini del conflitto

La guerra è un orrore che deve essere evitato, in tutti i modi. Se andiamo ad esaminare la prassi delle varie nazioni, si sono sempre trovate giustificazioni per farla, ma la verità è che la causa della guerra è nella mente degli uomini (più raramente delle donne) di potere, non solo dei capi di stato naturalmente. Il potere solitamente è in mano di chi lo persegue ed è pronto a fare tutto il possibile per ottenerlo. Sono soltanto le circostanze e la consapevolezza delle possibili conseguenze che li limitano ed evitano che la violenza sia costante ed inarrestabile. Da quando esiste la guerra industrializzata, vale a dire dalla Prima Guerra Mondiale, l'altro aspetto è l'interesse dell'industria degli armamenti. Ho affrontato questo tema in due articoli su questo sito.

In generale, vedo nella propaganda americana, purtroppo creduta da molti, la tesi tanto semplicistica da essere grottesca che i cattivi commettono crimini perché sono cattivi, e tutto quello che si può fare è ucciderli. La si potrebbe chiamare tesi hollywoodiana sull'origine della violenza. Ci è inculcata costantemente dall'industria dello spettacolo, in mille modi. E' anche importante notare che la quantità di violenza contenuta nei prodotti cinematografici e televisivi di scuola americana è terrificante.

Cerchiamo invece di comprendere come si è arrivati alla violenza, perché se non si capisce come avvengono le cose si pongono solo le premesse per la guerra successiva. La verità è che nessuno è malvagio per natura e ogni azione ha cause e motivazioni.

Quello che colpisce nell'attacco russo all'Ucraina è sicuramente un livello di sconsideratezza che lascia sbigottiti. Anche chi è abituato a ragionare in termini geopolitici, di interesse nazionale e ricerca del potere, ha difficoltà a capire le motivazioni immediate di quest'azione, ma le ragioni di fondo non sono così difficili da capire.

La dissoluzione dell'Unione Sovietica non fu prevista da molti e non è certo il caso di analizzarla qui. Però si deve notare che immediatamente dopo di essa ci fu un periodo di tempo in cui la Russia sarebbe potuta entrare in un nuovo sistema mondiale di pace e cooperazione. Ricordo sempre la conversazione che ebbi allora con un russo con cui mi ritrovai a fare un viaggio in macchina di una certa durata. Aveva piacere di esercitarsi nella lingua italiana, che conosceva davvero bene, e parlammo del più e del meno. L'Unione Sovietica era caduta da poco. Mi spiegò che la maggior parte dei russi pensava che, una volta liberatisi del regime sovietico, avrebbero potuto presto godere di un livello di vita paragonabile a quello dell'America e dell'occidente in generale. Non credevano più alla propaganda sovietica, ad un punto tale che ritenevano che le immagini dei senzatetto americani mostrate dalla TV fossero un'invenzione. Solo dopo che ebbero cominciato ad arrivare notizie per loro attendibili scoprirono che i senzatetto in America esistevano davvero.

Il sogno si spense subito: il governo di Eltsin, influenzato da consiglieri occidentali, intraprese una politica ultraliberista che portò ad una miseria generalizzata, inimmaginabile in epoca sovietica. Il potere finì nelle mani di un ristretto gruppo di oligarchi (ex funzionari sovietici) che, ormai liberatisi dalla necessità di rispettare formalmente i principi del socialismo, si impadronirono di tutta la ricchezza del paese, facilitati dalla deregolamentazione dissennata approvata dai consiglieri occidentali.

Questo sistema non poteva reggersi a lungo, gli oligarchi lottavano tra di loro e alla fine emerse un leader che aveva l'abilità di gestire questo tipo di lotte di potere e anche una base di maggiore intelligenza, che lo portava a capire di dover garantire la sopravvivenza delle stato perché ci fosse un potere qualsivoglia da difendere: ecco Putin.

Gli ultimi anni 90 furono il momento di svolta. La Russia era prostrata e Putin sarebbe stato pronto a stabilire un rapporto di cooperazione stabile con l'occidente - va bene, con l'America e i suoi sudditi per esprimere i veri rapporti di forza. Considerò seriamente di entrare anche nella NATO. Ma l'America si trovò in crisi per ragioni molto diverse: l'elite dominante, privata dell'avversario storico, aveva difficoltà a giustificare la costosissima macchina militare e vedeva il rischio di perdere il proprio predominio mondiale per il motivo evidente che, se la Russia fosse entrata nel blocco occidentale, la componente non americana avrebbe acquisito un peso eccessivo, spostando l'equilibrio del potere verso il Vecchio Continente. Per quanto indebolita, la Russia era troppo grossa per poter entrare nella NATO senza sbilanciarla.

Così una grossa parte dell'elite americana fece di tutto per respingere la cooperazione con la Russia e farla diventare di nuovo nemica. La Russia poteva entrare nella NATO solo a pezzettini. Prima si accolsero gli stati dell'ex Patto di Varsavia, poi le repubbliche baltiche, proseguendo gradualmente verso l'acquisizione di repubbliche ex sovietiche storicamente parte dell'impero russo: dalla Georgia appunto all'Ucraina.

Dal punto di vista russo si vide chiaramente un piano per la propria dissoluzione. Ci sono sicuramente nel'elite americana e nell'est Europa molti che desiderano la fine della Russia come la conosciamo, questo è un fatto che non sfugge al governo di Mosca.

Lo si voglia o no, l'Ucraina è parte della Russia da sempre. chi lo nega fa propaganda e nega la storia. Chi accusa Putin di inventare la storia è semplicemente ridicolo. Gli eventi del 2014, che fecero perdere a Mosca l'influenza sull'Ucraina, segnarono il superamento della linea rossa, portando alla prima reazione violenta: l'annessione dell Crimea ed il sostegno ad un movimento indipendentista nelle province orientali.

Se l'Ucraina fosse entrata nella NATO, le conseguenze gravi per la Russia sarebbero state la perdita definitiva di terre storicamente russe e la possibilità di avere missili puntati su Mosca da una distanza di poche centinaia di chilometri. Probabilmente la decisione, peraltro sconsiderata, di attaccare ora è stata legata alla percezione che l'America non fosse così decisa a difenderla - come del resto non è - ed il rischio che presto qualunque ipotesi di riportare l'Ucraina sotto la propria influenza diventasse impossibile.

Una leadership americana incerta, un'America profondamente divisa al proprio interno stavano forse dando l'idea che ci fosse un'opportunità unica. Ma sulle cose che contano davvero l'elite americana, anche quando è impegnata in lotte interne, non allenta mai la presa. E ha lasciato agli alleati europei il grosso dell'azione di risposta.

Un ulteriore errore di Putin, davvero madornale se fosse così, che può essere stato decisivo nel portare all'attacco in modo diretto è stata forse la credenza che l'Ucraina si sarebbe arresa subito, spinta dalla componente filorussa al suo interno. L'esercito russo sarebbe stato visto come liberatore e accolto da masse festanti di ucraini di etnia russa. Potrà suonare assurdo, ma se fosse proprio così che pensavano a Mosca (non solo Putin, quelli che contano in generale)?

Insomma, l'elite della Russia temeva una minaccia alla propria stessa esistenza, vedeva una finestra di possibilità che si poteva chiudere e pensava che la questione si potesse concludere facilmente agendo subito. Di qui la decisione di scatenare una guerra aperta.

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Fermare la violenza

Putin sembra ben deciso ad andare in fondo, continuando l'invasione fino a raggiungere tutti i suoi obiettivi. Del resto, è ormai prigioniero di quello che ha fatto: chi comincia una guerra in genere non sa come porle termine, perché il piano iniziale è in genere la prima vittima del conflitto. Abbiamo spiegato le motivazioni strategiche, ma quale sia l'obiettivo tattico di Putin e dei suoi sostenitori non è nemmeno del tutto chiaro - a meno che appunto non pensassero ad una resa rapidissima dell'Ucraina, prigionieri della loro stessa propaganda.

Zelensky da parte sua non ha nessuna intenzione di arrendersi e vuole andare in fondo, finché non arriverà finalmente qualcuno a salvarlo. Per ora America ed Europa si limitano a dargli un po' di aiuti per tirare avanti, non volendosi scontrare direttamente con la Russia se non tramite le sanzioni.

Peraltro queste ultime, unite alle circostanze stesse del conflitto, danneggiano gravemente proprio l'Europa, lasciando invece l'America fuori da conseguenze immediate. L'Europa dipende dalla Russia per la fornitura del gas, indispensabile per la produzione dell'energia elettrica, il riscaldamento delle case e l'industria. Mentre è facile cambiare i propri fornitori di petrolio, a parte il prezzo che si va a pagare, il gas arriva soprattutto con i gasdotti, direttamente dalle zone di estrazione, e quindi il suo mercato è molto rigido. Per farlo arrivare con le navi occorrono i rigassificatori, che in Italia ad esempio sono insufficienti dato che la loro costruzione viene sempre fermata dai comitati del no, vedere il mio articolo in proposito.

Russia e Ucraina sono anche tra i principali fornitori mondiali di grano e granaglie, e anche questo sta diventando un problema molto serio. Si aggiunga che l'Ucraina è uno dei maggiori produttori di neon, necessario per l'industria elettronica, e di componenti per auto. Vari settori industriali vedranno la necessità di cambiare fornitori, con grandi incrementi di prezzo, o rallentare la produzione.

Ci sono quindi le condizioni per un conflitto prolungato, la Russia ad esempio può pensare che le sanzioni e l'arresto delle esportazioni ucraine abbia un impatto più grave per i suoi nemici che per se stessa. Fare previsioni è impossibile.

Certo per limitare le sofferenze della popolazione si dovrebbe arrivare ad un cessate il fuoco al più presto, ma come ottenerlo? Chiaramente manca un mediatore. Considerando l'atteggiamento delle parti la situazione è veramente complicata: imporre all'Ucraina di arrendersi vorrebbe dire allearsi con la Russia, imporre alla Russia di fermarsi è qualcosa che nessuno osa fare, o meglio ci si prova con le sanzioni, ma per ora non sembra funzionare e a lungo termine potrebbe addirittura fare danno a chi le impone. Stati Uniti ed Europa hanno scelto una strada senza uscita: la loro ostilità violenta a parole ma impotente nei fatti verso la Russia serve solo a rafforzare la convinzione di Putin di non aver alternative ad andare fino in fondo. Può mettere in ginocchio l'Europa quando vuole chiudendo il gas, anche se questo passo gli costerebbe la rovina economica. Però, con sanzioni che lo stanno rovinando comunque, lo si invoglia a ricorrere a quest'arma estrema: quando si trovasse veramente in difficoltà, che cosa gli impedirebbe di chiudere il gas sabotando anche gli impianti?

Per non parlare dello spettro di un eventuale uso di armi nucleari, di cui la Russia dispone in abbondanza.

Certo chi riuscirà a togliere la parola alle armi e ridarla al dialogo acquisirà un prestigio immenso di fronte al mondo. La Cina sta probabilmente perdendo un'altra occasione favolosa per acquisire quel "soft power" che finora le è sempre mancato: è forse l'unica nazione che può veramente frapporsi, avendo un potere reale nei confronti della Russia. Un eventuale suo passaggio al fronte antirusso sarebbe disastroso per Putin. Può porsi come interlocutore credibile anche verso l'Ucraina, fornendole garanzie che America ed Europa, ormai affermatesi come nemici della Russia, non possono dare se non in termini di alleanza monca - monca perché non vogliono e non possono combattere. La Cina, essendosi posta come neutrale e potenziale sostenitrice della Russia, ora ha un'arma di pressione potentissima su di essa: la minaccia di lasciarla sola contro il mondo intero.

Purtroppo la leadership cinese sembra effettivamente priva delle qualità necessarie per chi vorrebbe essere un'alternativa all'egemonia mondiale americana. I governanti cinesi sono autoritari e privi di qualsiasi visione che non sia un rozzo esercizio della violenza sul proprio stesso popolo. Basta osservare come trattano le minoranze all'interno della Cina stessa: le considerano come una minaccia all'unità del paese, non capendo che sono invece una risorsa per la sua espansione. Perseguitano gli uiguri non capendo che sono il ponte verso il vasto mondo di lingua e cultura turca. Vogliono distruggere la cultura tibetana, non capendo che col suo aiuto potrebbero acquisire un ascendente immenso sull'occidente oltre che sull'Asia.

Se si mira al potere globale si devono avere gli strumenti per acquisire un ruolo di guida verso genti e civiltà diverse dalla propria, una capacità che la Cina non ha assolutamente, a differenza dell'America. Devo dire che la miopia politica del gruppo dirigente cinese è ai limiti dell'incredibile.

Quel che si può fare concretamente è aiutare i profughi, inviare aiuti umanitari (non mescolati con le armi) all'Ucraina e sostenere ogni tentativo di mediazione. Israele e la Turchia non hanno grandi mezzi di pressione sulla Russia, ma si sono già proposti come mediatori. Speriamo che essi o qualcun altro abbiano successo.


Alberto Cavallo - 16 marzo 2022
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